sabato 1 giugno 2019

L'isola dei cani


Titolo originale: Isle of Dogs
Nazione: USA
Anno: 2018
Genere: Animazione, Avventura, Commedia
Durata: 101'
Regia: Wes Anderson
Cast (voci): Tilda Swinton, Scarlett Johansson, Kunichi Nomura, Jeff Goldblum, Harvey Keitel, Hakira Takayama, Greta Gerwig, F. Murray Abraham, Frances McDormand, Yoko Ono, Edward Norton, Bryan Cranston, Bob Balaban, Bill Murray, Anjelica Huston

Trama:
Giappone, 2037. Il dodicenne Atari Kobayashi va alla ricerca del suo amato cane dopo che, per un decreto esecutivo a causa di un'influenza canina, tutti i cani di Megasaki City vengono mandati in esilio in una vasta discarica chiamata Trash Island. Atari parte da solo nel suo Junior-Turbo Prop, vola attraverso il fiume alla ricerca del suo Spots e...

Commenti e recensione:
Fino ad oggi non lo sapevamo ma quello tra Wes Anderson ed il Giappone è il matriomonio perfetto. Lo stile geometrico, rigoroso e sentimentalmente contenuto (che però non significa "freddo") del regista si accoppia benissimo con la maniera in cui il Giappone è percepito dal resto del mondo, col suo design minimale, la tendenza a trattenere i sentimenti ed a mostrarsi rigorosi, innamorati di regole, tradizioni e rituali. Persino la fissa per le divise si rispecchia pienamente nel cinema di Anderson. Eppure l’immaginario giapponese, per quanto avvicinato e riadattato, non viene mai veramente riprodotto. Fin dal prologo, Anderson ricorre all’iconografia Ukiyo-e, alla pittura ottocentesca, al teatro nō, al manga, all’anime, ma lo fa lasciando che le inquadrature del suo film siano arricchite dalle infinite altre immagini del mondo a cui rimandano e non siano solo appiattite e banali citazioni. È un universo stilizzato, composto a partire da segni di riconoscimento ad uso e consumo occidentale; stereotipato non per ottusità ma perché di seconda mano, riciclato da rappresentazioni fittizie preesistenti, in una gamma di modelli d'ispirazione pop che vanno dichiaratamente da Kurosawa a Miyazaki, dai fumetti cyberpunk agli assurdi show televisivi nipponici. Il tutto abilmente mescolato ai riferimenti a Quarto potere, 1997 Fuga da New York, Mad Max, Marlene Dietrich e tant'altro. L'isola dei cani non è quindi un omaggio all’iconografia giapponese quanto piuttosto lo scavo oltre la forma immediata e riconoscibile di un segno, un tratto e, perché no, di un'emozione.
Che il cinema di Anderson non sia mai stato diretto ed istintivo, che sia "troppo di testa" e solo per chi accetta di far parte del suo giochino intellettuale, lo si è sempre detto e saputo e, ovviamente, in un'opera interamente realizzata a mano, senza alcun concorso esterno ed incontrollato della natura, questo effetto è amplificato al massimo. Mai come questa volta, l’ennesima ripetizione della formula del regista ha mostrato il suo vero intento: operare uno scavo (come bene ci indica l’ultimo movimento di macchina del film) nella propria identità, provando a smuovere, anche con altre tecniche, altre forme, altre culture ed altri immaginari, la propria superficie, piacevolmente piatta. Anderson gioca anche sull'audio (e, sottilmente, con il suo amato soggetto dell'incomunicabilità) e lo fa in un modo tutto nuovo: gli umani parlano in giapponese (e nemmeno sempre tradotti o sottotitolati) ed i cani in inglese, così da mettere sullo stesso piano due universi e farli dialogare solo attraverso il commento e, in casi particolari, la traduzione simultanea, in diretta ma sempre mediata. Meraviglioso!
Raramente, probabilmente a torto, cito il cast di un cartone animato ma questa volta l'ho intenzionalmente lasciato nella scheda. Come potete vedere, anche solo ad un'occhiata superficiale c'è un intero mondo di messaggi da cogliere semplicemente scorrendo quei nomi.
Potrei aggiungere, come è stato fatto da molti critici, che la definizione del ruolo (all'interno di una relazione privata o di una comunità) sia la chiave per dare ordine all'ennesimo caos di rapporti personali e collettivi messo in scena da Anderson. Avrei senz'altro ragione ma sarebbe davvero una lettura superficiale, esattamente come lo sarebbe stata per I Tenenbaum o Moonrise Kingdom: c'è di più in questo film e vi invito caldamente a coglierlo! :D



Dati tecnici:
Audio: AC3 ITA+ENG
File Name: L'isola dei cani.mkv
Codec ID: V_MPEG4/ISO/AVC
Resolution: [ Width: 720 Height: 304]
DRF medio: 17.458668
Deviazione standard: 4.095325
Frame Rate: 25 fps
Durata: 01:36:59 (5818.84 s)
Bitrate: 1110.560125 kbps
File size: 1.386.170 KB
Subtitles: ITA+ENG

Screenshots:










DVD Cover: compresa nel file
Cartella MeGa
https://mega.nz/#F!j25FCKaC!edmDWOFgXnkM3GFOl-GAGg

4 commenti:

  1. Ancora un Anderson??? Sì, vi "tormento" ancora una volta con uno dei suoi inestimabili gioielli. ^__^
    Ah: tra le tante citazioni, vi prego di notare che il bambino si chiama Atari, proprio come il vosto amatissimo primo computer, e di cognome Kobayashi. Chiunque abbia visto i primi Star Trek si ricorderà sicuramente il "test della Kobayashi Maru"... Delle coincidenze? Non ho ancora deciso nemmeno io. XD
    Carissimi amici, in questo primo weekend di vera primavera, trovo che un (massì, diciamolo!) capolavoro come questo ci stia davvero bene. Buon Divertimento! :D

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    Risposte
    1. Un Anderson "cinofilo" in stop-motion non me lo farò certo scappare (anche per via della tua stringata recensione ;-D )... grazie!

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  2. Ah! Le beneamata stop-motion! Sì sì, ci sta proprio bene questa proposta. Devo metterla ai primi posti delle cose da vedere. Grazie mille. vzp

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