lunedì 1 gennaio 2024

Le mille e una notte

Titolo originale: Arabian Nights
Nazione: USA
Anno: 1942
Genere: Avventura
Durata: 86'
Regia: John Rawlins
Cast: Jon Hall, Maria Montez, Leif Erickson, Sabu, Billy Gilbert, Acquanetta

Trama:
Il guardiano dell'harem racconta alle fanciulle la leggenda splendida ed ambiziosa danzatrice Sheherazade, che sogna di sposare un re ma soccorre uno sconosciuto ferito e se ne innamora. C'è addirittura chi fa scoppiare una guerra pur di diventare sovrano e poterla sposare ma, alla fine, ad averla vinta sarà...

Commenti e recensione light:
Presentato in prima a New York la notte di Natale del 1942, Arabian Nights è il perfetto esempio di quell'orientalismo hollywoodiano figlio dei racconti dell'esploratore britannico Sir Richard Burton della fine dell'800.
Cogliendo idealmente il testimone (e possibilmente anche il successo di botteghino) de Il ladro di Bagdad, Rawlins e la Universal rilanciarono un genere che, dopo i fasti del muto, sembrava destinato a sparire, ed infatti a questo Le mille e una notte fecero seguire, in pochi anni, Alì Babà e i 40 ladroni (ancora con Maria Montez e Jon Hall), Sheherazade, L'aquila del deserto e La spada di Damasco del 1953 con Rock Hudson e Piper Laurie. Magari non tutti furono accolti allo stesso modo dal pubblico ma l'orientalismo aveva ripreso vigore e persino altre case di produzione, prima tra tutte la RKO con Sinbad il marinaio, vi si cimentarono con successo.
Ciclicamente Hollywood ritornò al genere, fino al suo canto del cigno con Aladdin. Oggi simili pastiche non sarebbero accettati perché sicuramente in tanti griderebbero allo scandalo per la confusione di ambienti, culture, luoghi comuni e, probabilmente, appropriazioni culturali XD. In effetti, la fantastica Agrabah è improbabile quanto una Parigi con i gondolieri, la Plaza de Toros, i Beatles e l'Oktoberfest tutti insieme... ma anche questo è il fascino di quell'esotismo immaginifico ormai perduto.
L'orientalismo ottocentesco ci rimanda alle meravigliose visioni di harem e bagni turchi di Ingres, Delacroix, Hayez come dei nostri Guastalla, Netti e Marinelli, e nasce dall'opportunità di creare figure, ambienti, scene di vita del mondo arabo o mediorientale (in genere mai visti da questi artisti) sempre carichi di fascino, di esotico mistero e frequentemente anche di una forte sensualità. La tendenza romantica di vedere nel mondo esotico "un ambiente libero dalle convenzioni borghesi occidentali" avrà avuto certamente un suo fascino ma sono quei meravigliosi corpi quasi nudi che fecero la fortuna del genere e che ritroviamo, quasi identici, nei fumetti di Flash Gordon e nelle pellicole del XX secolo come questa.
Ed infatti è proprio sull'immagine che Rawlins, come i suoi predecessori, costruì questo gioiellino, arricchendolo con costumi, fondali ed esterni nel deserto (girati da qualche parte dell'Utah ^_^) tutti illuminati da uno spettacolare e lussureggiante Technicolor. Non è un caso se questo lavoro fu candidato ai quattro Oscar "tecnici": per le scenografie, la fotografia, la colonna sonora ed il sonoro.
Per questi motivi la storia, che diventa secondaria, è effettivamente adolescenziale e molto leggera (sebbene spesso davvero divertente), al punto che quando lo sceneggiatore ne lesse la traccia la prima volta pare abbia dichiarato "Non è altro che un western coi cammelli" ed il produttore replicò "Lo so e farà un milione di dollari". In realtà ne fece più del doppio.
Pensata come una fiaba senza elementi magici, soprannaturali né particolari effetti speciali, è sui personaggi dai costumi sontuosi, sfavillanti e spesso molto succinti che ci si concentra, finendo immancabilmente per innamorarsi della splendida Montez che, col suo talento, le sue movenze e le sue curve domina tutta la scena.
Ovviamente sono bravi sia Jon Hall che il cattivissimo (ma nemmeno troppo) Leif Erickson mentre Sabu... beh, è sempre Sabu ^_^. Mi piace segnalarvi la prima comparsa, addirittura non accreditata, della giovanissima Acquanetta che, a breve, verrà soprannominata Il vulcano Venezuelano. È per rimediare a questa dimenticanza che ho voluto aggiungere il suo nome tra quelli in alto, nella mia scheda.
L'orientalismo di Le mille e una notte, visto con gli occhi di oggi, è deliziosamente kitsch e tocca le corde più gradevoli dell'avventura onirica; sono certo che ognuno vi troverà spunti di riflessione e piaceri estremamente personali ed è proprio questo che, a mio avviso, rende il film perfetto praticamente per qualsiasi età e livello di cultura. :D



A tutti voi, miei cari amici, auguro un
Felicissimo 2024!!
^__^

domenica 24 dicembre 2023

Miracolo nella 34ª strada

Titolo originale: Miracle on 34th Street
Nazione: USA
Anno: 1994
Genere: Commedia
Durata: 113'
Regia: Les Mayfield
Cast: Richard Attenborough, Mara Wilson, Elizabeth Perkins, Dylan McDermott, J.T. Walsh

Trama:
Le feste sono ormai alle porte quando un maturo signore dai modi eleganti viene ingaggiato dai Grandi Magazzini Macy's per impersonare Babbo Natale. Lui sostiene di chiamarsi Kris Kringle ma il suo stile sembra rivelare qualcos'altro e...

Commenti e recensione light:
Se in cima alla Top10 dei palinsesti natalizi italiani c'è sempre Una poltrona per due, subito alle sue spalle, sul podio, c'è sicuramente questo Miracolo nella 34ª strada. E ammettiamolo, senza truffatori, ladri e prostitute, anche se non avesse il più bel Babbo Natale della storia del cinema sarebbe certamente molto più consono a questa festa. XD
Tutti gli altri attori bravissimi, niente da dire, (Mara Wilson che abbiamo già amato in Matilda 6 mitica e Mrs. Doubtfire, è addirittura magnifica) ma è un grandissimo Attenborough a monopolizzare la scena. Il Santa Claus che ha creato è davvero convincente e forse è l'unico capace di riportare quel senso del Natale che tutti sembrano aver dimenticato. Un Natale persino quasi pagano, che dà la forza di affrontare i giorni più bui dell'anno scambiandosi bei gesti di affetto. In questa sede è fuori luogo approfondire il discorso fino ai Saturnali romani (loro sì che sapevano divertirsi ^__^) ed oltre ma è una ricerca che consiglio a tutti; c'è molto altro che non il semplice scambio dei regali in questa festività. ;)
A noi italiani stupisce sempre che un regista da Oscar, quasi un gigante, si presti così volentieri a parti tutto sommato leggere; sarà che i nostri si prendono un po' troppo sul serio? O forse è solo che è davvero raro trovare qualcuno come Attenborough, così dotato a teatro come sullo schermo, a dirigere od interpretare che sia, indifferentemente!
Per quanto riguarda il film, che è il remake di quello di Seaton del '47, è ovviamente incentrato sulla domanda "Babbo Natale esiste?". La risposta, cercata persino negli ospedali psichiatrici e nei tribunali, viene meravigliosamente, quasi magicamente, trovata rendendo il Miracolo perfetto per tutto il pubblico infantile. Andando oltre lo spettacolo per bambini, tuttavia, Mayfield si rivolge intelligentemente anche noi adulti, criticando il lato consumistico che si diffonde durante il periodo natalizio, dove il vero senso della festività viene sostituito dal profitto.
Scritto e prodotto da John Hughes, che ha firmato anche Mamma ho perso l'aereo, è ovviamente un film molto americano, con sue le parate ed i grandi magazzini e New York sullo sfondo, ma anche veramente astuto nel catturare l'attenzione di ogni fascia di pubblico. Evita abilmente di parlare di bontà, solidarietà o persino di religione -quindi non è proprio il Natale come lo intende il Vaticano- ma grazie al suo puro e così ben curato "stile fiaba" è, sempre, una vera gioia da vedere. :D




BUON NATALE A TUTTI!!!
ed un grosso abbraccio dal vostro 
ranmafan
:D

martedì 12 dicembre 2023

Il mistero del cadavere scomparso



Titolo originale: Dead Men Don't Wear Plaid
Nazione: USA
Anno: 1982
Genere: Commedia
Durata: 89'
Regia: Carl Reiner
Cast: Steve Martin, Rachel Ward, Carl Reiner, Reni Santoni, George Gaynes

Trama:
Il detective privato Rigby Reardon viene ingaggiato dall'avvenente Juliet Forrest per ritrovare il padre, scienziato misteriosamente scomparso. L'investigatore, aiutato dal grande Marlow, segue un elenco di nomi che diventerà in fretta lista di cadaveri e...

Commenti e recensione light:
Ogni tanto compare, inatteso come un fiore fuori stagione, un piccolo gioiello come questo Dead Men Don't Wear Plaid che non solo è uno dei momenti più alti della comicità di Steve Martin ma è anche un affettuoso omaggio al Cinema da parte di un vero appassionato come Carl Reiner.
Il film, interamente in bianco, nero e fumo di sigaretta, è un susseguirsi di sequenze da cineteca magistralmente cucite in un montaggio da Oscar... usando Steve Martin come filo di sutura. Reiner omaggia il genere hard boiled dedicando tutta la sua cura maniacale nella fotografia, nei costumi, nel raccordare inquadrature e sequenze di film originali ad una vicenda che porta all'ennesima potenza ed in chiave comica le situazioni tipiche del genere. Alla fine, più che una parodia od una citazione, questo è un vero e proprio atto d'amore nei confronti del genere noir.
Ovviamente gli spezzoni di archivio sono funzionali alla trama del film ma è anche vero che quest'ultima si è dovuta adattare parecchio agli spezzoni stessi, come se questi, con i loro attori, avessero imposto persino dal passato la propria volontà. Perché Bogart, Kirk Douglas, Vincetn Price, Burt Lancaster, Ava Gardner, Ingrid Bergman, James Cagney e tutti gli altri magnifici attori d'altri tempi, qui rivivono, addirittura più di quanto si aspettasse il regista stesso. Ed è una gioia per gli occhi e per il cuore rincontrarli e vederli così vivi!
Questa è un’operazione raffinata, da grandi cultori e Carl Reiner (che è anche attore, ricordate il vecchio Saul di Ocean’s 11? Qui si è ritagliato una bella particina) evidentemente lo è, visto che la dedica finale è per Edith Head, una rinomata costumista che ha lavorato in quasi tutti i film del genere a metà del secolo scorso.
È anche un film per chi è solo un normale cinefilo, perché i rimandi più evidenti sono comunque godibilissimi e gli altri sono una stimolante sfida alla memoria (con tutte le soluzioni nei titoli di coda). ;-)
È infine un film per tutti perché Steve Martin è assolutamente spumeggiante ed anche i più ignoranti della 7ª arte, pur perdendo gran parte della raffinatezza dell'opera, ne godranno così tanto per l'umorismo surreal/intelligente (e, chiaramente, per la spettacolare bellezza di Rachel Ward) che non si accorgeranno nemmeno che c'era di più.
Insomma, è decisamente una commedia imperdibile! :D

domenica 19 novembre 2023

Space Cowboys

Titolo originale: Space Cowboys
Nazione: USA
Anno: 2000
Genere: Azione, Fantascienza, Drammatico
Durata: 110'
Regia: Clint Eastwood
Cast: Clint Eastwood, Tommy Lee Jones, James Garner, Donald Sutherland, Marcia Gay Harden

Trama:
Il principale satellite russo per la comunicazione è in avaria e rischia di precipitare sulla Terra. A causa della sua tecnologia obsoleta solo quattro vecchi componenti del gruppo Dedalus, sciolto alla fine degli anni Cinquanta, sa ancora come controllarlo ma sono davvero avanti con gli anni e...

Commenti e recensione light:
Il conflitto tra generazioni, come quello con le autorità, è uno dei temi classici di Eastwood ma, in questa sua pellicola, ci mostra piuttosto una amabile esaltazione della vecchiaia, sì con i suoi difetti ma anche coi suoi tanti pregi.
Con molto gusto, allegro ottimismo ed una tecnica ineccepibile, l'uomo che una volta era semplicemente quello "con il cappello o senza il cappello" ci ricorda che non si è mai troppo vecchi e che ci si può sempre riprovare. Forse non è nemmeno vero, dopotutto è solo cinema, ma è bello sentirselo dire. ^_^
Benché parlando di tecnica il Nostro non abbia più nulla da invidiare a nessuno (questo film fu presentato a Venezia mentre ritirava il Leone d'Oro alla carriera °_°) Eastwood è ben conscio di non essere un Kubrik ed infatti non prova nemmeno ad entrarci in competizione, né con lui né con tutta quella fantascienza di alto livello e profondi significati metafisici. Preferisce piuttosto immaginare lo Spazio come un'estensione del "suo" Far West, come qualcosa di simile alle torride distese dell'Arizona solcate a cavallo dal pistolero della trilogia di Leone, su cui far correre, un'ultima volta, i suoi cavalieri e mettendo l'eroe, ed ecco un altro dei suoi temi classici, a confronto col suo sogno.
L'anima western di Clint Eastwood si ritrova anche nei ritmi sia di ripresa che di recitazione e si dimostrano straordinariamente adattati al suo modo di recitare (per carattere e per età), al tipo di racconto, alle aspettative del pubblico, alla giusta dose di contaminazione dei generi, al senso dell'avventura ed, ammettiamolo, a quell'orgoglio americano per la responsabilità delle sorti del mondo tutto "fumetto anni '40". Eastwood dosa con misurata sapienza anche il ricorso agli effetti speciali ed allo sproloquio di termini scientifici che abbondano nelle opere, dozzinali e non, di questo genere.
In realtà, che la storia si sviluppi nello spazio è quasi accessorio, benché aggiunga al dramma una prospettiva del tutto funzionale a valorizzarne la narrazione, ma che lo si veda come film di fantascienza o come una storia drammatica, è comunque una delle migliori pellicole a sfondo NASA mai fatte. Ed infatti la NASA ci ha messo davvero tanto del suo, concedendo il Johnson Space Center di Houston e il Kennedy Space Center di Orlando come perfette location.
L'eccellente cast rispetta le grandi aspettative: Eastwood, Jones, Sutherland, e Garner offrono delle prove eccellenti, dimostrando tra loro una chimica innata. I quattro, con le loro godibilissime battute sul confronto ieri-oggi, vecchi-giovani, derisione-ravvedimento, sull'amicizia virile e sulle diverse interpretazioni sulla definizione di rapporto tra i sessi, portano sullo schermo un humor che, inserito nel quadro generale della storia e perfettamente sorretto dai tanti ed ottimi comprimari, funziona davvero bene.
Nel complesso, Space Cowboys è uno di quei film da gustare ed apprezzare, senza contare che riesce a darci quella piacevolissima sensazione che si prova ogni volta che si scopre, come mi è già successo con altri lavori di Eastwood, un inatteso gioiellino. Da vedere assolutamente! :D

lunedì 30 ottobre 2023

Santa Sangre

Titolo originale: Santa Sangre
Nazione: Italia, Messico
Anno: 1989
Genere: Thriller, Horror, Drammatico, Grottesco
Durata: 129'
Regia: Alejandro Jodorowsky
Cast: Axel Jodorowsky, Adan Jodorowsky, Blanca Guerra, Guy Stockwell, Thelma Tixou, Sabrina Dennison

Trama:
Un giovane è rinchiuso in una clinica per malati mentali. Frutto di un'infanzia traumatizzata e truculenta (sua madre ha evirato il padre, che si è ucciso dopo averle strappato le braccia), tramite una serie di flashback ricostruisce la strada che l'ha condotto sino a lì e...

Commenti e recensione light:
È sempre difficile recensire le opere di Jodorowsky perché o si scrive troppo poco oppure troppo.
Presentato al Festival di Cannes dell'89 (l'anno in cui vinse Sesso, bugie e videotape, per intenderci), Santa Sangre è un distillato dei messaggi barocchi, visionari e psico-onirici di El Topo, La montagna sacra e dello sfortunatissimo Tusk, che non vide mai la luce a causa della bancarotta del produttore. Forse è a Claudio Argento, fratello di Dario, qui produttore ma anche attivo nella stesura della sceneggiatura, che dobbiamo l'incursione nel thriller e l'analisi, fredda e cinica, della mente del matto ma è chiaramente di Jodorowsky la spessa patina di commistione tra sacro, sacrilego e scatologico che permea i ricordi ed il mondo del protagonista.
Santa Sangre ribolle tanto di vita quanto di morte: prostitute mostruose, nani orientali, clown, tatuaggi, circhi, trapezisti, mimi, lanciatori di coltelli, elefanti, il culto fanatico di una santa senza braccia ed una piscina dove è adorato il suo sangue, straccioni puzzolenti, pazzi e soldati alla Frankenstein, in un turbinio di citazioni così (pseudo) autobiografiche che il regista, per interpretare il ruolo del suo alter-ego Fenix, sceglie solo figli o nipoti.
Come per le prime pellicole di Buñuel, a prima vista sembra solo un tripudio di materia immaginifica, organizzabile esclusivamente a livello puramente percettivo. È solo quando ci si immerge nello studio delle immagini del film che si sprofonda nel simbolismo junghiano, mentre l'uso di nomi fortemente evocativi (e freudiani) evidenziano il percorso interiore di un Fenix (Fenice) che si distacca dall'oppressione dei genitori (il padre Orgo, che significa orgasmo, e la madre Concha ovvero vulva) e trova il suo Io più profondo nell’amore vero di Alma (anima). In profondità, quasi in filigrana, è visibile l'evoluzione e l'iniziazione massonica di Tamino del Flauto Magico di Mozart... e qui mi fermo perché, appunto, sto per scrivere troppo! XD
Santa Sangre, con i suoi attori bravissimi e semi sconosciuti, una fotografia grezza ma che resta impressa, scene sia grottesche che commoventi ed una splendida colonna sonora, è chiaramente un film adatto esclusivamente a quella piccola nicchia di raffinati cultori dai palati forti che, stranamente, sembrano bazzicare queste pagine ed ai quali lo propongo con immenso piacere. Sì, sto sfondando la quarta parete e parlo proprio a voi, folli amici miei, perché so che questo gioiello onirico, che lascerà profondissimi segni (tatuaggi?) nella parte più profonda di voi, non potrà che piacervi immensamente! :D

domenica 1 ottobre 2023

Samurai Marathon - I sicari dello Shogun

Titolo originale: Samurai Marathon 1855
Nazione: JAP
Anno: 2019
Genere: Azione, Avventura, Storico, Chambara
Durata: 103'
Regia: Bernard Rose
Cast: Takeru Sato, Nana Komatsu, Mirai Moriyama, Sometani Shôta, Munetaka Aoki

Trama:
Nel 1855 la flotta americana si sta avvicinando alle coste del paese. Per preparare i suoi guerrieri al potenziale attacco dell’invasore straniero, Katsuakira Itakura, signore di Annaka, organizza una corsa di 58 chilometri attraverso coste, foreste e montagne. Il sospettoso governo centrale di Edo, fraintendendo lo scopo della gara, la interpreta come un atto ostile se non addirittura l'inizio di un colpo di stato, e...

Commenti e recensione:
Per diversi motivi, geografici, sociologici o semplicemente casuali, la storia del Giappone è caratterizzata da cambiamenti traumatici.
Il primo pensiero va alle bombe di Nakasaki ed Hiroshima, ovviamente, ma ci furono anche la fine del potere imperiale dell'undicesimo secolo, la fallita invasione dalla Cina ai tempi di Marco Polo (grazie al "vento divino" o kamikaze, il terribile tifone che affondò le due gigantesche flotte nemiche) o ancora la grande battaglia del 1600 di Sekigahara, che cancellò per sempre il medioevo nipponico.
Ognuno di questi traumi ha lasciato tracce profonde nella cultura nipponica, cicatrici che si ritrovano nella letteratura, nel cinema, nell'urbanistica ma anche nel comportamento, nei modi di dire ed in tante piccole e grandi sfumature della vita quotidiana giapponese.
Uno dei più grandi shock fu l'arrivo delle terribili "navi nere", le kuro fune, che al comando del commodoro Perry attraccarono nella baia di Tokyo e, con la forza, scardinarono il sakoku, la secolare politica di isolamento del paese. L'effetto fu talmente devastante da risultare fatale per lo shogunato, permettendo l'ascesa dell'imperatore con l'inizio dell'era Meiji, la fine del potere dei samurai, l'ingresso delle mercanzie occidentali e l'abitudine, tutt'ora in vigore, di assorbire qualsiasi parola, moda e ricetta forestiere senza alcuna vergogna. ^_^
Samurai Marathon, tratto dal bel romanzo di Akihiro Dobashi (che purtroppo non sono riuscito a trovarvi), ci descrive proprio la tensione che si stava accumulando negli istanti precedenti a quel travagliato momento.
Bernard Rose, che forse ricorderete per Amata Immortale e Candyman, coglie inaspettatamente bene lo spirito nipponico o, perlomeno, riesce a darne un'immagine ben comprensibile per noi occidentali. A differenza di me, non ha provato a dare una lezione di storia e si è (giustamente!) limitato a creare un gran bel Eastern, un cappa e sciabola in due atti, con un lungo ma davvero ben fatto preambolo ed una seconda parte ricca di ottime scene di combattimento, ben coreografate ed in cui la letalità delle lame è palpabile. Non posso garantire che i gustosi siparietti dei due samurai fuori forma siano una citazione dei contadini de La fortezza nascosta (quelli copiati da Lucas per i "dialoghi" tra C-3PO e R2-D2) ma lo è quasi certamente quella del giapponese cattivo che si impossessa di una Colt 45 che, sin dai tempi di Kurosawa, è l’arma dei vigliacchi. ; )
Un ulteriore plus è il ritorno delle musiche di Philip Glass in un film di Rose; ai miei occhi, poco amanti dell'horror, fu responsabile di buona parte della bellezza del primo Candyman!
Rose è molto britannico e si deve essere presto reso conto della necessità di un valido supporto giapponese per rendere al meglio il racconto di Dobashi: chiamare Takuro Ishizaka è stato l'ultimo tassello per la realizzazione di un bellissimo film. La splendida fotografia di Ishizaka è una vera festa per gli occhi. Le accattivanti visioni di campi pieni di fiori e dei verdissimi boschi creano un’inquietante simbiosi con i momenti violenti, esaltati dagli splendidi scenari, mentre le riprese in interno eccellono per un uso magistrale dell'illuminazione, specialmente nelle sequenze notturne in cui il calore della luce crea atmosfere accattivanti e luminose.
Gli attori fanno bene la loro parte ma, per la scelta di creare un'opera corale invece che di solisti, non ve n'è uno che spicchi. Il fatto che siano (perdonatemi! XD) tutti uguali non aiuta. Ma non importa perché, come viene ben spiegato con l'ultima immagine, è proprio il gruppo che conta e quella che poteva essere una pecca si dimostra, alla fine, un tocco da vero maestro.
Samurai Marathon ha, più per sua intrinseca necessità che per difetto, qualche piccola pecca ma è un film ben fatto, ottimamente diretto, visivamente coinvolgente e capace di affascinare lo spettatore fino alla fine; cosa si può chiedere di più? :D



Dedico questo post allo splendido blog di
Frau Blücher
che non solo rispecchia perfettamente la nostra filosofia di file sharing
ma ha anche la mia stessa opinione in merito
ai doppiaggi Ghibli di Cannarsi. ^_^

BENVENUTA!!!

giovedì 31 agosto 2023

Il cervello

Titolo originale: Le cerveau
Nazione: FRA
Anno: 1969
Genere: Comico, Commedia, Azione
Durata: 115'
Regia: Gérard Oury
Cast: David Niven, Jean-Paul Belmondo, Eli Wallach, Silvia Monti, Bourvil

Trama:
Un genialissimo colonnello inglese progetta un colpo grosso ai danni della NATO. Ci riesce ma, per colpa di due imbranatissimi ladri francesi ed un capo mafia che ha deciso di papparsi tutto, insorgono presto i guai e...

Commenti e recensione light:
Quando Gérard Oury si imbarcò nella produzione de Il cervello si trovava in una situazione di potere assoluto, forte di ben due formidabili successi di botteghino alle spalle: Colpo grosso ma non troppo (1964) che, contro ogni pronostico, aveva superato gli 11 milioni di spettatori ed elevato Louis de Funès al rango di Star, e Tre uomini in fuga che portò 17 milioni di francesi nelle sale, stabilendo un record di presenze imbattuto per decenni. Poteva quindi permettersi una coproduzione con De Laurentiis e realizzare un vero progetto chiaramente commerciale ma di caratura internazionale che, con un budget degno di un Bond, fu la più grande produzione francese dell'epoca.
Per essere sicuro di trovare un'eco all'estero, Oury si dedicò con grande cura alla scelta del cast. Dal mondo anglosassone chiamò David Niven, in leggero calo di consensi ma ancora amatissimo dal pubblico, a cui affiancò un Eli Wallach allora in grande ascesa nel cinema popolare europeo. Da parte francese, invece, si assicurò la partecipazione del fedele Bourvil (questo sarà l'ultimo film che faranno insieme) ed, infine, un Jean-Paul Belmondo allora all'apice della sua popolarità.
Il risultato è una commedia sofisticata che proclama le sue ambizioni forte e chiaro abbagliando lo sguardo con un'infinità di set lussuosi, scene d'azione spettacolari, un numero impressionante di comparse ed una fotografia luminosa che trasuda eleganza in ogni momento. Nulla è lasciato al caso da un Gérard Oury desideroso di dare il meglio al pubblico!
Eppure, malgrado queste premesse, Il cervello ha un successo limitato. Forse il regista ha dato troppo al suo pubblico: troppe battute, troppe location, troppa azione ed, alla fine, ha convinto "solo" 6 milioni di francesi a comprare il biglietto d'ingresso. Si tratta pur sempre del secondo miglior risultato dell'anno (dietro a C'era una volta il West) quindi non proprio una vergogna ma fu senz'altro una piccola delusione per Oury. Di contro, è comunque il più grande successo dell'intera carriera di Jean-Paul Belmondo, che non è poco! ^__^
Vista con gli occhi di oggi, Il cervello resta ancora, e forse più di allora, una gustosissima, brillante, divertente e scanzonata commedia. Ovviamente è un po' datata ma molto valorizzata dalla simpatia di tutti attori, fra cui spicca sempre un elegantissimo David Niven. Grazie alla vivace sceneggiatura è un film che, dopo più di cinquant'anni, si segue ancora con il sorriso stampato in faccia ed è perfetto per passare una serata piacevole e spensierata. E magari anche più di una. :D

venerdì 21 luglio 2023

Aria (The Animation - The Natural - The Origination)

Titolo originale: ARIA アリア (THE ANIMATION - THE NATURAL - THE ORIGINATION)
Nazione: JAP
Anno: 2005-2006-2008
Genere: Slice of live, Fantascienza, Fantastico, Iyashikei
Durata: 24' x 53 episodi (più 6 OVA)
Regia: Junichi Sato
Autore: Kozue Amano

Trama:
È il ventitreesimo secolo ed Akari Mizunashi si è trasferita sul pianeta Marte, ribattezzato Aqua dopo la terraformazione, per diventare undine nella splendida città di Neo-Venezia. Accolta come apprendista presso la Compagnia Aria, esplora le bellezze della della città insieme ad altre tirocinanti, lavorando duramente per esaudire i suoi sogni e facendo nuove amicizie lungo la strada.

Commenti e recensione:
Prima di parlare di questo capolavoro degli inizi del 2000 (il manga della Kozue Amano comincia nel 2001) credo sia necessario dedicare qualche riga al concetto di iyashikei (癒し系), che vedete indicato anche come tag di genere.
Intorno al 1990 cominciò, in Giappone, quello che è comunemente definito il "decennio perduto", frutto dell'esplosione della bolla speculativa degli anni precedenti e che segnò la fine del boom economico del secondo dopoguerra. Oltre ad essere un disastro economico fu, soprattutto, un trauma psicologico per intere generazioni. Il mondo politico, con colpevole ritardo, cercava di salvare il salvabile, ovviamente a scapito dei cittadini e, tanto per gradire (benché di questo nessuno ebbe effettivamente colpe) arrivò il grande terremoto di Kobe, con i suoi 6.000 morti, 40.000 feriti e 300.000 sfollati. Col senno di poi, l'attentato col gas Sarin nella metropolitana di Tokyo è sicuramente da inserire nel contesto di gravissimo disagio sociale che si era creato.
Tutti questi eventi, economici, sociali, politici e naturali, generarono un incredibile livello di stress nel pubblico ed alcune case editrici, che fino ad allora si erano occupate prevalentemente d'azione, decisero di concentrarsi su tematiche più calme e tranquille, facendo nascere il filone iyashikei che, a spanne, si può tradurre con "curativo" o, se vogliamo coglierne meglio il senso, "consolatore".
Gli iyashikei, sottogenere dello slice of life, sono praticamente privi di trama ed il protagonista, generalmente in ambientazioni e scenari rilassanti e meravigliosamente coinvolgenti, si limita a vivere la giornata apprezzando e godendo delle piccole gioie della quotidianità. Non che fosse un'idea nuovissima, già negli anni '80 c'erano stati esperimenti come Magica Magica Emi o, ovviamente, Il mio vicino Totoro, ma è con l'inizio del nuovo millennio che il genere viene formalizzato: lo iyhashi, o boom della guarigione, diventa sia uno stile espressivo che, più prosaicamente, un commerciabile e molto redditizio prodotto editoriale. D'altronde il pubblico sembrava, e sembra ancora, averne proprio bisogno.
Aria, sia manga che anime, incarna tutti i canoni di benessere e guarigione che definiscono il genere iyashikei e ne è considerato, giustamente, l'apice! Akari, la protagonista, ed il resto del cast sono personaggi facili da seguire, con le loro vite relativamente semplici e le delicate avventure come gondoliere. Al di fuori delle attività quotidiane e degli eventi legati all'essere undine, gli episodi sottolineano anche l'importanza dell'amicizia e, spesso, si concludono con una lezione od un promemoria ad apprezzare le piccole cose della vita.
L'autrice ha scelto un'ambientazione di blanda fantascienza con l'unico scopo di ricreare un mondo futuro abbastanza arretrato da essere identico a quello del suo presente, solo per giustificare il lavoro delle sue undine in una splendida ed utopica Venezia. Lavoro che, in realtà, è una riedizione di quello delle geishe, col loro "mondo fluttuante", le loro scuole e la loro filosofia incentrata sul concetto del presente. Un mondo interamente al femminile (benché, in passato, vi furono uomini dediti a questa professione, i taikomochi), esattamente come quello raccontato in Aria.

Per quanto riguarda l'anime, grazie alla sapiente combinazione di immagini raffinatissime, una storia tranquilla ma avvincente incentrata sul ritmo rilassato della quotidianità di Akari, ed una colonna sonora che si adatta perfettamente al tono ed all'atmosfera della narrazione, Junichi Sato riesce ad esaltare perfettamente il manga e, pur partendo da un'ottimo livello, nel corso delle tre stagioni non fa che migliorarsi continuamente. La qualità dell'animazione ed il comparto audio sono decisamente sopra la media per questo genere di produzione e persino gli OAV e gli ultimi due film riescono a mantenere altissimo sia il livello artistico che quello emotivo. Dall'architettura ai cieli, dall'abbigliamento al character design, i toni chiari, gli incredibili sfondi e le meravigliose melodie riescono a creare l'ambientazione perfetta che l'anime vuole evocare: una città idilliaca con persone tutte da amare. È veramente piacevole guardare i molti dettagli che spesso vengono ignorati, che siano gli intarsi di una porta in legno di un negozio o la rappresentazione dei palazzi veneziani, fino al semplice riflesso nelle pozzanghere.
Ovviamente non ci sono colpi di scena, effetti speciali, esplosioni o magie, pertanto il massimo della resa Junichi Sato la ottiene (ma molto aiutato dai disegni della Amano) con veri virtuosismi della sua "camera da presa", con ottime inquadrature sia dall'alto che in primissimo piano che in extreme close-up. Sull'eleganza dei fondali e l'espressività dei volti non mi dilungo e vi lascio giudicare direttamente dagli screenshots.
Guardare questa serie è come ascoltare uno di quei brani di musica da meditazione, in cui il battito cardiaco rallenta e ti senti avvolto in una calda coltre di calma. Quello che rimane dopo la visione è un senso di meraviglia riscontrabile in poche altre opere e raggiunge quindi pienamente lo scopo per cui è stata creata.
Aria è una serie di cui consiglio la visione veramente a tutti, anche a chi ama esclusivamente i film d'azione di Michael Bay, sia perché può cambiare a chiunque il modo di guardare il mondo che perché, con le con sue bellissime immagini ed i suoni piacevoli, può abbassare il livello di stress e, con un po' di fortuna, persino allungare la vita di qualche minuto. ^_^



Piccole note tecniche: quello che vi sto proponendo è il frutto di diversi mesi di lavoro, dalla raccolta delle fonti alla loro integrazione; è come se vi avessi postato una dozzina dei miei soliti rip.
Nella cartella troverete i 53 episodi delle tre serie, The Animation (2005), The Natural (2006) e The Origination (2008), più l'OAV Arietta (2007) tra la seconda e la terza serie, la mini serie di tre episodi The Avvenire (2015) ed i due film The Crepuscolo (2021) e The Benedizione (2021). Per gli OAV non ho potuto far altro che riproporvi (con qualche piccola miglioria) quanto si trova già in rete ma tutti gli episodi regolari sono in formato HEVC 1080p, video da Bluray ed audio AC3 da DVD per darvi il miglior prodotto che abbia mai realizzato.
Troverete anche, sempre da internet, il manga di Kozue Amano; purtroppo solo in inglese. È esistita un'edizione in italiano ma ormai è fuori catalogo e nessuno ne ha mai realizzato una versione in digitale. La buona notizia è che la Star Comics, al Napoli Comicon 2023,  ne ha annunciato la ristampa che dovrebbe a arrivare in autunno. Qualora succedesse (voglio essere scaramantico ^_^) vi consiglio di approfittarne subito perché è un'opera da avere as-so-lu-ta-men-te.
Per questo progetto ho rotto le scatole ad un numero esagerato di colleghi ma i miei più sentiti ringraziamenti vanno a Dausen, che mi ha dato gli introvabili DVD, Naruto Sennin che mi ha fatto avere un sacco di materiale, ed animencodes per i Bluray e quindi...


DEDICO QUESTO POST A
Dausen, Naruto Sennin ed animencodes,
senza il cui contributo non l'avrei mai potuto pubblicare.
GRAZIE!!! 

giovedì 15 giugno 2023

L'uomo venuto dal Kremlino

Titolo originale: The Shoes of the Fisherman
Nazione: USA
Anno: 1968
Genere: Drammatico, Fantapolica, Thriller
Durata: 157'
Regia: Michael Anderson
Cast: Anthony Quinn, Laurence Olivier, Oskar Werner, Alfred Thomas, Vittorio De Sica, Leo McKern, John Gielgud, Barbara Jefford

Trama:
Giunto a Roma dopo vent'anni di prigionia in Unione Sovietica, il vescovo Kiril Lakota è eletto cardinale, e, poco tempo dopo, acclamato Papa. Sul trono di Pietro si trova a dover affrontare la spinosa questione della terribile carestia in Cina, il cui leader minaccia guerra ai vicini. L'attuale premier sovietico, suo ex carceriere, lo prega di intervenire e...

Commenti e recensione light:
Molti di voi ricorderanno ancora quei giorni ma, per tutti quelli venuti dopo gli anni '70, un minimo di spiegazione mi sembra necessaria.
Dai tempi della caduta dell'Unione Sovietica non ci sono mai stati (ultimo anno escluso, ovviamente!) attriti significativi tra superpotenze atomiche ed una tensione di confine tale da rischiare una terza guerra mondiale oggi sembra molto poco realistica; negli anni '60 invece era una situazione di grande attualità.
La Sānnián dà jīhuāng, la terribile carestia causata dal Grande Balzo in avanti di Mao, stava mietendo vittime in tutta la Cina; oggi si parla di un numero che oscilla tra i 15 ed i 55 milioni di morti ma già allora, malgrado le poche informazioni, si capiva che era in corso il più grande disastro mai provocato dall'uomo. In una situazione simile, che Mao prendesse in considerazione l'idea di occupare, e razziare, i paesi confinanti non era affatto da escludere.
Per quanto riguarda la Russia, mentre veniva scritto il libro Chruščëv non aveva ancora scatenato, con l'invio di missili a Cuba, la "crisi di ottobre" ma la guerra fredda era al suo apice e le tensioni erano palpabili.
Unendo questi elementi di geopolitica alla spettacolare, e prima realmente "televisiva", elezione  di Giovanni XXIII (che pare contese il soglio pontifico proprio al georgiano Ghazaros Agagianian, patriarca di Cilicia degli armeni) di pochi anni prima, Morris West ha creato un pregevole racconto di fantapolitica che, per un fortunatissimo caso del destino, uscì nelle librerie di tutto il mondo proprio il giorno della morte di Papa Roncalli; fu il libro più venduto quell'anno!
Tutto questo, ed anche le ambientazioni sia esotiche che mistiche che trionfali, non poteva non stuzzicare un regista come Michael Anderson, già autore di un en plein da cinque Oscar come Il giro del mondo in 80 giorni e fermamente deciso a ripetersi. Tuttavia, malgrado un cast che dire stellare è davvero poco (rileggete bene la lista in alto O_O), una fotografia da pubblicità turistica e delle ambientazioni assolutamente eccezionali (anche se, girando in Vaticano ed a Caprarola, il compito era abbastanza facile ^_^) il film non fu particolarmente considerato ed i critici, soprattutto nostrani, lo sottovalutarono ingiustamente.
Ammetto che la sottotrama del giornalista RAI che tradisce la moglie poteva essere tagliata ma il resto è composto da un'incredibile quantità di scene indimenticabili, prime tra tutte quelle del Conclave in cappella Sistina che sono da antologia del Cinema! In realtà credo che un certo gruppo di critici sia stato disturbato dalle immagini delle repressioni in URSS, il fanatismo del leader cinese e, nel complesso, della pessima figura che faceva il mondo comunista. Gli altri, invece, scommetto abbiano trovato offensive le scene all'interno delle mura vaticane, la critica al conservatorismo dei teologi ed il ben poco velato attacco alla ricchezza della Chiesa. Insomma, per evidenti motivi politici non piacque né a destra né a sinistra. Quando si dice sfortuna! ^__^
Credo che abbiano passato L'uomo venuto dal Kremlino in televisione poco dopo l'elezione di Giovanni Paolo II. Qualche genio dei palinsesti avrà pensato che fosse l'occasione giusta per riproporlo ed, in effetti c'è, un che di profetico nella storia di questo papa slavo che, vendendo tutte le ricchezze della chiesa, risolve i problemi sul fronte orientale... Anche se nella realtà vennero invece sottratti immensi capitali dalle banche collegate allo IOR, caddero non poche teste ed il fronte non venne salvato ma sbriciolato. Quisquiglie comunque. XD XD
Se però si sorvolano i pregiudizi di bottega anni '60 dei critici, il film è intelligente (pur nei limiti del romanzesco americano da "pizza e mandolino"), estremamente scenografico, di grande intrattenimento, con attori di cui nemmeno mi metto a commentare la formidabile caratura e, nel complesso, assolutamente da vedere! :D


DEDICO QUESTO POST A
GIAMmux
che di questo film ha realizzato per noi
un mux di altissimo livello 
di cui troverete il link in calce.
GRAZIE!!! 

martedì 16 maggio 2023

L'idolo di Broadway

Titolo originale: Little Miss Broadway
Nazione: USA
Anno: 1938
Genere: Commedia, Musicale
Durata: 70'
Regia: Irving Cummings
Cast: Shirley Temple, George Murphy, Jimmy Durante, Phillis Brooks, Jane Darwell, Edna May Oliver (nei titoli di coda è scritto erroneamente Mae)

Trama:
Una bambina orfana viene adottata dal direttore di un albergo frequentato dalle stelle di Broadway. Nell'hotel è benvoluta da tutti, soprattutto dal musicista Jimmy Clayton e da Ole, l'addestratore di animali, che iniziano ad insegnarle i segreti del teatro. Per fortuna, perché rischiano tutti di essere cacciati dall'immobile per insolvenza ed invece, grazie alla piccola Betsy...

Commenti e recensione light:
Premessa: questo titolo è adatto SOLO a chi ama ed apprezza il musical; ha anche molto altro da dare ma se siete di quelli che abbassano l'audio quando c'è la musica, passate oltre. ^__^
Ho voluto aggiungere la premessa perché questo perché, oltre ad essere il mio preferito, L'idolo di Broadway è decisamente il più musical di tutti i film "musicali" della Temple, che qui offre una strepitosa performance cantando e danzando in tutti i numeri. I suoi altri lavori hanno, in genere, solo un paio di scene coreografate mentre qui ne spuntano tutto il tempo. Non si tratta quindi del tipico musical anni Trenta con la scritta Broadway nel titolo, quelli visti da "dietro le quinte" per intenderci, ma di un film in cui la trama, benché presente, diventa quasi secondaria perché praticamente ogni scena include canti, balli e, per gradire, una discreta manciata di bellissime melodie. Così a memoria non posso non citare Se il mondo fosse un foglio di carta, Dovremmo stare insieme ed, ovviamente, Little Miss Broadway.
Il resto del film è essenzialmente "solo" gente simpatica e molto divertente. Al nutrito gruppo di ottimi caratteristi ed attori veterani, davvero piacevoli da vedere, si aggregano George Murphy e Phyllis Brooks, la tipica (per i film di Temple) coppia di giovani belli e super gentili che alla fine si metteranno inevitabilmente insieme. C'è più storia? Sì, certamente, ma per me questo ne riassume l'essenza.
Ovviamente esagero perché, benché l'interpretazione di Shirley, una delle più dolci Child-Stars di tutti i tempi, sia fenomenale, tutto il film è comunque il frutto del meglio del meglio della Hollywood degli anni d'oro. La regia, la storia, i personaggi, le canzoni, i balli lo rendono un film che scalda il cuore ed è perfetto per tutta la famiglia: può essere goduto indifferentemente da bambini, adolescenti adulti, ed anziani, apprezzandolo ognuno in modo diverso ed ognuno a modo proprio! :D

domenica 9 aprile 2023

Angeli con la pistola

Titolo originale: Pocketful of Miracles
Nazione: USA
Anno: 1961
Genere: Commedia
Durata: 136'
Regia: Frank Capra
Cast: Glenn Ford, Bette Davis, Arthur O'Connell, Hope Lange, Peter Falk, Ann-Margret, Thomas Mitchell

Trama:
Annie è una delle tante mendicanti di New york, con molti amici ed una figlia in Spagna alla quale racconta di essere ricca ed agiata. Tutto va bene sino al giorno in cui la ragazza decide di tornare a New York per presentare alla madre il futuro, ricchissimo, sposo e...

Commenti e recensione light:
A 63 anni, amato dal pubblico e dalla critica, Frank Capra decise di andare in pensione. Oggi fa quasi tenerezza ma, per quegli anni, era già in ritardo di quasi un decennio. Beato. ^_^
Per chiudere degnamente la sua ricchissima carriera pensò di realizzare il remake di un suo vecchio successo, Signora per un giorno, girato nel '33. Era un colpo facile perché la qualità della storia era già stata testata e non aveva bisogno di chiedere (né pagare!) permessi a nessuno. Il risultato è uno di quei gioielli allegri, felici, carichi di buonismo e comicità, che possono essere visti e stravisti eppure amati ogni singola volta!
Il film in fondo è una fiaba, che quasi si trasforma in parabola quando Capra ci mostra i sacrifici di una madre premiati dalla felicità della figlia, in cui i cattivi si redimono per aiutare i buoni ed, addirittura, decidono di cambiare vita. Grazie ad una sceneggiatura ben calibrata, dialoghi precisi al millimetro ed un cast superbo in cui nessuno, dai protagonisti fino alle comparse, è fuori parte, Angeli con la pistola è probabilmente l'unico auto-remake (si potrà dire?) più famoso dell'originale.
Da quel mago che era, Capra riesce a fondere con garbo trama e personaggi, mescolando sapientemente la miseria più squallida all’agiatezza più sfacciata, il mondo spietato della malavita ad una bontà di sentimenti e d'intenti degni di una coscienza immacolata.
L'intreccio è ottimo, ricco di aspetti interessanti e di momenti molto intensi, capaci di intenerire e toccare in profondità, ma anche di divertire con toni quasi farseschi. I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati, in particolare la banda di guappi al seguito di Dave, che ispirano simpatia istintiva nel loro essere apparentemente "cattivi" ma, al tempo stesso, generosi ed altruisti all’evenienza. Primo tra tutti è il meraviglioso Carmelo interpretato da Peter Falk, che per questo ruolo fu candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista. Va detto che nella versione italiana il suo personaggio è esaltato dal fantastico doppiaggio di Oreste Lionello che, con accento siciliano, lo caratterizza come un piccolo scagnozzo, dal cervello non troppo fino ma dal cuore d’oro. Falk fu talmente bravo da riproporre un personaggio praticamente identico (e da noi sempre con Lionello) in La grande corsa di Edward Blake. E che dire della spettacolare interpretazione di Bette Davis? Miserrima e poi bellissima, è una delle pochissime dive ad aver accettato i segni dell'età e ad essere capace di scherzarci su. Dettaglio meno importante ma aneddoticamente interessante: il film segna il debutto di una giovanissima Ann-Margret, deliziosa nel ruolo di Luise.
Questo piccolo capolavoro, forse un po’ ingenuo e che fonde con eleganza dramma e commedia, coinvolge ed appaga ogni spettatore, anche moderno, con due ore di puro intrattenimento, stemperando il divertimento con momenti di commozione e romanticismo che, pur toccando direttamente il cuore, non sfociano mai nel patetico. Da vedere e rivedere perché, come ho già detto, non stanca mai! :D




Angeli con la pistola, proprio come il celeberrimo La vita è meravigliosa del 1946,
è un film pensato espressamente per Natale
(ed infatti si permette persino di inserire Jingle Bells nella colonna sonora)
ma è perfetto per qualsiasi stagione, anche Pasqua e quindi: Tantissimi Auguri!
 
BUONA PASQUA A TUTTI
GLI AMICI DEL BLOG! 

martedì 14 febbraio 2023

La sposa cadavere

Titolo originale: Corpse Bride
Nazione: UK
Anno: 2005
Genere: Commedia, Animazione, Musicale
Durata: 75'
Regia: Tim Burton, Mike Johnson (II)
Cast: Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Emily Watson, Tracey Ullman, Paul Whitehouse

Trama:
Victor, goffo giovane pianista, per prepararsi alle nozze (combinate) con Victoria infila per errore l'anello di fidanzamento al dito di una donna morta. Quando questa si risveglia, conduce Victor nel mondo dell'aldilà, lo reclama come legittimo marito e....

Commenti e recensione light:
La sposa cadavere è un distillato di tutta l'opera di Burton e, forse, di lui stesso.
Questo gioiello, di rara leggerezza, è interamente giocato sul contrasto tra il mondo dei vivi, cupo e formale, e quello dei morti, allegro, coloratissimo e spensierato, in una storia decisamente macabra ma anche spiritosa. Lo spunto è tratto dalle tradizioni ebreo-russe del XIX secolo (mi viene spontaneo ricordare la scena del sogno del cimitero ne Il violinista sul tetto) in cui si narrava di matrimoni rovinati da antisemiti che arrivavano anche a rapire la sposa, ucciderla e seppellirla con ancora indosso l'abito nuziale. Mettiamoci anche le stupende atmosfere che, con quelle fantastiche ambientazioni notturne dominate dai blu ed i viola, sono così prossime a Il Mistero di Sleepy Hollow e l'horror è davvero vicino.
Ed invece ecco il magico Burton che, come è solito fare quando tratta di fantasmi, maschere e cadaveri, si diverte a capovolgere il pensiero comune!
Era già successo in Beetlejuice (di cui cita la scena della cena con i mostri che appaiono dietro ai commensali) dove "gli sposi cadaveri" avevano più amore dei traslocanti cittadini; era successo in Batman, dove i cattivi erano sicuramente più umani dei "buoni", e succederà ancora tante altre volte, come in Coraline. Burton è ancora una volta quel crogiolo di inventiva che ibrida splendidamente la favola oscura, qui in perenne ambientazione notturna e ricolma di malinconia, alla dolcezza ed il divertimento di quel mondo che non è proprio "morte" quanto "après-vie".^__^
Insomma, La sposa cadavere è Tim Burton allo stato puro, compresi ovviamente i suoi feticci: Helena Bohnam Carter, Johnny Depp e le fantastiche musiche di Danny Elfman.
Mi piacerebbe dilungarmi sul comparto tecnico ma mi trattengo; mi permetto solo elogiare l'uso delle fantastiche Canon Eos-1D Mark II con lenti Nikon da 14mm/105mm, soluzione eretica ed assolutamente innovativa per l'epoca. Con questa accoppiata i tecnici riuscirono finalmente a riprodurre un'immagine identica a quella delle lenti da 35mm analogiche e quindi a realizzare il primo film in stop-motion animato anche digitalmente! L’unione del comparto digitale con quello più artigianale della stop-motion si è dimostrato uno sposalizio (il termine è scelto con cura ^_^) artistico di grandissimo livello che, a quanto pare, Harryhausen ha amato immensamente.
I più piccoli, che tanto ormai sono molto più svegli di quanto eravamo noi, rimarranno folgorati dalla grafica accattivante ed un po’ creepy, mentre gli adulti potranno divertirsi ad analizzarne più a fondo le simbologie (tantissime ed, a volte, molto profonde) che lo rendono un film da non perdere non solo per gli amanti dell’animazione.
Pensato per Halloween, perché La sposa cadavere è ovviamente una favola nera, grazie ai suoi personaggi indimenticabili e dotati di prorompente umanità, vivi o morti che siano, esplode in una delle più belle storie d'amore (naturalmente struggente come nella pura tradizione burtoniana) mai girate e risulta adattissima per San Valentino. Magari un San Valentino un po' diverso, uno forse grigio nel mondo reale ma coloratissimo in quello della fantasia! :D

domenica 22 gennaio 2023

Battleship

Titolo originale: Battleship
Nazione: USA
Anno: 2012
Genere: Azione, Fantascienza
Durata: 131'
Regia: Peter Berg
Cast: Taylor Kitsch, Liam Neeson, Alexander Skarsgård, Josh Pence, Rihanna, Jesse Plemons, Peter MacNicol

Trama:
Per salvare il pianeta da un attacco alieno, gli Stati Uniti sguinzagliano la Marina. All’ammiraglio Shane va il compito di coordinare le operazioni mentre, sotto il suo comando, i fratelli ufficiali Hopper si trovano in prima linea e...

Commenti e recensione light:
Battleship è un fumettone senza alcuna pretesa di spessore, valore artistico e, Dio non voglia, intelligenza.
Detto questo, grazie ad un sacco di soldi ed ad un'autoironia azzeccatissima (palpabile sin dall'apertura con lo sketch del "chiken burrito" ripreso pari pari dal celebre video virale che girava sul Tubo), invece di limitarsi ad essere l'ennesimo filmone catastrofico americano, di cui comunque sfrutta tutte le caratteristiche, riesce a crearsi una categoria tutta sua, un po' Blockbuster ed un (bel) po' parodia. Citando a piene mani Transformers, Halo, Space Cowboys, Indipendance Day, Armageddon, Titanic ma anche Top Gun, persino i Power Rangers e chi più ne ha più ne metta, cattura per ben due ore l'attenzione dello spettatore, strappandogli spesso più di qualche sorriso.
Poco importa che la sceneggiatura abbia buchi logici pazzeschi (come ho detto, l'intelligenza non è richiesta né la benvenuta in questo film), dopotutto la trama è costruita su quello stesso gioco da tavolo che ci ha visti attori di sfide memorabili, ben nascosti nelle ultime file delle classi scolastiche ed incuranti dei pessimi voti che stavamo per collezionare. ^__^
Peter Berg usa sfacciatamente tutto il repertorio di Christian Bale, d'altra parte il budget lo permette, ed il cast è stato chiaramente scelto dall'ufficio marketing con l'unico obbiettivo di stuzzicare al massimo l'interesse del pubblico. In realtà, a parte Skarsgård che, effettivamente, ci si mette visibilmente d'impegno, tutti gli altri fanno solo il minimo sindacale: Liam Neeson poteva tranquillamente non presentarsi e la giovanissima Rihanna, qui alla sua prima apparizione cinematografica, si è meritatamente aggiudicata il Razzie award per l'attrice non protagonista dell'anno. Ma anche questo non importa perché Battleship, con la sua verve da B movie ipertrofico, grazie alla sua vena farsesca e quasi circense sfocia nell'assurdo controllato della presa per i fondelli ben riuscita e quindi, malgrado sia una boiata colossale, è divertente come pochi!
Se visto con lo spirito giusto, e non è difficile calarcisi perché è il film stesso che vi ci porta, è una corsa forsennata con diversi "WOW" adrenalinici ed una soddisfazione finale che, benché cinefilicamente ingiustificata, è assolutamente appagante! :D

mercoledì 11 gennaio 2023

Miss Pettigrew

Titolo originale: Miss Pettigrew Lives for a Day
Nazione: UK
Anno: 2008
Genere: Commedia
Durata: 92'
Regia: Bharat Nalluri
Cast: Frances McDormand, Amy Adams, Lee Pace, Ciarán Hinds, Mark Strong, Shirley Henderson

Trama:
Nella Londra degli anni '30 Guinevere Pettigrew, governante di mezz'età, viene licenziata ingiustamente dal suo posto di lavoro. Povera in canna, nel tentativo di trovare un nuovo impiego si imbatte in Delysia Lafosse, un'attrice e cantante americana, finisce rapita dal suo mondo scintillante e mondano e...

Commenti e recensione light:
Mi viene difficile scrivere di questo film senza diventare subito polemico perché aveva tutte le carte in regola per avere un più che discreto successo ed invece non è nemmeno arrivato alle sale italiane! In quei giorni i nostri distributori decisero di proiettare 10.000 A.C. (e persino 21 di Luketic!) ma questo gioiellino britannico lo destinarono direttamente all'Home Video. >_<
Non uso volentieri il termine "perfetto" perché lo trovo abusato, e in questo caso sarebbe comunque un po' pretenzioso, ma sono quasi tentato di dar ragione ai molti critici stranieri che l'hanno usato perché Nalluri ci è andato davvero vicino. Partendo da un romanzo di Winifred Watson (che, casualmente, trovate nella cartella ^_^) ha diretto, in questa deliziosa e sofisticata commedia degli equivoci dall'impianto quasi teatrale, un cast stellare ed incredibilmente adatto. Frances McDormand, che vanta ben tre Premi Oscar come miglior attrice protagonista è, ancora una volta, a completo agio nel suo ruolo da disadattata, brusca ma con un lato imprevedibilmente dolce. Al suo fianco esplode una Amy Adams assolutamente spumeggiante! La sua recitazione, molto sopra le righe, caricata, tutta moine e mossette, definisce esattamente il personaggio: una donna un po' svampita, fuori degli schemi dell’epoca, sbarazzina in superficie ma determinata nella realtà dei fatti. Anche se sa fare altro, trovo che la Adams sia particolarmente adatta a questi ruoli di ragazza ingenua ed infatti Come d'incanto si reggeva interamente sulla sua spontaneità e tenerezza. Entrambe le attrici descrivono splendidamente la maturazione sentimentale e fisica dei loro personaggi e di come, strappandosi la maschera indossata in società, riescano a regalarsi un futuro prima inimmaginabile. La storia conduce ad un finale molto happy che, seppur prevedibile, è risolto in maniera intelligente e delicata, capace di convincere lo spettatore, almeno per un momento, che con lo giusto spirito tutto sia possibile anche nella vita reale e non solo nelle fiabe.
Miss Pettigrew, o Un giorno di gloria per Miss Pettigrew come venne rinominata quando passò in TV, è una commedia ben scritta, coinvolgente e spassosa, con ambienti e scenografie di gran lusso, costumi anni '30 come solo gli inglesi sanno fare ed una colonna sonora jazz capace di creare un'atmosfera vintage davvero suggestiva. Abbinandoci un cast che, oltre alle due protagoniste, ha dei comprimari di altissimo livello era inevitabile che arrivasse nelle prime posizioni delle classifiche di quell'anno... all'estero. Pazienza, vorrà dire che ce la possiamo godere oggi, al suo meglio, come se fosse un'assoluta novità! :D

sabato 31 dicembre 2022

Gli Argonauti



Titolo originale: Jason and the Argonauts
Nazione: USA
Anno: 1963
Genere: Avventura, Fantastico
Durata: 104'
Regia: Don Chaffey
Cast: Todd Armstrong, Honor Blackman, Nigel Green, Nancy Kovack, Gary Raymond, Niall MacGinnis


Trama:
Giasone è inviato alla ricerca del Vello d'Oro dal re della Tessalia Pelia. Quest'ultimo, però, cerca di sabotare la spedizione perché un oracolo ha predetto che ad ucciderlo sarà proprio il giovane eroe, capitano della Argo, e...

Commenti e recensione light:
Gli Argonauti è, ancora oggi e dopo ben sessant'anni, un eccellente gioiello fantastico-mitologico. Al netto della sua semplicità è un film divertentissimo da seguire grazie al ritmo sempre più incalzante, ai suoi momenti di puro trash (senza mai scadere veramente nel ridicolo) ed, ovviamente, ai suoi fantastici mostri. Pensare che questi interagissero così bene con gli attori già allora è impressionante, altro che CGI!
Poco importa se Le Argonautiche originali siano solo una vaga ispirazione (nonostante l’ottima gestione della storia di Ercole) e che Todd Armstrong interpreti un Giasone per nulla tormentato come invece la storia vorrebbe perché, in fondo, rispecchia perfettamente i dettami del peplum all'americana, dove ogni angoscia esistenziale era bandita per non turbare le famiglie.
In questo Don Chaffey, ottimo mestierante, si è dimostrato adattissimo perché perché la corsa è frizzante, divertente ed esotica quanto basta: scegliendo le suggestive le musiche di Bernard Herrmann (che quello stesso anno musicò Gli uccelli di Hitchcock) e la luminosità dei colori Eastman, ha ammantato tutto il film di una grandiosità che non è invecchiata di un giorno.
E poi c'è l'apporto impagabile di Ray Harryhausen! Persino lui considerava questo "il suo miglior film" e, ammirando il suo lavoro, personalmente trovo che abbia ampiamente dimostrato che la magia esiste davvero. Le scene che ha firmato, dallo scontro con le arpie, inquietanti e perfettamente integrate nell’azione, al gigantesco Talos, l'Idra ed, infine, la spaventosa orda di scheletri guerrieri, sono entrate tutte nell'antologia del Miglior Cinema. La scena degli scheletri è così rinomata da essere omaggiata a profusione: così a memoria mi tornano alla mente Guillermo Del Toro, che gli ha praticamente dedicato il suo kaiju movie (prima o poi Pacific Rim ve lo metto ^_^), Sam Raimi, il cui esercito di scheletri ne L'Armata delle Tenebre è quasi identico a 30 anni di distanza, ed ovviamente Don Bluth ed i suoi scheletri risorti dal fuoco in Taron, che devono aver impressionato tantissimo anche quel giovanissimo Burton che, guarda caso, si è poi appassionato di stop motion.
Regista ed attori hanno fatto tutti un lavoro molto più che discreto e se gli incredibili pupazzi animati, frutto del virtuosismo di Harryhausen, rubano la scena, a noi restano comunque ben 100 minuti di divertimento in cui la noia è bandita, 100 minuti di puro ritmo, 100 minuti di un classico la cui aura Cult non si è assolutamente dissipata né, probabilmente, si affievolirà in futuro! :D




A tutti voi, miei cari lettori:

Felice 2023!!

^__^

sabato 24 dicembre 2022

Le 5 leggende



Titolo originale: Rise of the Guardians
Nazione: USA
Anno: 2012
Genere: Animazione, Fantastico
Durata: 90'
Regia: Peter Ramsey


Trama:
L'Uomo Nero è tornato e viene ad oscurare, con la sua ombra malefica, i sogni di tutti i bambini. Al Polo Nord, presso il quartier generale di Babbo Natale, dopo tanti secoli di pace i mitici guardiani della fantasia sono colti impreparati ma l'Uomo della Luna arruola nelle loro file il giovane Jack Frost, spensierato e dispettoso Spirito dell'Inverno, e...

Commenti e recensione light:
Nato da un'azzeccatissima intuizione di William Joyce, il ciclo de I Guardiani dell'Infanzia (di cui troverete nella cartella i primi due volumi come mio personale regalo di Natale ^_^) racconta la storia dietro alle storie. Chi sono davvero i personaggi delle fiabe? Si conoscono? Sono amici?
Joyce aveva lavorato con Disney e Pixar, quindi conosceva l'ambiente e non aveva dubbi sul valore della sua opera ed infatti scatenò una bella lotta tra case di produzione. Ne ha vinto i diritti un entusiasta Guillermo del Toro, da sempre affascinato da fiabe e temi mitologici, possibilmente anche un po' dark. Ha cooptato il Pulitzer David Lindsay-Abaire a scrivere, con lo stesso Joyce, la sceneggiatura ed ha convinto entrambi della sua personalissima visione del "fantastico". Se c'è un vero autore di questo film è senza alcun dubbio il nostro genio messicano!
In Le 5 leggende, dedicato ad un pubblico (prevalentemente!) infantile, Guillermo si è trattenuto dagli eccessi horror del Labirinto del Fauno o, semplicemente, di Trollhunters, ma ha comunque permeato tutto il film con una sfumatura un po' più oscura della classica favola buonista di Natale. In effetti il cattivissimo Pitch (diminutivo di Pitch Black, cioè Buio Pesto che, da noi, corrisponde all'Uomo Nero) può fare davvero paura ma sono le sfumature "in ombra" di tutti gli altri personaggi a stupire lo spettatore ed a spingerlo ad immaginarne uno spessore assolutamente inatteso. Un po' inquietante, forse, ma molto più umano!
Lindsay-Abaire e Joyce hanno scritto un'ottima sceneggiatura, cosa rara ultimamente, basandola più sull'impianto epico-avventuroso che sulle facili battutine e sdolcinate citazioni tanto di moda negli ultimi anni. È una sceneggiatura lineare, chiara, ideale per i bambini ma anche ricca di spunti di riflessione adatti a tutte le età.
Lo staff della DreamWork, ovviamente, non ha bisogno di presentazioni ma qui, creando un The Avengers fantasy che si avvicina molto allo stile di Dragon Trainer, si è distinto in modo particolare. L'impianto visivo è spettacolare, con un uso del 3D finalmente adeguato che lascia a bocca aperta e, approfondendo, non posso che ammirare tutti i pregi di questo film: le scenografie studiate nei minimi particolari per riflettere le personalità dei loro abitanti, un'animazione fluida, attiva, in costante movimento (che purtroppo è causa degli screenshots di qualità discutibile) ed una fotografia magnetica che empatizza con il subconscio dello spettatore.
Nella versione originale, infine, il cast vocale con Chris Pine, Alec Baldwin, Hugh Jackman e Jude Law, è di gran lusso. Benché sia doppiato splendidamente, se ne avete la possibilità cercate di godervelo in inglese.
Quasi dimenticavo, questo è il film di esordio alla regia di un allora semisconosciuto Peter Ramsey ma che oggi ha alle spalle una discreta, e molto premiata, filmografia. Anche qui il nostro Guillermo ha fatto centro! ^_^
Le 5 leggende incanta in modo speciale per la forza dei sentimenti che emana, costringendo i più piccoli ad una facile immedesimazione e chi lo è stato tanto tempo fa a riscoprire il bambino che è in sé. È un vero piacere perdersi in questa storia divertente, commovente, edificante e dal sapore universale. :D


BUON NATALE A TUTTI!!! :D
ed un grosso abbraccio dal vostro 
ranmafan

martedì 20 dicembre 2022

Phantom - Alla ricerca del teschio sacro



Titolo originale: The Phantom<
Nazione: USA
Anno: 1996
Genere: Azione, Avventura
Durata: 96'
Regia: Simon Wincer
Cast: Billy Zane, Kristy Swanson, Treat Williams, Catherine Zeta-Jones, James Remar, Samantha Eggar


Trama:
Giungla del Bengala, 1938: un gruppo di malfattori è alla ricerca di teschi magici per conto dell’antica setta della Fratellanza Singh. Qualora ne ottenessero tre il loro capo avrebbe un potere enorme ma il leggendario Phantom è fermamente deciso ad impedirlo e...

Commenti e recensione light:
L'Uomo Mascherato, perché è così che i veterani lo conoscono davvero, è il padre di tutti i supereroi senza superpoteri. È dotato di caratteristiche fisiche al limite del sovrumano, certo, ed infatti eccelle in velocità, forza, intelligenza, logica ed intuizione ma deve tutto ciò solo all'allenamento ed alla dedizione. A parte la forza, le sue armi sono due normalissime Colt 42 che, ovviamente, non sbagliano mai un colpo. Bonariamente colonialista, quasi roosveltiano, è il prototipo del giustiziere palestrato della porta accanto come Batman, Ironman ed il loro precursore Zorro.
L'Uomo Mascherato, nato dalla penna di Lee Falk (il papà di Mandrake) e ritratto splendidamente da Ray Moore nasce nel '36 e, già tre anni dopo, è un tale successo da ottenere la sua tavola domenicale fissa (le trovate tutte, nella storica edizione dei Fratelli Spada, allegate come mio regalo prenatalizio ^_^).
Questo lungo preambolo è necessario per spiegare il perché dell'esistenza del film di stasera, Phantom - Alla ricerca del teschio sacro, un tale flop al botteghino americano che nemmeno uscì nelle nostre sale.
Prima di tutto è importante che capiate che questo è un fumettone e, come tale, va visto e goduto; ogni interpretazione, analisi o critica che voglia vederci altro non solo manca completamente il bersaglio ma dimostra anche una totale ignoranza del fumetto.
The Phanthom nasce come un Blockbuster travestito da B-Movie, un lavoro che non vuole essere preso sul serio (anzi, è pieno di autoironia) ma che sotto quel tono fracassone e retrò nasconde un autentico amore per l'avventura, l'eroismo ed il mistero che ammantava le gesta dell'eroe di Lee Falk.
Alle spalle di Phantom ci sono Jeffrey Boam, sceneggiatore di ben tre Arma letale, La zona morta ed Indiana Jones e l’ultima crociata, mentre alla regia c'è un Wincer che ha firmato, tra gli altri, Carabina Quigley, Harley Davidson & Marlboro Man e, soprattutto, Free Willy. Insieme ambientano la storia nel 1938, una data scelta un po’ per fare le cose per bene, dando al personaggio una buona origin story ed omaggiare le primissime strisce di Falk (The Singh Brotherhood e The Sky Band) ed un po’ perché solo un matto, avendone i mezzi, rinuncerebbe alla possibilità di far volare tutti quegli idrovolanti! Miyazaki capirebbe. ^___^
La sceneggiatura di Boam è, a volte, degna di affettuose pernacchie per i dialoghi didascalici ma è anche infarcita di trovate molto gustose e, talvolta, davvero modernissime (tanto da anticipare di anni il trucco con la matita di Joker °_°). Quanto a Wincer, si diverte palesemente, col suo bel budget da 45 milioni di dollari di allora, a giocare con le brutte (per oggi!) computer grafiche anni '90, gli stunt clamorosi e le costosissime scenografie da antologia del kitsch. Quasi lo si sente ridere mentre movimenta le infinite scene d'azione e gli attori, da un Billy Zane migliore del solito a Kristy Swanson, Catherine Zeta-Jones e, soprattutto, l'ottimo villain Treat Williams, si prestano al gioco con ironia e sfrenata vitalità. Anche perché girare in Australia, Thailandia e California dev'essere stato un piacere pure per loro.
Phantom è uno di quei film da vedere SOLO per gustare l'avventura senza nessun secondo fine, proprio come gli Indiana Jones, perché se si pretende di più se ne perde tutto il fascino (e ce n'è tanto, credetemi!). Se poi si ha la fortuna di essere cresciuti leggendo le imprese dell'Ombra che Cammina, non si può non ammirare quanto, malgrado tutto, Boam e Wincer siano riusciti a renderne il carattere tanto da sopraffarci di nostalgia! :D

lunedì 12 dicembre 2022

Nosferatu - Il Principe della notte



Titolo originale: Nosferatu, Phantom der Nacht
Nazione: GER(RFT) - FRA
Anno: 1978
Genere: Drammatico, Horror
Durata: 107'
Regia: Werner Herzog
Cast: Klaus Kinski, Bruno Ganz, Isabelle Adjani, Jacques Dufilho, Clemens Scheitz, Walter Ladengast


Trama:
Jonathan Harker è un ambizioso agente immobiliare incaricato di concludere la vendita di una proprietà in Transilvania ed anche se la sua giovane moglie, Lucy, ha una premonizione e vorrebbe fermarlo, nulla riesce a frenare la sua voglia di successo. Tuttavia, quando arriva ai Carpazi si scontra col conte Dracula, sinistro vampiro assetato di sangue umano, e...

Commenti e recensione light:
Quando venne annunciata la produzione di questo film, la critica salì immediatamente sulle barricate in difesa del capolavoro di Murnau del '22. Da ignorante non mi spiegavo il perché di tanta furia, questo non era certo il primo remake della storia del cinema! Ovviamente, quando ebbi l'opportunità di vedere l'originale, dove la lunga ombra del nazismo che incombeva sulla democrazia malata è addirittura palpabile, ho capito perché fossero tutti così preoccupati ma, per fortuna, anche Herzog aveva amato quella vecchia pellicola ed il suo Nosferatu è decisamente più uno splendido omaggio che non una squallida operazione di marketing.
Benché abbia cambiato i nomi ai personaggi, restituendogli quelli di Bram Stoker che Murnau non aveva utilizzato per motivi di copyright, Herzog ha mantenuto tutto lo spessore e la drammaticità del primo film ma, con la sua sensibilità da Neuer Deutscher Film, gli aggiunge ulteriori e più moderni livelli di lettura. Da un punto di vista artistico-letterario direi che non guarda più solo a Murnau e Stoker ma permea il suo film di brumosità fiamminga e della drammaticità tragica di Poe e Lovecraft, strappando il Male dalla sua raffigurazione stereotipata e rendendolo così spaventosamente tridimensionale che persino l'eroico, seppur inutile, sacrificio della giovane protagonista è solo un inciampo sulla sua avanzata trionfale. La spettacolare e quasi felliniana danza solitaria di Dracula, nella piazza svuotata dalla pestilenza che si è portato appresso, è una scena da antologia ed ha tutta la potenza di un affresco escatologico medievale. °_°
E poi c'è lui, l'inarrivabile Klaus Kinski nella sua interpretazione più sconvolgente!
Mai si era visto un Dracula così memorabile, prigioniero della sua condizione di non morto e condannato ad un'imperitura solitudine priva di qualsiasi sentimento umano. Pallido, calvo e disperato, Kinski è l'esempio perfetto di magica adesione uomo-personaggio: l'insana ferocia, l'assatanata carnalità, la corporalità impetuosa, si fondono in una vis attorica ineguagliabile. Durante tutta la visione si è costantemente attanagliati dal dubbio di quanto sia recita e quanto la reale anima dell'attore. Disse Herzog che "si atteggiava a messia convinto di essere un genio", forse esagerava ma la magnetica trance, che avevamo già visto in Aguirre, ha reso irripetibile la consonanza di Kinski con l'infernale vampiro; mi spiace per Max Schreck, ottimo nella prima pellicola, ma ormai Nosferatu è e sarà solo lui!
Nosferatu - Il Principe della notte, benché realizzato con pochissimi mezzi e remake di un film già importantissimo, grazie al lavoro di Herzog e l'interpretazione del "suo" Kinski è un’opera assolutamente originale ed affascinante che non smette mai di svelare, ad ogni visione, nuovi significati nascosti, vera firma dei più grandi capolavori! :D

lunedì 5 dicembre 2022

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

Titolo originale: Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
Nazione: ITA
Anno: 1984
Genere: Commedia
Durata: 126'
Regia: Mario Monicelli
Cast: Ugo Tognazzi, Maurizio Nichetti, Lello Arena, Alberto Sordi, Annabella Schiavone, Carlo Bagno


Trama:
Bertoldo, contadino arguto, entra nelle grazie del re Alboino. Dopo un periodo a corte torna al suo villaggio solo per scoprire che la moglie ed il suo sciocco figlio sono stati ingannati da frà Cipolla da Frolosone. Si mette a cercarlo meditando vendetta e...

Commenti e recensione light:
Ancora Medioevo!
Dopo il successone dei film di Brancaleone Monicelli torna a giocare con quel periodo storico (benché qui vada più indietro di quasi cinquecento anni) e, come faceva spesso, ci gioca contemporaneamente in modo sia grezzo che raffinato.
Il lato grezzo e più palese, magistralmente interpretato da un Tognazzi che più brutto non si può ma di ricco di popolana sagacia, ricorda al mondo che “Quando il culo è avvezzo al peto, non si può tenerlo cheto”. Quello raffinato è frutto della riscoperta di quella cultura carnevalesca europea, dimenticata dalla storiografia ufficiale ed accademica ma rimasta viva e feconda nel volgo fino ad oggi. È una cultura antica che, proprio perché popolare, solo in rarissimi casi è giunta fino a noi sotto forma scritta e solo quando a firmarla sono stati autori già famosissimi: penso al Boccaccio, ovviamente, ma anche a Rabelais, a Chaucer, a Plauto. Oppure per caso, come gli autori del Carmina Burana. È un filone che scorre parallelo all'arte con la maiuscola, snobbata dalle corti ma vivissima nelle taverne e nelle piazze, e che collega i cantastorie, come il Giulio Cesare Croce autore di questa vicenda, i teatranti, come il Goldoni che la traspose per la sua compagnia, ed i cantanti di ballate popolari, la cui eco è molto più vicina a noi di quanto immaginiamo! Molto dell'umorismo di Monicelli nasce proprio da questi autori "minori" che, con lui, continuano a vivere in Amici miei o, più drammaticamente, in Un borghese piccolo piccolo.
Qui Monicelli e Croce ironizzano in maniera esilarante su un mondo lontano ma allo stesso tempo noto e vicino a noi, un periodo storico funestato dalla miseria e dall’ignoranza, un’epoca nella quale, per non soccombere, era più che mai necessaria la cosiddetta "arte di arrangiarsi". Sia per Croce, nel '600, che per Monicelli oggi, Bertoldo ne è l’emblema ed addirittura l’archetipo di un certo modo di essere italiani.
Purtroppo questo film non venne capito né dal pubblico né dalla critica, probabilmente perché si aspettavano uno spin-off di Brancaleone e non una raffinatissima riedizione del teatro della Commedia dell'Arte, con i suoi stereotipi, le giullarate e le maschere... soggetti che all'epoca erano virtualmente sotto copyright esclusivo di Dario Fo. Ed ecco quindi sprecate, oltre a quella del già citato Tognazzi, la strepitosa interpretazione di Lello Arena, forse la sua più bella, che pur essendo totalmente estremizzata (pare il re di bastoni!) riesce a renderla vivacissima e vivissima, o ancora quella di Annabella Schiavone, in una Marcolfa indimenticabile.
Ritengo sia passato abbastanza tempo e, forse, oggi siamo più pronti ad apprezzare, oltre alla bellissima fotografia di Camillo Bazzoni, il profondo, ed a mio avviso riuscitissimo, progetto che Monicelli aveva in mente per questo suo Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno! :D 

domenica 27 novembre 2022

Pallottole su Broadway

Titolo originale: Bullets over Broadway
Nazione: USA
Anno: 1994
Genere: Commedia
Durata: 98'
Regia: Woody Allen
Cast: John Cusack, Jennifer Tilly, Dianne Wiest, Chazz Palminteri, Tracey Ullman, Jack Warden, Rob Reiner


Trama:
Il giovane commediografo David Shayne vuole sfondare a Broadway. Per mettere in scena il proprio spettacolo deve scendere a compromessi ed è costretto ad ingaggiare la pupa di un boss. Si tratta di una vera incapace ma...

Commenti e recensione light:
Questo è il classico "film minore" di Woody Allen eppure, anche rivedendolo dopo così tanti anni, non solo ha ancora un suo validissimo perché ma è da considerare, a tutti gli effetti, un gioiellino.
La verità è che non importa quanti soldi spendi in CGI ed effetti speciali, senza un bel copione ogni film è mediocre. Che pure non è che qui Allen abbia risparmiato in costumi e ricostruzioni, anzi!, ma se questo Pallottole su Broadway fosse stato girato in bianco e nero con gente vestita di cartone avrebbe funzionato comunque, proprio grazie alla spettacolare sceneggiatura scritta, cosa rara, a quattro mani da lui e Douglas McGrath e giustamente candidata agli Oscar (una delle 24 volte nel corso degli anni).
C'è poi quello spessore in più che Woody Allen riesce sempre a mettere nei suoi lavori, che non sono mai "solo" puro divertimento; che ci faccia ridere ridicolizzando le dittature, il sesso, lo sport, l’amore o le nevrosi, insinua sempre nello spettatore delle domande che rendono i suoi lavori molto più intelligenti del necessario e di questo lo dobbiamo davvero ringraziare. Qui ci spinge a chiederci chi sia davvero l'artista, scusate se è poco.
Pallottole su Broadway è una commedia vivace la cui storia procede senza momenti morti (ci sono morti veri ma è un'altra storia ^_^) proprio grazie ai dialoghi fulminanti, ai divertenti colpi di scena ed ai personaggi delineati perfettamente ma sono da ammirare anche gli attori, che non sbagliano una virgola, la raffinata fotografia di Carlo Di Palma e la godibilissima colonna sonora a base di musiche anni ’20. Un gran bel film, insomma!  :D


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