martedì 14 febbraio 2023

La sposa cadavere

Titolo originale: Corpse Bride
Nazione: UK
Anno: 2005
Genere: Commedia, Animazione, Musicale
Durata: 75'
Regia: Tim Burton, Mike Johnson (II)
Cast: Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Emily Watson, Tracey Ullman, Paul Whitehouse

Trama:
Victor, goffo giovane pianista, per prepararsi alle nozze (combinate) con Victoria infila per errore l'anello di fidanzamento al dito di una donna morta. Quando questa si risveglia, conduce Victor nel mondo dell'aldilà, lo reclama come legittimo marito e....

Commenti e recensione light:
La sposa cadavere è un distillato di tutta l'opera di Burton e, forse, di lui stesso.
Questo gioiello, di rara leggerezza, è interamente giocato sul contrasto tra il mondo dei vivi, cupo e formale, e quello dei morti, allegro, coloratissimo e spensierato, in una storia decisamente macabra ma anche spiritosa. Lo spunto è tratto dalle tradizioni ebreo-russe del XIX secolo (mi viene spontaneo ricordare la scena del sogno del cimitero ne Il violinista sul tetto) in cui si narrava di matrimoni rovinati da antisemiti che arrivavano anche a rapire la sposa, ucciderla e seppellirla con ancora indosso l'abito nuziale. Mettiamoci anche le stupende atmosfere che, con quelle fantastiche ambientazioni notturne dominate dai blu ed i viola, sono così prossime a Il Mistero di Sleepy Hollow e l'horror è davvero vicino.
Ed invece ecco il magico Burton che, come è solito fare quando tratta di fantasmi, maschere e cadaveri, si diverte a capovolgere il pensiero comune!
Era già successo in Beetlejuice (di cui cita la scena della cena con i mostri che appaiono dietro ai commensali) dove "gli sposi cadaveri" avevano più amore dei traslocanti cittadini; era successo in Batman, dove i cattivi erano sicuramente più umani dei "buoni", e succederà ancora tante altre volte, come in Coraline. Burton è ancora una volta quel crogiolo di inventiva che ibrida splendidamente la favola oscura, qui in perenne ambientazione notturna e ricolma di malinconia, alla dolcezza ed il divertimento di quel mondo che non è proprio "morte" quanto "après-vie".^__^
Insomma, La sposa cadavere è Tim Burton allo stato puro, compresi ovviamente i suoi feticci: Helena Bohnam Carter, Johnny Depp e le fantastiche musiche di Danny Elfman.
Mi piacerebbe dilungarmi sul comparto tecnico ma mi trattengo; mi permetto solo elogiare l'uso delle fantastiche Canon Eos-1D Mark II con lenti Nikon da 14mm/105mm, soluzione eretica ed assolutamente innovativa per l'epoca. Con questa accoppiata i tecnici riuscirono finalmente a riprodurre un'immagine identica a quella delle lenti da 35mm analogiche e quindi a realizzare il primo film in stop-motion animato anche digitalmente! L’unione del comparto digitale con quello più artigianale della stop-motion si è dimostrato uno sposalizio (il termine è scelto con cura ^_^) artistico di grandissimo livello che, a quanto pare, Harryhausen ha amato immensamente.
I più piccoli, che tanto ormai sono molto più svegli di quanto eravamo noi, rimarranno folgorati dalla grafica accattivante ed un po’ creepy, mentre gli adulti potranno divertirsi ad analizzarne più a fondo le simbologie (tantissime ed, a volte, molto profonde) che lo rendono un film da non perdere non solo per gli amanti dell’animazione.
Pensato per Halloween, perché La sposa cadavere è ovviamente una favola nera, grazie ai suoi personaggi indimenticabili e dotati di prorompente umanità, vivi o morti che siano, esplode in una delle più belle storie d'amore (naturalmente struggente come nella pura tradizione burtoniana) mai girate e risulta adattissima per San Valentino. Magari un San Valentino un po' diverso, uno forse grigio nel mondo reale ma coloratissimo in quello della fantasia! :D

domenica 22 gennaio 2023

Battleship

Titolo originale: Battleship
Nazione: USA
Anno: 2012
Genere: Azione, Fantascienza
Durata: 131'
Regia: Peter Berg
Cast: Taylor Kitsch, Liam Neeson, Alexander Skarsgård, Josh Pence, Rihanna, Jesse Plemons, Peter MacNicol

Trama:
Per salvare il pianeta da un attacco alieno, gli Stati Uniti sguinzagliano la Marina. All’ammiraglio Shane va il compito di coordinare le operazioni mentre, sotto il suo comando, i fratelli ufficiali Hopper si trovano in prima linea e...

Commenti e recensione light:
Battleship è un fumettone senza alcuna pretesa di spessore, valore artistico e, Dio non voglia, intelligenza.
Detto questo, grazie ad un sacco di soldi ed ad un'autoironia azzeccatissima (palpabile sin dall'apertura con lo sketch del "chiken burrito" ripreso pari pari dal celebre video virale che girava sul Tubo), invece di limitarsi ad essere l'ennesimo filmone catastrofico americano, di cui comunque sfrutta tutte le caratteristiche, riesce a crearsi una categoria tutta sua, un po' Blockbuster ed un (bel) po' parodia. Citando a piene mani Transformers, Halo, Space Cowboys, Indipendance Day, Armageddon, Titanic ma anche Top Gun, persino i Power Rangers e chi più ne ha più ne metta, cattura per ben due ore l'attenzione dello spettatore, strappandogli spesso più di qualche sorriso.
Poco importa che la sceneggiatura abbia buchi logici pazzeschi (come ho detto, l'intelligenza non è richiesta né la benvenuta in questo film), dopotutto la trama è costruita su quello stesso gioco da tavolo che ci ha visti attori di sfide memorabili, ben nascosti nelle ultime file delle classi scolastiche ed incuranti dei pessimi voti che stavamo per collezionare. ^__^
Peter Berg usa sfacciatamente tutto il repertorio di Christian Bale, d'altra parte il budget lo permette, ed il cast è stato chiaramente scelto dall'ufficio marketing con l'unico obbiettivo di stuzzicare al massimo l'interesse del pubblico. In realtà, a parte Skarsgård che, effettivamente, ci si mette visibilmente d'impegno, tutti gli altri fanno solo il minimo sindacale: Liam Neeson poteva tranquillamente non presentarsi e la giovanissima Rihanna, qui alla sua prima apparizione cinematografica, si è meritatamente aggiudicata il Razzie award per l'attrice non protagonista dell'anno. Ma anche questo non importa perché Battleship, con la sua verve da B movie ipertrofico, grazie alla sua vena farsesca e quasi circense sfocia nell'assurdo controllato della presa per i fondelli ben riuscita e quindi, malgrado sia una boiata colossale, è divertente come pochi!
Se visto con lo spirito giusto, e non è difficile calarcisi perché è il film stesso che vi ci porta, è una corsa forsennata con diversi "WOW" adrenalinici ed una soddisfazione finale che, benché cinefilicamente ingiustificata, è assolutamente appagante! :D

mercoledì 11 gennaio 2023

Miss Pettigrew

Titolo originale: Miss Pettigrew Lives for a Day
Nazione: UK
Anno: 2008
Genere: Commedia
Durata: 92'
Regia: Bharat Nalluri
Cast: Frances McDormand, Amy Adams, Lee Pace, Ciarán Hinds, Mark Strong, Shirley Henderson

Trama:
Nella Londra degli anni '30 Guinevere Pettigrew, governante di mezz'età, viene licenziata ingiustamente dal suo posto di lavoro. Povera in canna, nel tentativo di trovare un nuovo impiego si imbatte in Delysia Lafosse, un'attrice e cantante americana, finisce rapita dal suo mondo scintillante e mondano e...

Commenti e recensione light:
Mi viene difficile scrivere di questo film senza diventare subito polemico perché aveva tutte le carte in regola per avere un più che discreto successo ed invece non è nemmeno arrivato alle sale italiane! In quei giorni i nostri distributori decisero di proiettare 10.000 A.C. (e persino 21 di Luketic!) ma questo gioiellino britannico lo destinarono direttamente all'Home Video. >_<
Non uso volentieri il termine "perfetto" perché lo trovo abusato, e in questo caso sarebbe comunque un po' pretenzioso, ma sono quasi tentato di dar ragione ai molti critici stranieri che l'hanno usato perché Nalluri ci è andato davvero vicino. Partendo da un romanzo di Winifred Watson (che, casualmente, trovate nella cartella ^_^) ha diretto, in questa deliziosa e sofisticata commedia degli equivoci dall'impianto quasi teatrale, un cast stellare ed incredibilmente adatto. Frances McDormand, che vanta ben tre Premi Oscar come miglior attrice protagonista è, ancora una volta, a completo agio nel suo ruolo da disadattata, brusca ma con un lato imprevedibilmente dolce. Al suo fianco esplode una Amy Adams assolutamente spumeggiante! La sua recitazione, molto sopra le righe, caricata, tutta moine e mossette, definisce esattamente il personaggio: una donna un po' svampita, fuori degli schemi dell’epoca, sbarazzina in superficie ma determinata nella realtà dei fatti. Anche se sa fare altro, trovo che la Adams sia particolarmente adatta a questi ruoli di ragazza ingenua ed infatti Come d'incanto si reggeva interamente sulla sua spontaneità e tenerezza. Entrambe le attrici descrivono splendidamente la maturazione sentimentale e fisica dei loro personaggi e di come, strappandosi la maschera indossata in società, riescano a regalarsi un futuro prima inimmaginabile. La storia conduce ad un finale molto happy che, seppur prevedibile, è risolto in maniera intelligente e delicata, capace di convincere lo spettatore, almeno per un momento, che con lo giusto spirito tutto sia possibile anche nella vita reale e non solo nelle fiabe.
Miss Pettigrew, o Un giorno di gloria per Miss Pettigrew come venne rinominata quando passò in TV, è una commedia ben scritta, coinvolgente e spassosa, con ambienti e scenografie di gran lusso, costumi anni '30 come solo gli inglesi sanno fare ed una colonna sonora jazz capace di creare un'atmosfera vintage davvero suggestiva. Abbinandoci un cast che, oltre alle due protagoniste, ha dei comprimari di altissimo livello era inevitabile che arrivasse nelle prime posizioni delle classifiche di quell'anno... all'estero. Pazienza, vorrà dire che ce la possiamo godere oggi, al suo meglio, come se fosse un'assoluta novità! :D

sabato 31 dicembre 2022

Gli Argonauti



Titolo originale: Jason and the Argonauts
Nazione: USA
Anno: 1963
Genere: Avventura, Fantastico
Durata: 104'
Regia: Don Chaffey
Cast: Todd Armstrong, Honor Blackman, Nigel Green, Nancy Kovack, Gary Raymond, Niall MacGinnis


Trama:
Giasone è inviato alla ricerca del Vello d'Oro dal re della Tessalia Pelia. Quest'ultimo, però, cerca di sabotare la spedizione perché un oracolo ha predetto che ad ucciderlo sarà proprio il giovane eroe, capitano della Argo, e...

Commenti e recensione light:
Gli Argonauti è, ancora oggi e dopo ben sessant'anni, un eccellente gioiello fantastico-mitologico. Al netto della sua semplicità è un film divertentissimo da seguire grazie al ritmo sempre più incalzante, ai suoi momenti di puro trash (senza mai scadere veramente nel ridicolo) ed, ovviamente, ai suoi fantastici mostri. Pensare che questi interagissero così bene con gli attori già allora è impressionante, altro che CGI!
Poco importa se Le Argonautiche originali siano solo una vaga ispirazione (nonostante l’ottima gestione della storia di Ercole) e che Todd Armstrong interpreti un Giasone per nulla tormentato come invece la storia vorrebbe perché, in fondo, rispecchia perfettamente i dettami del peplum all'americana, dove ogni angoscia esistenziale era bandita per non turbare le famiglie.
In questo Don Chaffey, ottimo mestierante, si è dimostrato adattissimo perché perché la corsa è frizzante, divertente ed esotica quanto basta: scegliendo le suggestive le musiche di Bernard Herrmann (che quello stesso anno musicò Gli uccelli di Hitchcock) e la luminosità dei colori Eastman, ha ammantato tutto il film di una grandiosità che non è invecchiata di un giorno.
E poi c'è l'apporto impagabile di Ray Harryhausen! Persino lui considerava questo "il suo miglior film" e, ammirando il suo lavoro, personalmente trovo che abbia ampiamente dimostrato che la magia esiste davvero. Le scene che ha firmato, dallo scontro con le arpie, inquietanti e perfettamente integrate nell’azione, al gigantesco Talos, l'Idra ed, infine, la spaventosa orda di scheletri guerrieri, sono entrate tutte nell'antologia del Miglior Cinema. La scena degli scheletri è così rinomata da essere omaggiata a profusione: così a memoria mi tornano alla mente Guillermo Del Toro, che gli ha praticamente dedicato il suo kaiju movie (prima o poi Pacific Rim ve lo metto ^_^), Sam Raimi, il cui esercito di scheletri ne L'Armata delle Tenebre è quasi identico a 30 anni di distanza, ed ovviamente Don Bluth ed i suoi scheletri risorti dal fuoco in Taron, che devono aver impressionato tantissimo anche quel giovanissimo Burton che, guarda caso, si è poi appassionato di stop motion.
Regista ed attori hanno fatto tutti un lavoro molto più che discreto e se gli incredibili pupazzi animati, frutto del virtuosismo di Harryhausen, rubano la scena, a noi restano comunque ben 100 minuti di divertimento in cui la noia è bandita, 100 minuti di puro ritmo, 100 minuti di un classico la cui aura Cult non si è assolutamente dissipata né, probabilmente, si affievolirà in futuro! :D




A tutti voi, miei cari lettori:

Felice 2023!!

^__^

sabato 24 dicembre 2022

Le 5 leggende



Titolo originale: Rise of the Guardians
Nazione: USA
Anno: 2012
Genere: Animazione, Fantastico
Durata: 90'
Regia: Peter Ramsey


Trama:
L'Uomo Nero è tornato e viene ad oscurare, con la sua ombra malefica, i sogni di tutti i bambini. Al Polo Nord, presso il quartier generale di Babbo Natale, dopo tanti secoli di pace i mitici guardiani della fantasia sono colti impreparati ma l'Uomo della Luna arruola nelle loro file il giovane Jack Frost, spensierato e dispettoso Spirito dell'Inverno, e...

Commenti e recensione light:
Nato da un'azzeccatissima intuizione di William Joyce, il ciclo de I Guardiani dell'Infanzia (di cui troverete nella cartella i primi due volumi come mio personale regalo di Natale ^_^) racconta la storia dietro alle storie. Chi sono davvero i personaggi delle fiabe? Si conoscono? Sono amici?
Joyce aveva lavorato con Disney e Pixar, quindi conosceva l'ambiente e non aveva dubbi sul valore della sua opera ed infatti scatenò una bella lotta tra case di produzione. Ne ha vinto i diritti un entusiasta Guillermo del Toro, da sempre affascinato da fiabe e temi mitologici, possibilmente anche un po' dark. Ha cooptato il Pulitzer David Lindsay-Abaire a scrivere, con lo stesso Joyce, la sceneggiatura ed ha convinto entrambi della sua personalissima visione del "fantastico". Se c'è un vero autore di questo film è senza alcun dubbio il nostro genio messicano!
In Le 5 leggende, dedicato ad un pubblico (prevalentemente!) infantile, Guillermo si è trattenuto dagli eccessi horror del Labirinto del Fauno o, semplicemente, di Trollhunters, ma ha comunque permeato tutto il film con una sfumatura un po' più oscura della classica favola buonista di Natale. In effetti il cattivissimo Pitch (diminutivo di Pitch Black, cioè Buio Pesto che, da noi, corrisponde all'Uomo Nero) può fare davvero paura ma sono le sfumature "in ombra" di tutti gli altri personaggi a stupire lo spettatore ed a spingerlo ad immaginarne uno spessore assolutamente inatteso. Un po' inquietante, forse, ma molto più umano!
Lindsay-Abaire e Joyce hanno scritto un'ottima sceneggiatura, cosa rara ultimamente, basandola più sull'impianto epico-avventuroso che sulle facili battutine e sdolcinate citazioni tanto di moda negli ultimi anni. È una sceneggiatura lineare, chiara, ideale per i bambini ma anche ricca di spunti di riflessione adatti a tutte le età.
Lo staff della DreamWork, ovviamente, non ha bisogno di presentazioni ma qui, creando un The Avengers fantasy che si avvicina molto allo stile di Dragon Trainer, si è distinto in modo particolare. L'impianto visivo è spettacolare, con un uso del 3D finalmente adeguato che lascia a bocca aperta e, approfondendo, non posso che ammirare tutti i pregi di questo film: le scenografie studiate nei minimi particolari per riflettere le personalità dei loro abitanti, un'animazione fluida, attiva, in costante movimento (che purtroppo è causa degli screenshots di qualità discutibile) ed una fotografia magnetica che empatizza con il subconscio dello spettatore.
Nella versione originale, infine, il cast vocale con Chris Pine, Alec Baldwin, Hugh Jackman e Jude Law, è di gran lusso. Benché sia doppiato splendidamente, se ne avete la possibilità cercate di godervelo in inglese.
Quasi dimenticavo, questo è il film di esordio alla regia di un allora semisconosciuto Peter Ramsey ma che oggi ha alle spalle una discreta, e molto premiata, filmografia. Anche qui il nostro Guillermo ha fatto centro! ^_^
Le 5 leggende incanta in modo speciale per la forza dei sentimenti che emana, costringendo i più piccoli ad una facile immedesimazione e chi lo è stato tanto tempo fa a riscoprire il bambino che è in sé. È un vero piacere perdersi in questa storia divertente, commovente, edificante e dal sapore universale. :D


BUON NATALE A TUTTI!!! :D
ed un grosso abbraccio dal vostro 
ranmafan

martedì 20 dicembre 2022

Phantom - Alla ricerca del teschio sacro



Titolo originale: The Phantom<
Nazione: USA
Anno: 1996
Genere: Azione, Avventura
Durata: 96'
Regia: Simon Wincer
Cast: Billy Zane, Kristy Swanson, Treat Williams, Catherine Zeta-Jones, James Remar, Samantha Eggar


Trama:
Giungla del Bengala, 1938: un gruppo di malfattori è alla ricerca di teschi magici per conto dell’antica setta della Fratellanza Singh. Qualora ne ottenessero tre il loro capo avrebbe un potere enorme ma il leggendario Phantom è fermamente deciso ad impedirlo e...

Commenti e recensione light:
L'Uomo Mascherato, perché è così che i veterani lo conoscono davvero, è il padre di tutti i supereroi senza superpoteri. È dotato di caratteristiche fisiche al limite del sovrumano, certo, ed infatti eccelle in velocità, forza, intelligenza, logica ed intuizione ma deve tutto ciò solo all'allenamento ed alla dedizione. A parte la forza, le sue armi sono due normalissime Colt 42 che, ovviamente, non sbagliano mai un colpo. Bonariamente colonialista, quasi roosveltiano, è il prototipo del giustiziere palestrato della porta accanto come Batman, Ironman ed il loro precursore Zorro.
L'Uomo Mascherato, nato dalla penna di Lee Falk (il papà di Mandrake) e ritratto splendidamente da Ray Moore nasce nel '36 e, già tre anni dopo, è un tale successo da ottenere la sua tavola domenicale fissa (le trovate tutte, nella storica edizione dei Fratelli Spada, allegate come mio regalo prenatalizio ^_^).
Questo lungo preambolo è necessario per spiegare il perché dell'esistenza del film di stasera, Phantom - Alla ricerca del teschio sacro, un tale flop al botteghino americano che nemmeno uscì nelle nostre sale.
Prima di tutto è importante che capiate che questo è un fumettone e, come tale, va visto e goduto; ogni interpretazione, analisi o critica che voglia vederci altro non solo manca completamente il bersaglio ma dimostra anche una totale ignoranza del fumetto.
The Phanthom nasce come un Blockbuster travestito da B-Movie, un lavoro che non vuole essere preso sul serio (anzi, è pieno di autoironia) ma che sotto quel tono fracassone e retrò nasconde un autentico amore per l'avventura, l'eroismo ed il mistero che ammantava le gesta dell'eroe di Lee Falk.
Alle spalle di Phantom ci sono Jeffrey Boam, sceneggiatore di ben tre Arma letale, La zona morta ed Indiana Jones e l’ultima crociata, mentre alla regia c'è un Wincer che ha firmato, tra gli altri, Carabina Quigley, Harley Davidson & Marlboro Man e, soprattutto, Free Willy. Insieme ambientano la storia nel 1938, una data scelta un po’ per fare le cose per bene, dando al personaggio una buona origin story ed omaggiare le primissime strisce di Falk (The Singh Brotherhood e The Sky Band) ed un po’ perché solo un matto, avendone i mezzi, rinuncerebbe alla possibilità di far volare tutti quegli idrovolanti! Miyazaki capirebbe. ^___^
La sceneggiatura di Boam è, a volte, degna di affettuose pernacchie per i dialoghi didascalici ma è anche infarcita di trovate molto gustose e, talvolta, davvero modernissime (tanto da anticipare di anni il trucco con la matita di Joker °_°). Quanto a Wincer, si diverte palesemente, col suo bel budget da 45 milioni di dollari di allora, a giocare con le brutte (per oggi!) computer grafiche anni '90, gli stunt clamorosi e le costosissime scenografie da antologia del kitsch. Quasi lo si sente ridere mentre movimenta le infinite scene d'azione e gli attori, da un Billy Zane migliore del solito a Kristy Swanson, Catherine Zeta-Jones e, soprattutto, l'ottimo villain Treat Williams, si prestano al gioco con ironia e sfrenata vitalità. Anche perché girare in Australia, Thailandia e California dev'essere stato un piacere pure per loro.
Phantom è uno di quei film da vedere SOLO per gustare l'avventura senza nessun secondo fine, proprio come gli Indiana Jones, perché se si pretende di più se ne perde tutto il fascino (e ce n'è tanto, credetemi!). Se poi si ha la fortuna di essere cresciuti leggendo le imprese dell'Ombra che Cammina, non si può non ammirare quanto, malgrado tutto, Boam e Wincer siano riusciti a renderne il carattere tanto da sopraffarci di nostalgia! :D

lunedì 12 dicembre 2022

Nosferatu - Il Principe della notte



Titolo originale: Nosferatu, Phantom der Nacht
Nazione: GER(RFT) - FRA
Anno: 1978
Genere: Drammatico, Horror
Durata: 107'
Regia: Werner Herzog
Cast: Klaus Kinski, Bruno Ganz, Isabelle Adjani, Jacques Dufilho, Clemens Scheitz, Walter Ladengast


Trama:
Jonathan Harker è un ambizioso agente immobiliare incaricato di concludere la vendita di una proprietà in Transilvania ed anche se la sua giovane moglie, Lucy, ha una premonizione e vorrebbe fermarlo, nulla riesce a frenare la sua voglia di successo. Tuttavia, quando arriva ai Carpazi si scontra col conte Dracula, sinistro vampiro assetato di sangue umano, e...

Commenti e recensione light:
Quando venne annunciata la produzione di questo film, la critica salì immediatamente sulle barricate in difesa del capolavoro di Murnau del '22. Da ignorante non mi spiegavo il perché di tanta furia, questo non era certo il primo remake della storia del cinema! Ovviamente, quando ebbi l'opportunità di vedere l'originale, dove la lunga ombra del nazismo che incombeva sulla democrazia malata è addirittura palpabile, ho capito perché fossero tutti così preoccupati ma, per fortuna, anche Herzog aveva amato quella vecchia pellicola ed il suo Nosferatu è decisamente più uno splendido omaggio che non una squallida operazione di marketing.
Benché abbia cambiato i nomi ai personaggi, restituendogli quelli di Bram Stoker che Murnau non aveva utilizzato per motivi di copyright, Herzog ha mantenuto tutto lo spessore e la drammaticità del primo film ma, con la sua sensibilità da Neuer Deutscher Film, gli aggiunge ulteriori e più moderni livelli di lettura. Da un punto di vista artistico-letterario direi che non guarda più solo a Murnau e Stoker ma permea il suo film di brumosità fiamminga e della drammaticità tragica di Poe e Lovecraft, strappando il Male dalla sua raffigurazione stereotipata e rendendolo così spaventosamente tridimensionale che persino l'eroico, seppur inutile, sacrificio della giovane protagonista è solo un inciampo sulla sua avanzata trionfale. La spettacolare e quasi felliniana danza solitaria di Dracula, nella piazza svuotata dalla pestilenza che si è portato appresso, è una scena da antologia ed ha tutta la potenza di un affresco escatologico medievale. °_°
E poi c'è lui, l'inarrivabile Klaus Kinski nella sua interpretazione più sconvolgente!
Mai si era visto un Dracula così memorabile, prigioniero della sua condizione di non morto e condannato ad un'imperitura solitudine priva di qualsiasi sentimento umano. Pallido, calvo e disperato, Kinski è l'esempio perfetto di magica adesione uomo-personaggio: l'insana ferocia, l'assatanata carnalità, la corporalità impetuosa, si fondono in una vis attorica ineguagliabile. Durante tutta la visione si è costantemente attanagliati dal dubbio di quanto sia recita e quanto la reale anima dell'attore. Disse Herzog che "si atteggiava a messia convinto di essere un genio", forse esagerava ma la magnetica trance, che avevamo già visto in Aguirre, ha reso irripetibile la consonanza di Kinski con l'infernale vampiro; mi spiace per Max Schreck, ottimo nella prima pellicola, ma ormai Nosferatu è e sarà solo lui!
Nosferatu - Il Principe della notte, benché realizzato con pochissimi mezzi e remake di un film già importantissimo, grazie al lavoro di Herzog e l'interpretazione del "suo" Kinski è un’opera assolutamente originale ed affascinante che non smette mai di svelare, ad ogni visione, nuovi significati nascosti, vera firma dei più grandi capolavori! :D

lunedì 5 dicembre 2022

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

Titolo originale: Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
Nazione: ITA
Anno: 1984
Genere: Commedia
Durata: 126'
Regia: Mario Monicelli
Cast: Ugo Tognazzi, Maurizio Nichetti, Lello Arena, Alberto Sordi, Annabella Schiavone, Carlo Bagno


Trama:
Bertoldo, contadino arguto, entra nelle grazie del re Alboino. Dopo un periodo a corte torna al suo villaggio solo per scoprire che la moglie ed il suo sciocco figlio sono stati ingannati da frà Cipolla da Frolosone. Si mette a cercarlo meditando vendetta e...

Commenti e recensione light:
Ancora Medioevo!
Dopo il successone dei film di Brancaleone Monicelli torna a giocare con quel periodo storico (benché qui vada più indietro di quasi cinquecento anni) e, come faceva spesso, ci gioca contemporaneamente in modo sia grezzo che raffinato.
Il lato grezzo e più palese, magistralmente interpretato da un Tognazzi che più brutto non si può ma di ricco di popolana sagacia, ricorda al mondo che “Quando il culo è avvezzo al peto, non si può tenerlo cheto”. Quello raffinato è frutto della riscoperta di quella cultura carnevalesca europea, dimenticata dalla storiografia ufficiale ed accademica ma rimasta viva e feconda nel volgo fino ad oggi. È una cultura antica che, proprio perché popolare, solo in rarissimi casi è giunta fino a noi sotto forma scritta e solo quando a firmarla sono stati autori già famosissimi: penso al Boccaccio, ovviamente, ma anche a Rabelais, a Chaucer, a Plauto. Oppure per caso, come gli autori del Carmina Burana. È un filone che scorre parallelo all'arte con la maiuscola, snobbata dalle corti ma vivissima nelle taverne e nelle piazze, e che collega i cantastorie, come il Giulio Cesare Croce autore di questa vicenda, i teatranti, come il Goldoni che la traspose per la sua compagnia, ed i cantanti di ballate popolari, la cui eco è molto più vicina a noi di quanto immaginiamo! Molto dell'umorismo di Monicelli nasce proprio da questi autori "minori" che, con lui, continuano a vivere in Amici miei o, più drammaticamente, in Un borghese piccolo piccolo.
Qui Monicelli e Croce ironizzano in maniera esilarante su un mondo lontano ma allo stesso tempo noto e vicino a noi, un periodo storico funestato dalla miseria e dall’ignoranza, un’epoca nella quale, per non soccombere, era più che mai necessaria la cosiddetta "arte di arrangiarsi". Sia per Croce, nel '600, che per Monicelli oggi, Bertoldo ne è l’emblema ed addirittura l’archetipo di un certo modo di essere italiani.
Purtroppo questo film non venne capito né dal pubblico né dalla critica, probabilmente perché si aspettavano uno spin-off di Brancaleone e non una raffinatissima riedizione del teatro della Commedia dell'Arte, con i suoi stereotipi, le giullarate e le maschere... soggetti che all'epoca erano virtualmente sotto copyright esclusivo di Dario Fo. Ed ecco quindi sprecate, oltre a quella del già citato Tognazzi, la strepitosa interpretazione di Lello Arena, forse la sua più bella, che pur essendo totalmente estremizzata (pare il re di bastoni!) riesce a renderla vivacissima e vivissima, o ancora quella di Annabella Schiavone, in una Marcolfa indimenticabile.
Ritengo sia passato abbastanza tempo e, forse, oggi siamo più pronti ad apprezzare, oltre alla bellissima fotografia di Camillo Bazzoni, il profondo, ed a mio avviso riuscitissimo, progetto che Monicelli aveva in mente per questo suo Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno! :D 

domenica 27 novembre 2022

Pallottole su Broadway

Titolo originale: Bullets over Broadway
Nazione: USA
Anno: 1994
Genere: Commedia
Durata: 98'
Regia: Woody Allen
Cast: John Cusack, Jennifer Tilly, Dianne Wiest, Chazz Palminteri, Tracey Ullman, Jack Warden, Rob Reiner


Trama:
Il giovane commediografo David Shayne vuole sfondare a Broadway. Per mettere in scena il proprio spettacolo deve scendere a compromessi ed è costretto ad ingaggiare la pupa di un boss. Si tratta di una vera incapace ma...

Commenti e recensione light:
Questo è il classico "film minore" di Woody Allen eppure, anche rivedendolo dopo così tanti anni, non solo ha ancora un suo validissimo perché ma è da considerare, a tutti gli effetti, un gioiellino.
La verità è che non importa quanti soldi spendi in CGI ed effetti speciali, senza un bel copione ogni film è mediocre. Che pure non è che qui Allen abbia risparmiato in costumi e ricostruzioni, anzi!, ma se questo Pallottole su Broadway fosse stato girato in bianco e nero con gente vestita di cartone avrebbe funzionato comunque, proprio grazie alla spettacolare sceneggiatura scritta, cosa rara, a quattro mani da lui e Douglas McGrath e giustamente candidata agli Oscar (una delle 24 volte nel corso degli anni).
C'è poi quello spessore in più che Woody Allen riesce sempre a mettere nei suoi lavori, che non sono mai "solo" puro divertimento; che ci faccia ridere ridicolizzando le dittature, il sesso, lo sport, l’amore o le nevrosi, insinua sempre nello spettatore delle domande che rendono i suoi lavori molto più intelligenti del necessario e di questo lo dobbiamo davvero ringraziare. Qui ci spinge a chiederci chi sia davvero l'artista, scusate se è poco.
Pallottole su Broadway è una commedia vivace la cui storia procede senza momenti morti (ci sono morti veri ma è un'altra storia ^_^) proprio grazie ai dialoghi fulminanti, ai divertenti colpi di scena ed ai personaggi delineati perfettamente ma sono da ammirare anche gli attori, che non sbagliano una virgola, la raffinata fotografia di Carlo Di Palma e la godibilissima colonna sonora a base di musiche anni ’20. Un gran bel film, insomma!  :D


lunedì 31 ottobre 2022

Hocus Pocus

Titolo originale: Hocus Pocus
Nazione: USA
Anno: 1993
Genere: Fantastico, Avventura, Commedia
Durata: 96'
Regia: Kenny Ortega
Cast: Bette Midler, Sarah Jessica Parker, Kathy Najimy, Omri Katz, Thora Birch, Vinessa Shaw

Trama:
Tre streghe riescono a ringiovanire succhiando la linfa vitale da una fanciulla e trasformandone il fratello in un gatto. Vengono catturate ed impiccate ma dal patibolo giurano che un giorno torneranno e, infatti...

Commenti e recensione:
Malgrado non faccia parte della tradizione mediterranea, ormai anche da noi Halloween è diventato un fenomeno (soprattutto commerciale) indiscutibile. I puristi lamenteranno la nostra colonizzazione culturale, così come fanno ogni anno criticando gli alberi di Natale, eppure godere di una festa è sempre un piacere e chissene se è d'importazione. Se poi ci si concede il lusso di passarla in famiglia davanti ad un film per tutti come Hocus Pocus, visto e stravisto al punto da diventare un puro classico, allora sarà una festa davvero riuscita! :D
Eppure la nascita di questo gioiellino fu davvero sfortunata perché, per quanto possa sembrare incredibile, un film che addirittura doveva chiamarsi Disney's Halloween House fu portato nelle sale il 16 luglio 1993. In piena estate! Era inevitabile che non ci fosse lo spirito di "dolcetto o scherzetto" quindi né la critica (ma anche qui, chissene) né il pubblico riuscirono ad apprezzarlo nel modo giusto. Se poi si pensa che, in contemporanea, c'erano sugli schermi Jurassic Park, Il socio e Free Willy...
Hocus Pocus fece un tonfo al botteghino di quelli da lasciare il segno persino nella Casa del Topo. Però erano gli anni '90 e, a differenza di oggi (e non approfondisco o ci vorranno ore ^_^), per i film c'erano delle "seconde occasioni", prima tra tutte il videonoleggio. Nel giro di qualche anno, complici alcuni passaggi in TV nelle date giuste, cominciò a crearsi un pubblico sempre più importante e, con il VHS prima ed il DVD poi, si ritagliò quello spazio che, a Natale, è occupato da Una poltrona per due. Se al cinema era stato ignorato, spopolò sui televisori casalinghi.
Hocus Pocus ha sì qualche difetto, primo tra tutti degli effetti speciali forse accettabili per il suo target ma, per tutti gli altri, di qualità ben misera, però compensa con un cast molto al di sopra di quanto ci si aspetterebbe, una colonna sonora meravigliosa ed una storia che, benché scritta per i giovanissimi, ha una buona trama, piena di colpi di scena e dinamica. Inoltre si vede benissimo che, nei panni delle tre fantastiche streghe, il trio Midler, Parker e Najimy si è divertito un mondo ed infatti, con l'aggiunta dell'ottima interpretazione della piccola Thora Birch, ha trasformato quello che poteva essere un filmetto TV in questo Cult.
Vale davvero la pena di rivedere, come ogni anno, questo piccolo grande classico che, pur non essendo molto originale, coinvolge pienamente lo spettatore, che sia adulto o bambino, e non gli permette mai di annoiarsi. Ogni volta regala ironia, qualche brivido, una buona dose di avventura fracassona e quell'immancabile tocco buonista che lo rende perfetto per ogni età! :D

lunedì 24 ottobre 2022

Othello

Titolo originale:Othello
Nazione: UK
Anno: 1995
Genere: Drammatico
Durata: 123'
Regia: Oliver Parker
Cast: Kenneth Branagh, Laurence Fishburne, Irène Jacob, Michael Sheen

Trama:
Il perfido Iago, geloso dei favori di cui il Moro di Venezia è prodigo verso il giovane Cassio, decide la rovina di entrambi servendosi dell'imbelle Roderigo, innamorato senza speranza di Desdemona. Istigherà così tanto il Moro che...

Commenti e recensione:
Credo che di film di Otello ne siano stati realizzati almeno una ventina eppure Oliver Parker osa riproporcelo addirittura come opera prima, merita quindi tutto il nostro rispetto il fatto che ci sia riuscito così bene.
La scelta delle location (va bene che con Venezia non si può sbagliare più di tanto ^_^), la cura per i costumi, le luci ed i movimenti di camera sono di ottimo livello. E come non ammirare la trasposizione cinematografica che, pur con le sue innovazioni, rispecchia molto bene l'opera shakespeariana ed è assolutamente al livello delle pellicole storiche, e forse migliore di tante. Che dire poi del cast: Fishburne, praticamente il primo Moro realmente di pelle scura (non considero la pellicola di Liz White dell'80 che ebbe davvero poco successo) si comporta egregiamente, così come sia la bella Jacob che Michael Sheen. Purtroppo hanno tutti avuto la terribile sfortuna di trovarsi un Branagh assolutamente meraviglioso, persino fuori scala, che ha rubato loro la scena. Il suo Iago è talmente potente che ormai questo è il suo Othello, oscurando persino l'impegno e la professionalità di Parker & Co.
In parte tutto ciò è dovuto proprio alla splendida trasposizione; pur divertendosi a rendere il rapporto Otello/Desdemona molto più carnale della vulgata classica (e scommetto che il Bardo, da bravo uomo di spettacolo, avrebbe approvato) Parker si è scontrato con l'eterno "problema Iago": chi è questo personaggio, così misteriosamente malvagio? Cosa lo spinge? Cosa lo tormenta? La tragedia di Otello ci racconta della gelosia eppure Iago è l'incarnazione del peccato opposto, l'invidia. Ed è qui che il lavoro del novello regista diventa pregevole perché, finalmente, coglie il messaggio profondo di Shakespeare: l'invidia altro non è che gelosia nei confronti del resto del mondo! Improvvisamente Iago diventa molto più del perfido e subdolo comprimario, si trasforma nel pilastro di tutta l'opera. Attenzione, non è che altri registi, cinematografici o di teatro, non si siano accordi della sua importanza, è solo che, normalmente, benché importante rimane solo uno dei vertici del classico triangolo (peraltro per interposta persona). Non è un caso se Orson Welles, Laurence Olivier e tanti altri abbiano interpretato il ruolo da loro considerato centrale, quello del Moro. Questo forte sfasamento percettivo ha dato a Branagh, qui in assoluto stato di grazia, l'opportunità di essere l'"eroe". Il suo Iago è talmente bravo, così convincente nei suoi soliloqui rivolti allo spettatore, così infido e subdolo, da portarci a provare simpatia per lui ed empatia per la sua vendetta, rendendoci persino in qualche modo suoi complici. Non soltanto lo Iago di Branagh diventa l'assoluto protagonista, al punto di meritare quasi di dare il nome al film (come farà anni dopo il nostro De Biasi) ma conduce un gioco che Otello subisce completamente.
Come molte opere shakespeariane, malgrado gli attori siano al posto giusto, l’intreccio sapientemente costruito e la tensione emotiva si impenni perfettamente nel crescendo finale, purtroppo anche questo film ha avuto un successo commerciale davvero limitato. Anzi, visto che ha incassato solo un paio di milioni di dollari sugli undici spesi, a voler essere onesti non si può negare che, da un punto di vista commerciale, si possa tranquillamente parlare di fiasco.  -_-
Ma non importa, non è certo il primo film mal distribuito e mal digerito da critica e pubblico che, con gli anni, si scopre essere un autentico capolavoro. Io stesso vi ho presentato diverse pellicole che hanno subito la stessa sorte e che avete giustamente rivalutato ed apprezzato; sono certo che anche questa volta saprete dare il giusto valore all'innovativa opera di Parker ed alla strepitosa prova di un Branagh al suo meglio! :D

domenica 2 ottobre 2022

Xanadu

Titolo originale: Xanadu
Nazione: USA
Anno: 1980
Genere: Commedia, Musicale
Durata: 88'
Regia: Robert Greenwald
Cast: Olivia Newton-John, Gene Kelly, Michael Beck, Sandahl Bergman, Katie Hanley, Dimitra Arliss

Trama:
Tersicore, musa della danza, scende sulla Terra con il nome di Kira (ed un paio di schettini ai piedi). Come da sua natura ispirerà Sonny, disegnatore con la testa fra le nuvole, a dare una svolta alla sua vita, aiutandolo nell'ambizioso progetto di mettere in piedi un locale da ballo e...

Commenti e recensione:
Xanadu è il frutto di un parto travagliatissimo e, per molti versi, davvero sfortunato.
Ideato come un roller-disco movie a basso costo, si è trovato, sin da prima delle riprese, in concorrenza con ben altri due titoli analoghi, per di più già nelle sale. Venne quindi deciso di cambiare rapidamente obbiettivo e mirare più in alto, fondendo (ma sarebbe più corretto dire "mescolando", perché proprio non si può parlare di "fusion" ^_^) i ritmi degli anni '80 con il puro Musical del '40. Per questo venne ingaggiata, tra gli altri, un'icona come Gene Kelly che, in realtà, accettò questo suo ultimo ruolo principalmente perché gli Studios erano vicini a casa sua. La bellissima scena in duo con Olivia Newton-John venne addirittura girata a riprese terminate ed in assoluto isolamento, con appena un cameraman ed un assistente. Tra "gli altri" si annoverano decine e decine di ballerini, pattinatori e coreografi.
In tutto questo, ovviamente il copione dovette essere rivisto più volte da cima a fondo e la Newton-John, che questo film avrebbe dovuto consacrare a Star, si lamentò con veemenza per i problemi di recitazione dovuti ai continui cambiamenti nella sceneggiatura.
Per sopperire ad una trama per forza di cose zoppicante, la produzione moltiplicò da 4 a ben 20 milioni di dollari il budget, che venne speso in gran parte in scenografie (effettivamente strepitose!) ed effetti speciali. Il solo set della discoteca costò un milione e, durante la post produzione, ancora si discuteva se aggiungere nuovi e migliori effetti, mentre i costi salivano alle stelle. Per inserire la canzone Don't Walk Away, fuori programma ma fortemente voluta dagli ELO, per non richiamare attori e troupe già dispersi si decise di ricorrere ad una sequenza in animazione. "Perché limitarsi quando si può contare su un budget così ricco?" si saranno detti durante il brainstorming. Venne prontamente ingaggiato il grande Don Bluth, strappato per l'occasione dalla realizzazione di Brisby e il segreto di NIHM e lautamente ricompensato per aver consegnato i suoi sue minuti e sette secondi nei tempi stabiliti. La Universal fu costretta ad anticipare la data di uscita di sei mesi, da Natale 1980 all'estate dello stesso anno, al solo scopo di porre un freno ai voli pindarici del regista e dei produttori! XD
Nelle sale Xanadu fu il più puro dei flop. Criticato unanimemente dal pubblico e dagli specialisti, recuperò a malapena, e con grandissima fatica, i costi. I fiasco fu così totale che ispirò John Wilson a creare i Golden Raspberry Awards, più noto come Razzies. Anzi, proprio Robert Greenwald "vinse" il primo Razzie per il peggior regista dell'anno ed il film ottenne ben sei nomination per altri premi.
Nel frattempo, però, l'album della colonna sonora raggiugeva i vertici delle classifiche USA e UK, ottenendo il Doppio Platino in entrambi gli stati e piazzando ben cinque titoli nelle Top 20. A scopo chiaramente didattico, troverete l'OST nella cartella. ; )
Probabilmente è proprio per questo che Xanadu non è finito subito nella discarica dell'oblio e, anche se lentamente, è diventato un Cult per diverse nicchie di amatori: quella di coloro che si sono innamorati della trama fantasy vecchio stile, quelli che hanno apprezzato la commistione di Musical anni Quaranta con l'estetica e la musica rock/pop di fine degli anni '70, i fan (come il sottoscritto) degli Electric Light Orchestra e, ovviamente, quelli della Newton-John. Non sembrerà un granché ma pare sia un bel po' di gente. ^_^
Pur essendo il canto del cigno del Musical classico (e di un cigno decisamente sofferente), con le bellissime scenografie, i coloratissimi costumi, le coreografie d'altri tempi, organizzate al millimetro, gli effetti visivi e, ciliegina, la sequenza animata di Don Bluth, Xanadu desidera solo farci sognare, mesmerizzandoci con l'aura blu Electric (Light) delle muse e le note indimenticabili della strepitosa colonna sonora; e allora, lasciamoglielo fare! :D

lunedì 5 settembre 2022

Le vacanze del piccolo Nicolas

Titolo originale: Les vacances du petit Nicolas
Nazione: FRA
Anno: 2014
Genere: Commedia
Durata: 97'
Regia: Laurent Tirard
Cast: Mathéo Boisselier, Valérie Lemercier, Kad Merad, Dominique Lavanant, François-Xavier Demaison, Luca Zingaretti, Erja Malatier, Bouli Lanners

Trama:
Le tanto attese vacanze estive sono arrivate ed il piccolo Nicolas può andare finalmente al mare con la sua famiglia (nonna materna compresa). Sulla spiaggia si fa tanti nuovi amici ma c'è anche Isabelle, una bambina non smette di fissarlo con i suoi grandi occhi; lui teme che i suoi genitori abbiano intenzione di fargliela sposare per forza e...

Commenti e recensione:
Cavalcando l'enorme successo di pubblico de Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, Laurent Tirard torna a far parlare i personaggi di Goscinny e Sempé e se il titolo precedente era fortemente ispirato da Mio Zio di Jaques Tati, qui è impossibile non sentire l'eco de Le vacanze di Monsieur Hulot. In realtà, più che un sequel questo Vacanze è quasi uno spin-off, dove il piccolo Nicolas è certamente il protagonista (è pur sempre lui a raccontare la storia) ma lo sguardo del regista si sposta un po' più sugli adulti, tra i quali Kad Merad, nel ruolo del padre costantemente costretto sulla difensiva, è autentico mattatore.
Ovviamente, grazie all'ottima "materia prima" anche in questo secondo film la sceneggiatura è fantastica e la più tradizionale delle commedie degli equivoci incanta e diverte senza l’uso di effetti speciali o di trovate mirabolanti. Le strampalate vicende quotidiane di Nicolas sono più che sufficienti a rendere memorabile quest’estate, in un’atmosfera vintage, quasi sospesa nel tempo, in cui assistiamo ad una carrellata di improbabili personaggi che diventano, loro malgrado, star di gag surreali. E, tra una gag e l’altra, si scivola leggeri nei pensieri di un bambino e si torna, magicamente, a essere quel bambino, almeno per la durata del film. Ci si lascia coccolare dalle musichette beat, ci si lascia accarezzare dagli splendidi colori pastello di una brillante ed efficace fotografia, dalla stupenda scenografia e dai bellissimi costumi. Tutto è al posto giusto, un godimento assoluto per gli occhi. Un paio di citazioni sono assolutamente sublimi: la scena della doccia di Psyco e lo sguardo "demoniaco" alla Shining della piccola Isabelle, ma anche gli ovvi riferimenti a Moonrise Kingdom di Anderson o Sabrina di Billy Wilder, per non parlare del felliniano Zingaretti, sono godibilissimi tocchi che aggiungono il giusto colore cinematografico ad un lavoro letterario a cui Tirard resta, altrimenti, assolutamente fedele. E menomale perché, grazie a quel ritmo spumeggiante, le battute brillanti ed i siparietti spassosi, ritroviamo in scena le idiosincrasie delle nostre vacanze, le ingenuità dell’infanzia e, perché no, anche quelle dell’età adulta.
Le vacanze del piccolo Nicolas è un film spensierato dal primo all'ultimo istante e non si può fare a meno di continuare a ridere; se è vero che offre una dettagliata rappresentazione del modo di concepire la realtà da parte dei bambini, conquista ancora una volta tutta la famiglia. E mentre l’estate finisce, la nostalgia rimane... ^_^

lunedì 15 agosto 2022

Il piccolo Nicolas e i suoi genitori

Titolo originale: Le petit Nicolas
Nazione: FRA
Anno: 2009
Genere: Commedia
Durata: 91'
Regia: Laurent Tirard
Cast: Maxime Godart, Valérie Lemercier, Kad Merad, Sandrine Kiberlain, François-Xavier Demaison, Michel Duchaussoy

Trama:
Amato in famiglia e benvoluto dai propri compagni di scuola, il piccolo Nicolas vive una vita felice ma, un giorno, una conversazione tra i suoi genitori lo induce a pensare che sia in arrivo un fratellino. Il timore di seguire le sorti di Pollicino, di essere abbandonato nel mezzo di un bosco, lo assale e...

Commenti e recensione:
Le avventure del piccolo Nicolas sono, da più di settant'anni, un fenomeno editoriale in gran parte d'Europa e degli Stati Uniti. Nato come striscia dalla penna del geniale e poeticissimo Jean-Jacques Sempé, Nicolas si è sviluppato subito come capolavoro letterario grazie all'estro dei testi di René Goscinny, di cui ricorderete certamente Asterix e Lucky Luke. Di un lustro precedente la Mafalda di Quino, il personaggio di Sempé è il primo (non considero Peanuts perché l'interazione con gli adulti vi è sempre stata assente) a raccontarci il mondo dal punto di vista di un bambino che non ha ancora capito come funzionano le cose della vita e che ne fornisce una sua, personalissima, interpretazione. Un mondo che sorride delle incomprensioni tra grandi e piccini, che pone sullo stesso piano le bravate dei ragazzini e le ansie di prestazione dei grandi, dove il caos creativo irrompe benevolmente in un universo fin troppo ordinato. Grazie a queste caratteristiche, Il piccolo Nicolas ha entusiasmato i più piccoli ma anche i loro genitori che, in quella particolare visione, si sono facilmente e comicamente riconosciuti.
Questa premessa è fondamentale per capire il perché di un film all’apparenza banale e che invece rappresenta una vera e graditissima sorpresa (quantomeno per noi italiani, ovviamente; in Francia non solo era attesissimo ma è stato premiato con un box office da record ^_^).
Laurent Tirard si è dimostrato un vero estimatore dell'opera del duo Sempé-Gosciny ed ha riversato nel suo film tutto quell'affetto che solo uno che ha amato fin dall'infanzia queste storie potrebbe mettere. È stato anche fortunato perché di quel bimbo che raccontava in prima persona le sue avventure in una serie di racconti illustrati non ha avuto bisogno di ritoccare che poche virgole. Poggiando su uno scheletro narrativo eccellente, Tirard intreccia così bene le tantissime scenette e gag, scelte tra le mille avventure del nostro piccolo eroe, da evitare persino il rischio più comune per questo genere di lavoro: realizzare un film frammentato. Fonde infatti così bene le parti da creare un unicum dallo stile aggraziato alla Jaques Tati, a cui si è chiaramente ispirato. D'altronde le vicende che racconta si svolgono proprio in quegli ultimi anni '50, quelli di Mio Zio del signor Hulot. Gli anni sono passati e, invece del bianco e nero di Tati, Tirard sfoggia la magistrale tavolozza di colori pastello di Jeunet ed una scenografia alla Wes Anderson... ma il cuore è ancora quello delle marachelle e dei peccati innocenti de La guerra dei bottoni. Colorato e divertente, talmente finto da sembrare vero, è coerente con un mondo a metà strada tra la realtà e l'immaginazione, in cui i problemi si risolvono con un sorriso o una pozione magica.
Non è solo all'appassionata e sensibile regia di Tirard a cui va tutto il merito: il cast è assolutamente perfetto! Da noi il volto più noto è certamente Dad Merard, protagonista di Giù al Nord che già vi ho proposto, qui perfetto nel suo ruolo di "tipo normale", però Valèrie Lemercier infonde un pizzico di follia ed aria squisitamente anni '50 mentre Sandrine Kiberlain, con i suoi grandi occhioni azzurri, è il ritratto della maestra perfetta, una seconda mamma per tutti i bambini. Già, i bambini: meravigliosi attori non professionisti tra cui spica un grandissimo Maxime Godart, non solo identico al personaggio delle strisce ma attore in erba più bravo di tantissimi professionisti! :D
Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, benché strepitoso in francese vanta comunque un doppiaggio italiano davvero ben fatto e, grazie ai tanti livelli di messaggio, è perfetto per qualsiasi età. Divertente, fantasioso, spensierato e magico, con le sue situazioni surreali ma, nell'ottica infantile, del tutto credibili, vi appassionerà tutti e, se ancora non ne fate parte, vi aggiungerà sicuramente all'immensa schiera internazionale di ammiratori del personaggio. :D

lunedì 25 luglio 2022

Watang! Nel favoloso impero dei mostri

Titolo originale: Mosura tai Gojira (モスラ対ゴジラ, lett. "Mothra vs. Godzilla")
Nazione: JAP
Anno: 1964
Genere: Fantascienza
Durata: 95'
Regia: Ishirō Honda
Cast: Akira Takarada, Herbert King, Joseph Hall, Frankie Sakai, Hiroshi Koizumi, Ken Uehara

Trama:
L'impresario Kumayama esibisce alla curiosità della gente un gigantesco uovo rivenuto dopo un maremoto. Purtroppo l'uovo è sacro per gli abitanti della favolosa Infant Island, esseri di piccolissime dimensioni che venerano la dea falena Mothra e che guardano con ostilità gli uomini, colpevoli, tra l'altro, di inquinare l'ambiente con gli esperimenti atomici. Quando le fate gemelle Sobijin vengono a reclamare l'uovo, Kumayama pensa di aggiungere anche loro alla sua attrazione ma nel frattempo l'immenso Godzilla è emerso dal terreno e...

Commenti e recensione:
Quarto film del "franchise ante litteram" di Godzilla, Watang! è frutto di un team-up tutto interno alla Toho. La gigantesca farfalla Mothra (che richiama i termini inglesi di falena e madre) era nata già Star con la sua prima pellicola di un paio di anni prima e qui ha ottenuto la consacrazione. Staccando più di tre milioni di biglietti al botteghino è diventata uno dei mostri più amati dal pubblico nipponico (e non solo: sarà citata anche in Mostri contro Alieni); da allora la falenona comparirà meno del suo collega rettile ma collezionerà comunque ben 13 titoli, di cui quattro da protagonista. La ragione del suo successo, per niente scontato vista la sua assoluta mancanza di espressività, va cercata nel ruolo che, con quella sua bellissima aura di Protettore della Natura, gli infonde Honda: è il wrestler buono per cui fare il tifo, impossibile da non amare.
La regia di Ishirō Honda è sempre di un livello assolutamente superiore ed anche qui non fa eccezione, sfruttando benissimo il cinemascope (Tohoscope, per la precisione ^_^) e mostrando subito di cosa sia capace: il maremoto che sconvolge le coste giapponesi sui titoli di testa dà alle sue riprese una spettacolarità che verrà mantenuta per tutte le altre scene ad effetto del film!
A differenza dei precedenti Godzilla, Watang! si presenta come una fiaba musicale, tra l'altro di fattura così pregevole che qualche giornale americano l'ha persino paragonato ai prodotti Disney, ed è diventato subito un piccolo cult che vanta ancora un nutrito esercito di fan. E con ottimi motivi: il film è decisamente una tra le più riuscite produzioni della Toho dopo il Gojira del 1954, sia sul piano narrativo, carico di toni poetici e favolistici, sia per l’alta qualità della regia che degli effetti speciali di Eiji Tusburaya. Oggi quest'ultimi possono sembrare quasi puerili ma all'epoca erano tra i migliori mai visti, ammirati persino da Harryhausen.
Ancora oggi non mi spiego perché, dopo i successi di pellicole come Latitudine Zero, questo capolavoro non venne immediatamente distribuito in Italia; da bambini avremmo giocato alle sue avventure per mesi. Questa mancata distribuzione cinematografica italiana ha fatto sì che, ancora oggi, da noi il titolo non sia particolarmente conosciuto. Persino nella bellissima edizione DVD su cui ho messo le mani la traccia italiana è incompleta e quindi, per garantire una comprensione della storia, i sottotitoli sull'audio originale fanno spesso capolino. Peccato però che il pessimo adattamento d'epoca, a cui dobbiamo sia una locandina incomprensibile che l'arbitraria trasformazione di Mothra in Watang (che viene persino definita "un'ape gigante" ^_^), sia stato mantenuto anche nei sottotitoli, vanificando così una facile occasione di chiarezza nei confronti del pubblico.
Ma non importa, resta comunque uno dei migliori "Monster Movie" di sempre, con le magiche fatine gemelle Aelinas (interpretate dalle cantanti, gemelle anch'esse, Emi e Yumi Ito, celebri in Giappone come The Peanuts), il tono insieme favolistico e fantascientifico, la brutale forza distruttiva di Godzilla (che quest'unica volta, per misteriosi motivi emerge dalla terra e non dal mare °_°) o la denuncia, ma fatta con il garbo delle macchiette di Totò, contro i capitalisti profittatori senza scrupoli. E poi, ovviamente, l'impegno ambientalistico ed antinucleare di Honda che influenzerà così tanto l'opera di quel Kurosawa di cui sarà, fino alla fine, l'ispiratore e confidente.
Nonostante qualche ingenuità narrativa ed alcuni momenti (piacevolissimi!) di umorismo involontario, Watang! Nel favoloso impero dei mostri è un gioiello kaiju quasi miyazakiesco, da vedere assolutamente e da mostrare, con affetto, anche alle nuove generazioni! :D

martedì 12 luglio 2022

Hannah e le sue sorelle

Titolo originale: Hannah and her Sisters
Nazione: USA
Anno: 1985
Genere: Commedia
Durata: 106'
Regia: Woody Allen
Cast: Mia Farrow, Michael Caine, Woody Allen, Dianne Wiest, Barbara Hershey, Carrie Fisher, Max von Sydow

Trama:
Le tre sorelle Hannah, Holly e Lee, vicine ma così diverse, vivono a New York. Per la Festa del Ringraziamento, che riunisce ogni anno la famiglia, le loro vite comuni e complicate si riannodano malgrado tutto e...

Commenti e recensione:
Non sono mai riuscito a decidere se questo sia o meno il più bel film di Woody Allen ma è, sicuramente, nella rosa dei suoi capolavori!
Maturo frutto della fusione di Provaci ancora Sam, Interiors e Commedia sexy di una notte di mezza estate, Hannah è una complessa commedia che confronta i suoi tanti personaggi ai problemi della coppia e della famiglia. E sono davvero così tanti, sia i primi che i secondi, che scrivere una storia frammentata nelle sottotrame di ben dieci personaggi principali (ed una quarantina di "secondari") senza perdere mai il filo è un exploit che non tutti gli autori, neanche i più grandi, possono permettersi. Riuscirci implica automaticamente vincere l'Oscar per la sceneggiatura come è, puntualmente e meritatamente, avvenuto.
Naturalmente, scrivendo il copione Allen non si è dimenticato di darci la giusta dose di comicità, tra varie crisi depressive e scelte religiose buttate come sempre su un’impronta ironica eppure capaci di far riflettere, ma anche questa la mantiene ad un livello di sofisticazione molto più maturo ed intelligente delle sue opere precedenti. Hannah e le sue sorelle è divertente, briosa e mai noiosa, profonda ma contemporaneamente leggera; anche se sembra svilupparsi ad episodi, tutto si lega meravigliosamente al filo che unisce le storie omogeneamente, al punto che è impossibile, per lo spettatore, non partecipare ed immedesimarsi in uno (o più!) personaggi.
E poi c'è lo straordinario lavoro dietro alla cinepresa, dove la genialità di Allen straborda. Le inquadrature sono raffinate quasi oltre la perfezione, superiori perfino, grazie anche al tocco magico di un colore freddo e piovoso, al bianconero laccato di Manhattan. Quant’è bella la New York di questa pellicola, ritratta nei suoi aspetti più affascinanti e suggestivi dalla bellissima fotografia di Carlo Di Palma, così intrisa di jazz, accogliente, prodiga, confortevole, intima e viva. Meglio di quella vera!
Nemmeno parlerò della spettacolare bravura di tutto il cast, dagli eccezionali Caine e Wiest, un Oscar a testa, alla complessissima Farrow o la spumeggiante Hershey (c’è un alterco tra lei ed il grande Max von Sidow del quale si dice strappò applausi a tutto il cast già durante la lavorazione); insomma, se anche il film non avesse avuto tutti i suoi altri grandissimi pregi, sarebbe stato comunque un capolavoro. ^_^
Allen firmerà altri titoli bellissimi nella sua vita ma Hannah resta un gioiello insuperato, l'apice della sua commedia, da vedere e rivedere, sempre con gioia! :D

mercoledì 15 giugno 2022

Les choristes - I ragazzi del coro

Titolo originale: Les Choristes
Nazione: FRA
Anno: 2004
Genere: Drammatico
Durata: 95'
Regia: Christophe Barratier
Cast: Gérard Jugnot, François Berléand, Jean-Baptiste Maunier, Jacques Perrin, Kad Merad, Marie Bunel

Trama:
Nel 1949 Clément Mathieu, un insegnante di musica disoccupato, trova lavoro presso un istituto di rieducazione per minorenni. Qui si scontra con la dura condizione in cui vivono i ragazzi e con il metodo educativo, particolarmente repressivo, del direttore. Uno dei ragazzi, tra i più difficili e ribelli, ha una voce angelica, cominciando da lui Mathieu cerca di cambiare la loro vita attraverso la musica e...

Commenti e recensione:
Ispirato a, ma praticamente un remake di, La Cage aux rossignols di Jean Dreville, del 1945, questa opera prima di un allora sconosciuto Christophe Barratier (sceneggiatore, regista ed anche autore delle musiche insieme a Bruno Colais) è un assoluto capolavoro del cinema francese moderno. Che poi, moderno per modo di dire perché tutta la costruzione, la regia e l'interpretazione rispecchiano i modelli storici del cinema francese pre Nouvelle Vague, quello di Noel Noel e compagni per intenderci, con il loro Realismo Poetico così vicino, eppure così lontano, da quello italiano.
Bisogna anche ammettere che Barratier "gioca facile" perché il soggetto, la classe di ragazzi più o meno difficili, vanta titoli che vanno da L'attimo fuggente, Addio Mr Chips e Io speriamo che me la cavo e, con la sua trama semplice e lineare, funziona sempre. Non parliamo poi della cornice storica dell'immediato dopoguerra, anni di fame e dolore ma anche speranza per una vita nuova. E poi i francesi hanno sempre saputo sfruttare al meglio i bambini, dai tempi della Guerra dei bottoni in poi.
Insomma, si potrebbe quasi parlare di successo annunciato (perlomeno in patria) se non fosse per il terribile rischio che incombe su questo filone: lo scadere nello stucchevole. Il rischio di diventare il solito campione di umanismo, farcito di buoni sentimenti, che ti prende in ostaggio propinandoti un'ora e mezza di emozioni precotte. Solo la bravura di Jugnot e dei fantastici ragazzi, quasi tutti non professionisti, ha permesso di evitare questo difetto mortale mantenendo il film un'opera pudica, spesso divertente (e a tratti, questo sì, ingenua) ma anche capace di distinguere molto bene tra sentimentalismo e tenerezza. La cinepresa di Barratier, sobria e discreta, senza strafare permette di seguire con commozione i ritmi piani e le psicologie attente, frutti di una sceneggiatura scritta meravigliosamente; grazie ad essa l'incredibile dolcezza degli attori, in un'umanità calda e compassionevole, goffa ed ironica, si esalta nel contrasto con un ambiente ed uno spazio temporale difficilissimi.
E poi c'è la magia della colonna sonora! Quasi magicamente, Barratier riesce a rappresentare la musica non come un'astrazione ma come qualcosa concreto, qualcosa che chiunque può scoprire; non è un caso se Vois sur ton chemin sia stata candidata all'Oscar come miglior canzone, oltre al film stesso come miglior film straniero.
Questa è una pellicola che dovrebbe essere vista da chiunque si occupi di ragazzi, dagli educatori ai maestri ed insegnanti... fosse solo perché chi non si lascia trascinare da Les Choristes non dovrebbe mai fare questi lavori.
Ma anche senza secondi fini, è a tutti che consiglio questo gioiellino, da vedere e rivedere assolutamente! :D

venerdì 27 maggio 2022

Ritorno alla Laguna Blu

Titolo originale: The Return to the Blue Lagoon
Nazione: USA
Anno: 1990
Genere: Avventura, Sentimentale
Durata: 90'
Regia: William A. Graham
Cast: Milla Jovovich, Brian Krause, Lisa Pelikan

Trama:
Una goletta nel mare delle Maldive avvista una barca alla deriva con due cadaveri ed un bambino miracolosamente vivo. Il capitano lo affida alle cure della passeggera Sarah Hargrave e di sua figlia Lilli ma il destino sembra accanirsi sul piccolo perché a bordo scoppia un’epidemia e, per salvarsi, i tre si affidano al mare in una scialuppa ma...

Commenti e recensione:
Nel 1908 lo scrittore Henry De Vere Stacpoole pubblicò La laguna azzurra. Riprendendo il fortunato filone del naufragio, iniziato da Defoe con Robinson Crusoe nel 1719 ed arricchito, tra gli altri, da Verne, Stacpoole vi introdusse una sfumatura rosa inconcepibile per la morale dei secoli precedenti che, però, lo portarono ad un discreto successo letterario. Il neonato cinema si rese subito conto che i bellissimi paesaggi -e le inevitabili, benché parziali, nudità- avrebbero richiamato un grande pubblico e si impossessò rapidamente del soggetto! Probabilmente anche l'occasione di girare su spiagge paradisiache con belle attrici seminude stuzzicò più di un regista e già nel '23 ne uscì una prima pellicola, poi un'altra nel '49, quella del 1980 con Brooke Shields che vi ho già postato e, se non ne dimentico altre, una nel 2012 prodotta da Netflix.
Perché questo lungo preambolo? Perché la critica costante a Ritorno alla Laguna Blu è che è "Un remake di cui non si sentiva il bisogno. Si sa già tutto, ogni gesto è scontato, ogni situazione sa di "già visto". (Gian Luigi Rondi, Il Tempo)", ignorando sia la storia del cinema che quella letteraria. Ritorno alla Laguna Blu NON è un remake, è il secondo capitolo della trilogia di Stacpoole che, dopo il primo romanzo, continuò il ciclo con Il giardino di Dio, che narra le vicende di questo film, e lo terminò con Le porte del mattino. Sarebbe come lamentarsi che Il crollo della galassia centrale e Cronache della galassia, di Asimov, "sembrano avere la stessa trama"! Capisco che gli due libri di Stacpoole non siano stati tradotti in italiano ma, anche prima di Internet, il compito dei critici dovrebbe essere di informarsi. >_<
Piuttosto, Ritorno va goduto sia per quanto è illuminato dallo splendore del precedente quanto del fatto che brilli di luce propria, infatti anche senza aver visto il film di Randal Kleiser (e l'eterea bellezza di Brooke Shields) questo lavoro di Graham commuove, eccita e vive benissimo.
Milla Jovovich, oltre che stupenda già a sedici anni è molto brava ed è chiaramente proiettata verso un futuro importante, quanto a Krause, beh ha lo stesso ruolo del "padre" Christopher Atkins (a cui assomiglia in modo impressionante) e, semplice comprimario come lui, fa il suo dovere più che degnamente. La regia è pulita, scorrevole e sorretta da una fotografia assolutamente perfetta, da pubblicità turistica di altissimo livello, e da una sceneggiatura che rispecchia fedelmente il romanzo, senza aver paura di citare spesso il capitolo precedente. La prova è che, a distanza di tanti anni, ancora dà belle emozioni, senza quella vena di drammatico che scorreva nel film di Kleiser.
Ritorno alla Laguna Blu fu un flop al botteghino, questo non si può negare, e fu causato sì dall'ignoranza dei critici che ho descritto sopra ma, soprattutto, dal fatto che il soft porn che nel 1980 era ancora scioccante, non lo era più appena dieci anni dopo; il mondo era cambiato, avevamo "visto troppo" ed una ragazzina di sedici anni nuda non stupiva più né attirava pubblico nelle sale. La famosa frase "...tira più di una coppia di buoi" non era più vera ed un'epoca era tramontata.
Questo non vuol dire che, oggi, non possiamo goderci il film senza la necessità fare paragoni, possiamo invece ammirarlo per quello che è: una bellissima storia ricca di avventura, di romanticismo, di sensualità adolescenziale e di crescita umana. È un film da rivedere e, assolutamente, da rivalutare! :D

sabato 30 aprile 2022

Barbarossa

Titolo originale: Akahige (赤ひげ)
Nazione: JAP
Anno: 1965
Genere: Drammatico
Durata: 180'
Regia: Akira Kurosawa
Cast: Toshirô Mifune, Yûzô Kayama, Kyôko Kagawa, Yoshio Tsuchiya

Trama:
Sotto la guida del dottor Akahige, un giovane ed ambizioso medico, esperto di teoria ma a zero di pratica, malgrado le difficoltà iniziali impara a conoscere da vicino il dolore, a stabilire un contatto umano, prima che professionale, con i pazienti e...

Commenti e recensione:
Fortemente ispirato da Umiliati e offesi di Dostoevskij, quest'interminabile opera di Kurosawa, suo ultimo bianco e nero, poteva benissimo non essere in costume perché il tema, raccontato tramite una serie di personaggi molto intensi e stupendamente fotografati, è talmente profondo da assumere caratteri universali. Forse proprio per questo venne accusato di essere troppo retorico e molti, ancora oggi, non riescono ad ammetterne l'eccezionale livello artistico ed umano, come se parlare di soggetti così impegnativi, lontani da falsi moralismi, sia quasi un'onta. C'è chi ha provato a dare la colpa allo stesso Mifune (lo fece persino Kurosawa benché, probabilmente, fu per scaricare su di lui lo scarso successo di botteghino; avevano appena litigato) per via della sua interpretazione molto rigida ma Barbarossa, da vero maestro giapponese, è un "duro perché è costretto a farsi carico dell'altrui debolezza", ed infatti i premi vinti per l'oggettiva correttezza stilistica tolgono ogni significato a questa critica. Il limitato successo della pellicola potrebbe invece essere dovuto al tentativo del regista di fondere la purezza di uno stile aulico e rarefatto, come quello de Il trono di sangue, alla realtà povera e degradata già raccontata in Bassifondi, dando nobiltà, onore e dignità a gente in genere negletta e disprezzata, come condannava Victor Hugo nei suoi Miserabili.
Barbarossa ha purtroppo segnato la fine del lungo rapporto tra il regista e Mifune perché, a causa del ben noto rigore di Kurosawa, l'attore fu costretto a tenere la barba per tutti i due anni delle riprese e, non avendo il permesso di usarne una posticcia, non poté girare diversi altri film. D'altronde, il soprannome del protagonista, che da il titolo al film, è aka=rosso e hige=barba ed, effettivamente, la hige di Mifune è venuta bellissima. ^_^
Ho scritto "protagonista" ma in realtà è difficile dire chi lo sia davvero perché qui sono raccolte mille piccole storie, talvolta di pochi secondi ed in secondo piano, tutte importanti, ricche di emozioni e colme di un'intimità dolorosa che, talvolta, si apre in esplosivi squarci di tenerezza. Benché la performance di Toshirô Mifune sia maestosa, quelle di Yuzo Kayama e dei numerosi interpreti secondari sono da incorniciare e, a mio avviso, talvolta persino superiori. Forse perché svincolate dal ferreo controllo di Kurosawa, soprattutto le donne spiccano per la loro presenza così spontanea da sembrare dirette da un'altra mano; ricordano quelle di Ozu o, addirittura, di Mizoguchi.
Questo è uno dei più bei film di formazione mai girati, con un concentrato di serietà, dedizione, vocazione, altruismo, generosità e dignità; Kurosawa ben sapeva che i buoni e nobili sentimenti non sono mai troppi e non ha avuto paura a metterceli tutti perché il suo è un cinema che deve far crescere lo spettatore. Non c'è bisogno di essere nella Sanità (anche se, per chi ci lavora, la visione di questo film dovrebbe essere obbligatoria!) per diventare migliori con Barbarossa, basta solo non farsi spaventare dalla sua lunghezza ed accoglierlo con il profondo rispetto che merita! :D

lunedì 11 aprile 2022

20.000 leghe sotto i mari

Titolo originale: 20,000 Leagues under the Sea
Nazione: USA
Anno: 1954
Genere: Avventura, Fantascienza
Durata: 127'
Regia: Richard Fleischer
Cast: Kirk Douglas, Paul Lukas, James Mason, Peter Lorre, Robert J. Wilke, Ted De Corsia

Trama:
Dopo mesi di ricerche, la fregata americana Abraham Lincoln scova un misterioso mostro marino che, da tempo, affonda le navi da guerra. Apre il fuoco ma lo sterminatore della marina, che si scoprirà essere il sottomarino Nautilus al comando del capitano Nemo, s'immerge, parte al contrattacco e...

Commenti e recensione:
Pensare che 20.000 leghe sotto i mari sia dei primi anni '50 fa venire i brividi!
Dopo così tanti anni, e tanta evoluzione tecnologica, pur con i suoi mezzi datati è ancora un capolavoro della fantascienza. E non solo per la bellissima storia, capitolo centrale della trilogia di Nemo, quanto per l'efficacia di quegli effetti speciali che, benché rudimentali, sono ancora oggi assolutamente adatti allo scopo.
Per quanto riguarda la trama, ovviamente gran parte del merito va riconosciuto a Verne ma l'adattamento fatto dalla Disney, benché con uno stile un po' fanciullesco, è assolutamente perfetto per il suo target; d'altronde nessuno può negare che saper parlare al proprio pubblico sia sempre stata una grande capacità alla Casa del Topo. Così come non si può negare che spesso sia stata in grado di cogliere le capacità latenti di registi semi sconosciuti ed esaltarle, esattamente come è successo con Fleischer.
E pensare che Richard Fleischer era il figlio di Max Fleischer, autore di Braccio di Ferro e Betty Boop e grande rivale dello stesso Disney! Fino ad allora non aveva mai realizzato un film importante eppure Walt ha accolto la raccomandazione del suo concorrente ed ha lanciato un professionista capace di darci, tra gli altri, capolavori di altissima qualità tecnica come Viaggio allucinante, Il favoloso Dottor Dulittle o Tora! Tora! Tora!.
Fleischer si è attorniato di uno stuolo di ottimi interpreti, fra i quali spiccano Kirk Douglas, qui un vigoroso menestrello particolarmente ilare, un grandissimo Peter Lorre e James Mason, che è forse il miglior Nemo della storia del Cinema. Tutti incarnano con energia e sentimento i protagonisti del romanzo, dando credibilità e linfa all’azione benché, ovviamente, la prova di prima grandezza sia senza alcun dubbio quella della foca Esmeralda. ^__^
I soldi della produzione hanno certamente aiutano, infatti questo è il primo lungometraggio Disney in Cinemascope, ma chi si è dimostrato davvero eccezionale è cast tecnico, che ha fatto vincere al film ben due Oscar, per le scenografie e gli effetti speciali. È grazie a quei geni se ancora oggi possiamo ammirare lo strepitoso interno steampunk del sommergibile o la celebre scena della lotta col polpo gigante. :O
Tecnica ed arte a parte, al di là della sua lunghezza 20.000 leghe è scorrevole e divertente, forse perché ha saputo trasformare il romanzo (che ovviamente trovate nella cartella ^_^) in una sorta di giostra ambientata nei mari della fantasia, un binomio "classico dell’avventura e dell'infanzia" che fonde benissimo gli stili di Verne e Walt Disney. Difficile non amarlo, impossibile non rivederlo con grandissimo affetto! :D

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