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venerdì 16 aprile 2021

Pallottole cinesi

 

Titolo originale: Shanghai Noon
Nazione: USA
Anno: 2000
Genere: Azione, Comico, Western
Durata: 110'
Regia: Tom Dey
Cast: Jackie Chan, Owen Wilson, Lucy Liu, Roger Yuan, Xander Berkeley

Trama:
Nel 1881 la principessa Pei Pei è rapita con l'inganno e si ritrova in un campo minerario del Nevada, schiava di un cinese rinnegato. Alle Guardie Imperiali incaricate di riportare la ragazza a casa si aggrega Chon Wang, aiutato da un rapinatore di treni; dopo molte ed avventurose peripezie riusciranno a trovarla e...

Commenti e recensione:
Western e commedia si mescolano con discreto brio in questo ennesimo titolo hollywoodiano nella prolifica carriera di Jackie Chan. Diretto dall'esordiente Tom Dey, proveniente dal mondo della pubblicità, il film si rivela un passatempo leggero e divertente; benché la sceneggiatura non sia perfetta e, stranamente, la coreografia non particolarmente ispirata, la contagiosa simpatia dei due protagonisti ed il ritmo veloce delle infinite battute e gag in serie, che omaggiano essenzialmente il cinema della frontiera, elevano più che abbondantemente il piacere della visione di questo wuxiapian trapiantato nel polveroso Far West.
La trama è semplice, come per ogni western tradizionale, ma non è pretestuosa o ridotta a mero contorno per le mirabolanti ed immancabili acrobazie di Chan. Magari non tutti i personaggi sono ben caratterizzati ma quelli principali sono curati in maniera più che dignitosa. Soprattutto, molte sono le scene divertenti, ricche di battute irriverenti che strappano facilmente più di un sorriso e degne di nota sono le squisite citazioni del mondo western, a partire dal nome del protagonista: John Wayne storpiato in un formidabile Chon Wang! ^__^
Senza grande originalità, Chan (perché è indubbio su chi sia a diriggere davvero il flim) rivisita il western in chiave farsesca ma lo fa con gusto ed intelligenza, mirando sia al pubblico adulto che ai più piccoli: a noi ci stuzzica omaggiando i grandi classici come Butch Cassidy o Mezzogiorno di Fuoco (Shangai Noon è un chiaro riferimento a High Noon) e gli altri li ammalia con le sortite wuxia, che vanno sempre bene.
Se un merito va dato a Tom Dey, invece, è di aver accoppiato i due attori principali, che hanno impersonato al meglio, e con assoluta e credibile naturalezza, i ruoli dei protagonisti! Le baruffe tra Jackie Chan e Owen Wilson dominano la scena e sono sempre irresistibili perché il duo funziona per reciproca alchimia ed instilla una genuina simpatia nello spettatore. La "la faccia da schiaffi” di Owen Wilson esalta perfettamente le due ore della recitazione di Chan, sottolineando tutta la lunga sequela di gag fisiche e battute giocate sulle differenze culturali. Giustamente il duo, visto il meritato successo ottenuto con questo titolo, si è ripresentato pochi anni dopo nel sequel (in realtà meno fortunato) 2 Cavalieri a Londra e tornerà ancora con il terzo capitolo quanto prima.
Forse si sarebbe potuto sfruttare di più il personaggio della algida-ma-pur-sempre-splendida Lucy Liu e trasformare l'opera in un divertissement a tre ma pazienza, già così le peripezie ambientate tra saloon, patrie galere, miniere e villaggi indiani, danno alla pellicola tutto quel ritmo che serve a rendere uno spettacolo riuscito e capace di far passare una serata gradevolmente e senza pensieri; cosa si può chiedere di più? ^__^

domenica 24 gennaio 2021

Sole rosso

 

Titolo originale: Soleil rouge
Nazione: FRA-ITA-SPA
Anno: 1972
Genere: Western
Durata: 112'
Regia: Terence Young
Cast: Charles Bronson, Alain Delon, Ursula Andress, Toshirô Mifune, Capucine

Trama:
Un gruppo di banditi assale il treno su cui l'ambasciatore del Giappone è diretto a Washington. Oltre al denaro gli rubano anche una preziosa spada, dono personale dell'Imperatore al presidente degli USA. Per recuperarla, il samurai incaricato si allea con un fuorilegge che è stato tradito dai compagni e...

Commenti e recensione:
C'erano un americano, un francese ed un giapponese, come nelle barzellette delle migliori tradizioni, più una svizzera ed un regista inglese. Sole rosso nacque quando ancora si facevano coproduzioni internazionali di ampio respiro, quando in Europa non si aveva paura di assumere gli attori più "in" del momento, con il dichiarato obbiettivo di coinvolgere le più diverse platee, in tutti gli angoli del mondo, e metterli nelle mani del regista autore del franchise di 007. E magari mettiamoci pure la colonna sonora di Maurice Jarre che aveva già alle spalle titoli come Lawrence d'Arabia e Il Dottor Zivago e, davanti, una carriera tutta in crescendo fino all'Oscar di Passaggio in India.
Quasi non serviva un tale sfoggio di talenti e denari; probabilmente sarebbe potuta bastare la bizzarra idea di un samurai nel Far West per fare di Sole rosso un film di culto a cui perdonare tutte le improbabilità, gli sprazzi surreali e la struttura episodica. Che poi, forse, il film era già nell'aria perché i due generi, chambara e western, si erano sempre corteggiati, con Akira Kurosawa che copiava John Ford ed Hollywood e Sergio Leone che si rifacevano a Kurosawa (e Dario Argento che aveva già scritto e diretto ben due soggetti western con giapponesi, Oggi a me… domani a te nel '68 ed Un esercito di cinque uomini nel '69, anche se poi ne negò la paternità). Sì, l'idea sarebbe potuta bastare ma poi arrivarono Bronson e Mifune...
Quando ci sono loro due lo schermo è saturo, non importa chi altro compaia; sono così perfettamente accoppiati che, nelle loro schermaglie giocose, non sono lontani da Bud Spencer e Terence Hill. A tratti Young li porta ad un passo dal comico, talvolta anche oltre, spesso scherzando sui luoghi comuni culturali riguardo i samurai, gli indiani e persino i cowboys. Alcuni momenti, come lo scontro fra spada e canna di bambù o la zanzara uccisa con una sciabolata, sono realmente esilaranti. È soprattutto apprezzabile la disponibilità di Mifune al gioco autoironico, che ce lo mostra anche a chiappe nude in mezzo alla neve. Ursula Andress è risultata essere ben più di una semplice testimonial erotica ed Alain Delon porta, con tutta la sua innegabile bellezza, uno spessore davvero inconsueto per un farabutto ma, sempre, Bronson e Mifune sovrastano tutti. È anche evidente che si sono divertiti un mondo lavorando insieme. ^__^
Grazie ad una regia particolarmente ispirata ed alla bravura di tutto lo staff (nonché di un sacco di soldi!), malgrado il suo andamento narrativo irregolare fatto di ammazzamenti, duelli ed indiani da fumetto tipici del genere, Sole rosso resta uno spettacolo grandioso, godibile e sempre piacevole. Da rivedere ed amare ogni volta! :D


sabato 7 marzo 2020

La maschera di Zorro


Titolo originale: The Mask of Zorro
Nazione: USA
Anno: 1998
Genere: Avventura
Durata: 136'
Regia: Martin Campbell
Cast: Anthony Hopkins, Antonio Banderas, Catherine Zeta-Jones, Stuart Wilson, Maury Chaykin

Trama:
Sono trascorsi venti anni da quando Diego de la Vega combatteva a fianco del popolo contro l'oppressione spagnola. Ora, dopo una lunga prigionia e la fatica dell'età avanzata, Zorro capisce che è arrivato il momento di scegliere un successore in grado di fermare don Rafael Montero, il potente ex governatore che gli ha ucciso la moglie Esperanza, portato via la figlia Elena e...

Commenti e recensione:
Zorro, iconico personaggio creato nel 1919 da Johnston McCulley, con le sue oltre cinquanta incursioni su piccolo e grande schermo è entrato da quasi un secolo nell'immaginario collettivo e la sua maschera domina, ancora oggi, ogni festa di carnevale. Soprattutto la serie TV interpretata da Guy Williams (insieme ad Henry Calvin, fantastico sergente García) ha mantenuto vivo l'unico vero eroe spadaccino americano. Guy rimarrà per sempre nei nostri cuori (molto più del belloccio Alain Delon del '75) ma, dopo decenni, era davvero giunto il momento di aggiornarne il mito.
Impresa non facile ma Steven Spielberg, vero amante dell'Avventura con la maiuscola, decise di dare ad una nuova generazione quelle emozioni che mancavano da troppo tempo... approfittando anche del fatto che, nel frattempo, il cinema (ed i suoi finanziamenti!) era enormemente cambiato. Ne affida la regia al "bondiano" Martin Campbell (GoldenEye, Casino Royale) e, per rompere in parte con gli schemi passati e svecchiare la formula, Zorro è, per la prima volta, interpretato da uno spagnolo, nella fattispecie un sex-symbol come Antonio Banderas, a cui vengono affiancate altre star hollywoodiane quali Sir Anthony Hopkins e un'ancora poco conosciuta Catherine Zeta-Jones che, grazie al ruolo di Elena, si è guadagnata fama internazionale.
Martin Campbell sa il fatto suo e, grazie alle sue precedenti esperienze, realizza una perfetta macchina spettacolare che ibrida le più moderne soluzioni cinematografiche al gusto retrò dei gloriosi film di cappa e spada della Hollywood che fu. Dimostra anche un sincero amore per il personaggio e non ha remore a pescare, con ispirata ironia adatta sia ai grandi che ai piccini, citazioni che vanno dalla saga di 007 al mondo dei (cine)fumetti (la "tana" del primo Zorro è un chiaro omaggio alla bat-caverna) ed ancora ai romanzi immortali (Il conte di Montecristo) ed alle pellicole con Errol Flynn. Campbell trasforma addirittura Anthony Hopkins in una sorta di Obi-Wan Kenobi ed omaggia le dinamiche discepolo/allievo che hanno fatto la storia del cinema d’intrattenimento, da Guerre Stellari sino al percorso di crescita a base di arti marziali, filosofia orientale e riscatto di Karate Kid.
La sceneggiatura, che modifica in buona parte sia la genesi ma soprattutto l'ambientazione geo-politica della vicenda, sfrutta l'essenza del romanzo d'appendice mixandola coi blockbuster allora contemporanei e dà vita ad una commistione divertita e briosa che si regge saldamente sull'ottima componente tecnica e sull'eccezionale professionalità dei coreografi e delle controfigure che rendono le scene d'azione veramente avvincenti ed originali. Il tutto condito da uno spirito umoristico che dà al film quella marcia in più che ad altre pellicole (ma non alla serie di Guy Williams) è davvero mancata. Al resto ci pensa il cast: la bravura di Hopkins non è certo una sorpresa ma il magnetismo abilmente autoironico di Banderas e la fresca bellezza della Zeta-Jones, nonché la presenza di un paio di villain davvero azzeccati, fanno de La maschera di Zorro un vero gioiello del suo genere. Insomma: avventura ed ironia in un cappa e spada che miscela classico e moderno con perfetto equilibrio fino al suo fantastico finale al fulmicotone, pirotecnico mix di duelli all'arma bianca ed esplosioni.
La maschera di Zorro trascina inarrestabile lo spettatore per oltre due ore e se il senso dello spettacolo emerge prepotente nella sua ispirata regia, non si può negare che Martin Campbell sia stato anche sfacciatamente baciato dalla fortuna nella gestione di un trio di protagonisti chiaramente nati per i rispettivi ruoli.
Da vedere! :D


venerdì 25 maggio 2018

L'uomo dai 7 capestri


Titolo originale: The Life and Times of Judge Roy Bean
Nazione: USA
Anno: 1972
Genere: Western
Durata: 124'
Regia: John Huston
Cast: Paul Newman, Jacqueline Bisset, Anthony Perkins, Tab Hunter, Ava Gardner

Trama:
Alla fine dell'Ottocento, il bandito texano Bean diventa giudice e amministra la giustizia con metodi poco ortodossi e tanta forca. Il magistrato è anche barista e venera l'attrice inglese Lily Langtry, che non ha mai visto. La civiltà arriva anche in quelle lande selvagge e il pittoresco personaggio sparisce, ma tornerà verso il 1920 a difendere, pistola in pugno, la propria figlia dalle prepotenze di un avido capitalista rappresentante della nuova America, ancor più spietata della vecchia e...

Commenti e recensione:
Ispirato alle gesta del realmente esistito “giudice” Roy Bean, L'uomo dai sette capestri è uno dei due soli western realizzati da John Huston. Anomalo, bizzarro, anti-romantico, percorso da un'ironia farsesca e sottilmente crudele: la decostruzione di un genere cinematografico e dell'immaginario della Frontiera, così centrale nel cinema americano, passa anche attraverso questo insolito film che sembra avere non pochi punti in comune con La ballata di Cable Hogue di Sam Peckinpah (che abbiamo rivisto con piacere grazie al caro Zio Pietro ^_^). Huston si basa su uno script cruento e amaramente nostalgico di John Milius (che lo "incastra" tra un Il caso Scorpio è tuo e Corvo rosso non avrai il mio scalpo °O°) e condisce quest'elegia sul tramonto del West – soppiantato dall'arrivo della cosiddetta civiltà – con toni da comedy sprezzante (e spiazzante), folli sparatorie, orsi da compagnia, squilibrati killer albini... In realtà Milius contestò il lavoro ("ha rovinato il miglior film che avessi mai scritto" che però, con i suoi $300.000 fu per decenni il più pagato della storia) perché Hudson lo trasformò in, orrore!, commedia. Nel suo testo, Roy Bean era duro, violento e leggendario. Era un relitto, una rarità, un pezzo da museo, un despota illuminato e isolazionista, che guidava una vera e propria polis con mano sicura – e verso un’inevitabile sconfitta, nel momento in cui questa si fosse aperta al resto d’America. È un uomo che, pienamente aderente al canone-Milius, si costruisce da solo la sua realtà, il suo mondo, la sua libertà. Proprio per questo, mentre la civiltà stava sgomitando per arrivare ovunque, la sua è un’epopea da perdente, la parabola di un uomo con una forte fibra morale ed una fiducia incrollabile nella giustizia come lui stesso la interpreta. Bean era testardo, prepotente, onesto e incorruttibile, la ricetta perfetta per venire spazzato via da un treno carico carico di furbizia, sotterfugi e – gasp! – progresso. Ma ci discuti tu con un all star game di gente divertita, famosa e con alle spalle I cinque volti dell'assassino, Lo spaccone, Butch Cassidy... mentre tu la gloria devi ancora meritartela?!? A denti stretti, come si suol dire, abbozzò ma basta una scena a spiegarci quello che avrebbe voluto dire: Bean, reduce da una rapina in banca andata a buon fine, entra in un bordello in mezzo al nulla per bere e scopare: la colazione dei campioni, almeno finché papponi e puttane non gli vedono il luccichìo dell’argento in tasca, lo riempiono di botte, lo legano ad un cavallo e lo spediscono a morire nel deserto. Bean viene salvato da una Victoria Principal, di una bellezza difficilmente spiegabile, che gli dona una pistola e la possibilità di riscattarsi. Il giudice lo fa a modo suo: entra nel bordello urlando come un ossesso e massacra tutti. Nel corso della sparatoria vediamo, tra le altre cose, gente che vola fuori dalla finestra del locale e un tizio che, nel tentativo di estrarre la pistola, si spara in mezzo alle gambe. Tutti ridono. Questa non è "commedia", avrebbe potuto essere Tarantino!
Ma Hutson era di un'altra pasta e, spalleggiato da Newman, ritenne bastasse una mano più leggera per far passare il suo messaggio e, senza alcun dubbio, ci riescì perché creò questo che è, lo stesso, un vero capolavoro. Originale, coerente e godibile, con brevissime apparizioni geniali di mostri sacri come Anthony Perkins, Ava Gardner e dello stesso Huston ma, paradossalmente, è solo Paul Newman il vero mattatore! Fin troppo bello per il ruolo, con una barba finta che a tratti rivela in maniera quasi comica la sua natura posticcia, ci mette il cuore pur con l’aria di uno che si sta divertendo troppo; il carisma è innegabile, lo schermo è sempre pieno di lui e se il suo costante gigioneggiare non sempre funziona, quando lo fa, soprattutto in qualche dialogo brillante e assai moderno, la sindrome di Stendhal è dietro l’angolo.
Aggiungo solo che oltre alla splendida fotografia di Richard Moore, una menzione particolare va data alla colonna sonora di Maurice Jarre (candidata all'Oscar).
Da (ri-)vedere assolutamente! :D


mercoledì 25 aprile 2018

Il mio West


Titolo originale: Il mio West
Nazione: ITA
Anno: 1998
Genere: Western, Commedia
Durata: 110'
Regia: Giovanni Veronesi
Cast: Leonardo Pieraccioni, David Bowie, Harvey Keitel, Alessia Marcuzzi

Trama:
Ai confini con il Canada sorge Basin Field, villaggio tranquillo immerso nella campagna. C'è un saloon gestito dalla seducente Mary, l'ufficio postale, i negozi e le stalle. E c'è Doc, medico condotto nonviolento per natura, con la moglie e il figlio. La tranquillità del paesino viene sconvolta dall'arrivo di Jack Sikora, sanguinario pistolero che cerca di battersi con il suo acerrimo rivale, Johnny Lowen e...

Commenti e recensione:
Ci sono momenti in cui un attore, una volta raggiunta la fama e, soprattutto, la disponibiltà economica, decide di realizzare il film dei suoi sogni. In questi momenti felici l'artista si eleva e può dimostrare di valere ancora di più. Citando Nonciclopedia, Il mio West è “il film che Leonardo Pieraccioni ha sempre sognato di fare e che purtroppo è riuscito a fare”. XD XD
Va bene, questo NON è un capolavoro però scorticarlo e distruggerlo come hanno fatto critica e pubblico l'ho trovato eccessico. Il problema di questo film è che ha indispettito praticamente ogni possibile pubblico: gli amanti del Western tradizionale, quelli dello Spaghetti, gli avventurosi e persino i buonisti; in ultimo addirittura i fan di David Bowie (e sì che sono disposti a perdonargli tantissimo!). Eppure...
Conscio di non poter diriggere al giusto livello, Pieraccioni passa la regia a Giovanni Veronesi e, per motivi ancora non del tutto chiariti, riesce ad arruolare nel cast Harvey Keitel e David Bowie. E non in due ruoli marginali, tipo cammeo o comparsata dopo una cenetta e un fiasco di vino sui colli fiorentini, ma come veri e propri coprotagonisti. David Bowie, in particolare, interpreta uno spietato Jack Sikora, il "cattivissimo" insomma! °O°
Ricalcando l'impalcatura del tipico film di Leone con rallenti, accordi “morriconiani” e lirismi vari, il tutto infarcito di una serie infinita di citazioni a John Ford e Howard Hawks, Leonardo prova davvero a dare, anche se probabilmente fuori tempo massimo, una nuova vita ad un genere che deve aver amato tantissimo. Evidentemente questo amore non è riuscito a trasmetterlo, pur avendo a disposizione ben 10 miliardi di lire (ne incassò 4 >_<), un cast stellare e, per non farsi mancare nulla, anche le tette della Marcuzzi, però la sua serata te la fa passare. Insomma, abbiamo digerito il Western sukiyaki e quello splatter di Tarantino; dopo tutti questi anni possiamo anche liberarci dai pregiudizi ed accettarne uno girato in Garfagnana e con accento toscano.
Da vedere ma solo con lo spirito giusto e assolutamente senza pretese! ^__^

venerdì 30 marzo 2018

Sukiyaki Western Django


Titolo originale: Sukiyaki Uesutan Jango (スキヤキ・ウエスタン ジャンゴ)
Nazione: JAP
Anno: 2007
Genere: Azione, Western
Durata: 98'
Regia: Takashi Miike
Cast: Hideaki Ito, Masanobu Ando, Koichi Sato, Kaori Momoi, Yusuke Iseya

Trama:
A centinaia di anni dalla battaglia di Dannoura, i clan dei Genji e degli Heike si fronteggiano di nuovo in una povera città di montagna in cui aleggia la leggenda di un tesoro sepolto. Yoshitsune comanda i suoi Genji vestiti di bianco, mentre Kiyomori capeggia gli Heike, in abiti rossi. Un bandito solitario, oppresso da un carico di ferite emotive e dotato di un incredibile talento, giunge per caso in città e...

Commenti e recensione:
Sukiyaki Western Django è un film che esagera, a volte esce fuori dal vaso e straripa con un'impeto minaccioso, ma che senza dubbio ha il merito di donarci una visione del tutto originale di un genere che ha fatto la storia del cinema. Nelle due ore (98 minuti nella versione internazionale tagliata e, per me, di gran lunga migliore) traboccanti di richiami e citazioni, idee e trovate, personaggi di indubbio fascino e, a tratti, addirittura eccessivamente caricaturati, Miike reinventa il western con una splendida interpretazione del classico eroe da frontiera, cupo e solitario. Ma è Miike, e i canovacci tipici rimangono spesso stravolti: da chi si getta nel combattimento con una spada, pronto a sfidare i proiettili, allo smodato uso di una futuristica mitragliatrice, fino alla forte componente grottesca e visionaria che emerge nei siparietti comici. I minuti finali sembrano una riedizione in chiave western dei classici yakuza, di cui è prolifico autore, e dei polizieschi hard boiled, conditi con una visione a 360° che fa sue mille influenze da ogni luogo cinematografico conosciuto. E tutto funziona proprio perché c'è vero amore per il cinema! L'eterno incontro delle due mani che si avvicinano strizzando l'occhio a Duello al sole sono un gioiello di questo gioco che il regista giapponese e Tarantino hanno pensato proprio in un ristorante del Lido Veneziano, a dimostrazione che il sogno del cinema esiste ancora e Leone San non potrà che sorridere, a modo suo, da qualche parte in cielo.
Prendendo a piene mani dallo "spaghetti" e non dalla sua controparte di stampo hollywoodiano, Sukiyaki Western Django lascia poco spazio all'epica pura risultando sporco e graffiante, viaggiando al limite dell'assurdo, sempre sul punto di cadere ma capace di rimanere in piedi grazie alla bravura dei suoi attori ed alla mano impeccabile di un regista ormai diventato culto. È giusto parlare di "tarantismo" o sarà il caso di miikizzare il regista americano? Certo è che Corbucci e Franco Nero saranno molto sorpresi della paternità putativa di questo "macaroni western"! ^__^
Da vedere? Assolutamente sì! :D


venerdì 18 novembre 2016

Il prefetto di ferro


Titolo originale: Il prefetto di ferro
Nazione: Italia
Anno: 1977
Genere: Drammatico, Storico, Azione, Western
Durata: 110'
Regia: Pasquale Squitieri
Cast: Giuliano Gemma, Claudia Cardinale, Francisco Rabal, Stefano Satta Flores, Enzo Fiermonte

Trama:
Cesare Mori, già noto per la sua inflessibilità nel tutelare lo Stato e la Legge, viene mandato a Palermo verso la fine degli anni '20 quale Prefetto e con eccezionali poteri. Quando una famiglia intera viene sterminata per atterrirlo, reagisce affrontando personalmente e uccidendo il boss Antonio Capecelatro. Raccolti numerosi indizi, ma impossibilitato ad agire legalmente per la mancanza di prove o di testimonianze, il Prefetto decide di spaventare i mafiosi e nello stesso tempo di ridare al popolo fiducia nello Stato ma...

Commenti:
Tratto dall’omonimo romanzo di Arrigo Petacco e sceneggiato dallo stesso Petacco in collaborazione con il regista Squitieri sulla base di un soggetto cui ha collaborato anche Ugo Pirro, “Il prefetto di ferro” è totalmente incentrato sulla figura del prefetto Cesare Mori (ottimamente interpretato da un intenso Giuliano Gemma in stato di grazia). Figura difficilissima da gestire, soprattutto alla fine dei '70, in pieni "anni di piombo". Squitieri subì il duplice ostracismo della sinistra, che lo ha accusato di fare apologia del fascismo, e della destra, per opposti motivi. Erano anni così. Eppure sia il personaggio, tutt'altro che senza macchia, che il film hanno uno spessore che merita di essere ristudiato. Il fuoco si combatte col fuoco o con la legge? Difficile rispondere, sia allora che oggi. Difficile farlo, soprattutto, in balia delle etichette politiche, sempre pronte ad appiccicarsi inesorablimente! È proprio per questo che Squitieri scelse un'impostazione da puro film western per raccontare una storia "senza tempo" che è diventata, soprattutto all'estero, un vero cult. Adattissime quindi le musiche di Ennio Morricone, sempre magistrali e incisive, e il famoso tema principale “La ballata del prefetto Mori” (musicata da Morricone con testo di Ignazio Buttitta) e interpretata da Rosa Balistreri, una delle voci popolari siciliane più affascinanti. Alla fine possiamo tranquillamente affermare che con questa sua opera Pasquale Squitieri si conferma uno dei registi più sottovalutati del panorama italiano. Guai a perdersela. :D

mercoledì 9 marzo 2016

La fortezza nascosta


Titolo originale: Kakushi Toride no San-Akunin
Nazione: JAP
Anno: 1958
Genere: Avventura
Durata: 139'
Regia: Akira Kurosawa
Cast: Toshiro Mifune, Misa Uehara, Minoru Chiaki, Takashi Shimura, Kamatari Fujiwara

Trama:
Due fuggiaschi, seguendo la traccia di un tesoro, giungono in un luogo segreto, dove si nasconde una giovane principessa. Un generale, aiutato dai due, nasconde il tesoro entro un carico di legna, lo carica su due asini e riesce a portarlo, assieme alla principessa, fino al castello del proprio signore, attraversando il territorio del clan rivale. Mettendo a buon partito l'avidità, nonché la furbizia e il buon senso di Matakishi e Tahei, uomini del popolo alla ricerca di un riparo dall'inferno che infuria tutt'intorno, e tenendoli all'oscuro dell'identità sua e della principessa, riesce ad attraversare, tra mille insidie, il territorio nemico e...

Commenti:
La fortezza nascosta segue di un anno Il trono di sangue e, come quest'ultimo, può essere fatto rientrare nel jidaigeki (dramma storico) che, insieme al dramma di ambientazione contemporanea, rappresenta una delle due categorie in cui si articola tutta la produzione di Akira Kurosawa sino agli anni '70. Il film è anche il primo di una serie di tre (seguiranno La sfida del samurai del 1961 e Sanjuro del 1962) in cui, accanto all'elemento epico, si trovano gli elementi comici e grotteschi di certa tradizione teatrale di genere picaresco. Considerato un film "minore", ha comunque vinto l'Orso d'Argento al festival di Berlino di quell'anno :O, che non è poco.
Come tanti film di Kurosawa, anche questo, per quanto poco noto qui in Italia, è stato fonte di ispirazione (leggi: copiato ^_^) dal cinema occidentale. Ad esempio, I magnifici sette è il remake americano di I sette samurai, così come Per un pugno di dollari è un plagio dichiarato de La sfida del samurai. Addirittura c’è un episodio della serie Saranno famosi che ricrea interamente il film Rashômon. In questo caso, il plagione non è altri che George Lucas a cui piacque molto quest’opera e che ha dichiarato apertamente di essersi ispirato ai personaggi e alle atmosfere del film per il suo Guerre Stellari! Quando lo avrete visto, ci divertiremo insieme a indicare i tantissimi punti in comune delle due saghe, come alcuni aspetti della trama ed alcuni personaggi: è davvero facile paragonare il Cavaliere Jedi al samurai, la principessa Leia a Yukihime, i buffi litigi, che coinvolgono i due poveri contadini alle scaramucce fra i due robot C-3PO e R2-D2. E per gli altri... beh, vi aspetto! :D

mercoledì 25 novembre 2015

Cat Ballou


Titolo originale: Cat Ballou
Nazione: USA
Anno: 1965
Genere: Western
Durata: 96'
Regia: Elliot Silverstein
Cast: Jane Fonda, Lee Marvin, Michael Callan, Nat King Cole

Trama:
Come in una ballata popolare, i cantastorie del West rievocano le avventure di Catherine Ballou, tranquilla ragazza di campagna divenuta agguerrita capobanda disposta a tutto per vendicare il padre, fatto uccidere dagli speculatori di Wolf City. Cat arriva a un passo dall'impiccagione, ma i suoi compagni, fra i quali c'è il suo innamorato...

Commenti:
Datatissima parodia western (e quindi oggi assolutamente moderna!) Cat Ballou brilla per il glamour della Fonda e la verve di Marvin, qui in un insolito doppio ruolo giustamente premiato con l'Oscar. Simpatici anche i siparietti canori di Nat "King" Cole e Stubby Kaye, che commentano la vicenda a mo' di coro greco.
Elliot Silverstein è un regista poco prolifico ma non disprezzabile; non si è fermato ad un genere specifico nella sua brevissima filmografia e qui affronta, per la prima volta, il western facendo un'operetta ironica e brillante, con qualche difettuccio ma nell'insieme carina e molto gradevole. Il suo secondo western sarà "Un uomo chiamato cavallo" e non so se mi spiego :O ! Eccezionale la scelta di Jane Fonda, qui ancora molto vadimiante, e di Marvin che, grazie a questo film, si lancerà verso i grandi successi della sua maturità. La versione italiana è, a mio avviso, un po' penalizzata dal doppiaggio cantato (è una ballata, non dimentichiamocelo) e a me sembra una offesa mortale doppiare un Nat Cole. Pazienza; si gode benissimo comunque e, per fortuna, c'è sempre la traccia audio originale a cui fare riferimento. ^_____^

mercoledì 3 dicembre 2014

Scusi, dov'è il west?


Titolo originale: The Frisco Kid
Nazione: USA
Anno: 1979
Genere: Commedia, Comico
Durata: 122'
Regia: Robert Aldrich
Cast: Gene Wilder, Harrison Ford, Ramon Bieri, Val Bisoglio, George Di Cenzo, Leo Fuchs, Penny Peyse
audio/video: 10

Trama:
Avram Belinski è un rabbino polacco che non gode della fiducia degli anziani. Con i voti favorevoli del rabbino capo e di suo figlio, però Belinski viene inviato a San Francisco, dove la comunità locale ha bisogno di un capo che, come ricompensa, potrà sposare la giovane Sarah. Giunto, nel 1850, a Philadelphia a bordo di una nave con soltanto pochi soldi, una valigia e i rotoli della Torah, il rabbino inizia il suo avventuroso viaggio in un paese sconosciuto avendo soltanto la conoscenza dell'hyddish e di un po' di inglese rudimentale. Avram cade presto nelle mani di alcuni lestofanti da cui viene derubato, svestito e appiedato. Il rabbino, però, non demorde e accetta qualsiasi lavoro per riuscire a proseguire e raggiungere San Francisco...

Commenti
Robert Aldrich ha una filmografia che comprende una trentina di titoli (L'imperatore del nord, Quella sporca dozzina, Quella sporca ultima meta, I ragazzi del coro...), alcuni dei quali sembrano dimenticati e altri che invece, ancora oggi, restano indimenticabili, ma tutti da annoverare nel compendio del migliore cinema del secolo scorso. Un cinema di cui, se non fosse per i nostri sforzi, si è quasi persa la memoria. Ecco perché fa piacere che, di tanto in tanto, ci si ricodi di un autore così vitale.
Eccolo quindi il cinema "minore" di Robert Aldrich: ruvido e robusto, cinico e polemico, politico senza mediazioni ruffiane, ma diretto ed essenziale che in "Scusi dov'è il West?" si fonde all'umorismo gelido e composto, ironico e impassibile di Gene Wilder per un'originale fantasia western. ^______^

martedì 11 marzo 2014

Zatoichi


Titolo originale: Zatôichi
Nazione: JAP
Anno: 2003
Genere: Azione, Commedia
Durata: 116'
Regia: Takeshi Kitano
Cast: Takeshi Kitano, Tadanobu Asano, Akira Emoto, Yuko Daike, Saburo Ishikura
audio/video: 10

Trama:
Nel Giappone del XIX secolo, Zatoichi, guerriero cieco e apolide, vive dedicandosi al massaggio e al gioco d'azzardo,ma è anche un virtuoso della spada, la katana, che offende mortalmente inopportuni avventori. Il suo peregrinare lo conduce alle porte di un villaggio vessato dal clan di Ginzo, che due "fanciulle", sopravvissute allo sterminio della famiglia, vogliono morto. La spada di Zatoichi, allora, incrocerà la grazia delle geishe..

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Kitano rilegge il mito nipponico del guerriero cieco Zaitochi, protagonista di un serial televisivo di culto degli anni Sessanta-Settanta, della sua spada letale nascosta nel bastone, del suo altruismo, del suo vagare. Corpo, attoriale e autoriale, che vaga, ma vedendoci benissimo, attraverso i generi, gli ambienti, i ruoli, incarnandoli, divorandoli per il puro piacere della rappresentazione, per il puro godimento - davvero tutto fisico e sublimato nella risata - del pubblico, affrancato da qualsivoglia speculazione. Zaitochi si realizza nel combattimento come Kitano nel divertimento, dimentico dei codici che da sempre regolano il cinema "in costume". Allora, quasi naturalmente, il guerriero nipponico approda al musical, sul palcoscenico, dove gli eroi del cinema convivono con quelli della televisione, quelli della letteratura con quelli della leggenda, dentro, anzi sotto un tip tap che "danza" i singoli elementi in un ritmo globale, dove è impossibile inciampare, o quasi!
Nel complesso una pellicola geniale con momenti da cineteca come il tip-tap finale (che peraltro richiama la passerella finale del teatro) o i contadini che sembrano usciti direttamente dal palco degli Stomp sulle musiche di Keiichi Suzuki, altro talento visionario degno di Kitano, che non rinuncia a spettacolarizzare i cadaveri con fontane di sangue e arti sparpagliati un po' ovunque. ^___^

domenica 3 febbraio 2013

West and soda


Titolo originale: West and soda
Nazione: ITA
Anno: 1965
Genere: Animazione
Durata: 90'
Regia: Bruno Bozzetto
audio/video: 10

Trama:
Nel selvaggio West un cattivissimo proprietario terriero vuole impossessarsi delll'unico terreno fertile della vallata, di proprietà della giovane Clementina, indomita e combattiva ragazza, priva però di amici. Per proteggerla arriva Johnny, un cowboy inizialmente piuttosto apatico, che però al momento giusto si scatena.

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Gli ingredienti ci sono tutti: il buono, la bionda e il cattivo, anzi il Cativissimo, e l'inevitabile corollario di sparatorie, duelli e inseguimenti. Una sintesi arguta e divertente che contiene già tutti i luoghi comuni del genere. La differenza è l'ironia che graffia ogni inquadratura, incrinando la superficie buonista e bilanciando l'immancabile happy end.
Intriso di ironia bonaria più che satirica, è un fitto repertorio di rimandi parodistici al western classico, ma anche a quello moderno postbellico. Non manca di efficaci "tormentoni" comici (l'assalto dei pellerossa alla diligenza) in chiave surrealista, ma conta soprattutto, fin dai titoli di testa, per la ricchezza straripante delle trovate di umorismo grafico tra cui l'irresistibile catena di gag delle fameliche formiche. A distanza di 40 anni, in tempi di computer-graphic, guadagna in spessore comico, originalità del disegno e dinamismo dell'azione.

lunedì 8 ottobre 2012

Bandidas


Titolo originale: Bandidas
Nazione: FRA, MEX, USA
Anno: 2006
Genere: Western, avventura
Durata: 93'
Regia: Joachim Roenning, Espen Sandberg
Cast: Penelope Cruz, Salma Hayek, Steve Zahn, Dwight Yoakam, Sam Shepard
audio/video: 10

Trama:
Messico, primi del '900. Sara e Maria decidono di allerasi contro un nemico comune: il suo nome è Tyler Jackson, un funzionario di banca di New York, che ha il compito di espropriare le terre dei contadini locali. Le due donne decidono allora per la rappresaglia, e imbracciate pistole e fucili per la prima volta in vita loro assaltano le filiali della stessa società bancaria per fare giustizia.

Commenti
"Bandidas" non è un capolavoro che resterà nella storia del cinema, però è un film gradevole, leggero, scorrevole. Uno "spaghetti western" tutto al femminile che ricorda più Bud Spencer e Terence Hill che John Ford, ma in cui le due bellissime e brave Salma Hayek e Penelope Cruz sono degne anche di Jessie James e di Billy The Kid per arguzia, senso dell'onore e riflessi pronti. Un film che parla dell'America di ieri e di oggi, ma che non ha nulla di americano: scritto dal francese Luc Besson, girato interamente in Messico e diretto da due registi norvegesi: ritmo frizzante, battute divertenti e un pizzico di ironia per parlare - neanche poi tanto metaforicamente - di colonizzazione, avidità, soprusi: tutto questo, ancora, in nome di una falsa idea di Democrazia e di un'inutile Modernità.

mercoledì 8 agosto 2012

L'ultimo samurai


Titolo originale: The Last Samurai
Nazione: USA
Anno: 2003
Genere: Avventura
Durata: 144'
Regia: Edward Zwick
Cast:Tom Cruise, Ken Watanabe, William Atherton, Billy Connolly, Seizo Fukumoto
audio/video: 10

Trama:
Un veterano della guerra civile, il capitano Woodrow Algren, giunge in Giappone alla fine del 1870 per addestrare le truppe dell'imperatore Meiji che si preparano ad eliminare gli ultimi samurai. Quando però Algren viene catturato dagli stessi samurai, impara il loro codice guerriero da Katsumoto, il capo dei samurai, e decide da quale parte del conflitto stare...

Commenti
Un film epico in cui il regista Edward Zwick riesce a fondere il dramma del conflitto interiore con la lotta che si consuma sui campi di battaglia. L'abilità del regista è indiscutibile e traspare sia dalla scene d'azione, sia nella sapiente miscela della storia che non perde mai il giusto ritmo. La scelta di creare una pellicola senza artifici elettronici, per poter restituire emozioni forti agli spettatori, recuperando un gusto antico, ha richiesto notevoli sforzi: a cominciare dall'organizzazione e la preparazione partendo dalle location sparse in mezzo mondo (Giappone, Nuova Zelanda, Stati Uniti), attraverso un casting che ha privilegiato le etnie locali fino al protagonista, Tom Cruise, che ha iniziato un allenamento di quattro mesi prima delle riprese per acquisire la necessaria pratica nell'uso della spada.




Da oggi sono in ferie e non posterò nulla fino a settembre.
Buone vacanze a tutti!
CIAO!!!

martedì 3 luglio 2012

...Continuavano a chiamarlo Trinità


Titolo originale: ...Continuavano a chiamarlo Trinità
Nazione: ITA
Anno: 1971
Genere: Western
Durata: 128'
Regia: Enzo Barboni (E. B. Clucher)
Cast: Terence Hill, Bud Spencer, Yanti Sommer, Enzo Tarascio, Harry Carey Jr., Pupo De Luca, Jessica Dublin
audio/video: 10

Trama:
Il fragoroso ritorno di due teneri pistoleri.
Trinità (Terence Hill) e Bambino (Bud Spencer), fratelli e fuorilegge vagabondi dal cuore tenero, sono scambiati per agenti federali da Parker, un violento trafficante d'armi. Approfittando dell'equivoco, i due prima si fanno volentieri "comprare" dai dollari del losco personaggio, poi tentano un colpo ancora più grosso. Si recano dai frati che, minacciati, hanno fatto del loro convento l'insospettabile base di intermediazione per i commerci di Parker.

Commenti
I soliti sospetti è il più bel giallo degli ultimi 10 anni, grazie ad una precisione svizzera dei suoi ingranaggi, ad una caratterizzazione dei personaggi ottima (così come ottima è anche la prova degli attori, tutti in stato di grazia) e ad una regia meticolosa, ma allo stesso tempo al servizio della storia.
Il film perfeziona e dilata le trovate che un anno prima avevano fatto la straordinaria fortuna commerciale di "Lo chiamavano Trinità". Per strappare la risata, le battute puntano al basso e non manca un'interminabile zuffa nel finale, degna replica di quella che concludeva la pellicola precedente. L'insieme, che pure non manca di abili trovate (la scena dei ceffoni menati da Trinità a velocità accelerata ), appare un po' ripetitivo e frammentario e risulterebbe forse un po' indigesto se non fosse cucito addosso a una coppia di affiatati professionisti come Bud Spencer e Terence Hill.

Lo chiamavano Trinità...


Titolo originale: Lo chiamavano Trinità...
Nazione: ITA
Anno: 1970
Genere: Western
Durata: 117'
Regia: Enzo Barboni (E. B. Clucher)
Cast: Terence Hill, Bud Spencer, Gisela Hahn, Steffen Zacharias, Dan Sturkie
audio/video: 10

Trama:
Trinità ritrova il fratello lestofante che, sceriffo, sta preparando un furto di cavalli ai danni di un ricco allevatore. Costui, a sua volta, sta tentando con i suoi sgherri di far sloggiare una comunità di mormoni da una zona su cui ha delle mire. Trinità, innamorato di una ragazza mormone, organizza la resistenza dei coloni che non portano armi per scelta religiosa.

Commenti
Il film che consacrò la coppia Spencer/Hill, e molto probabilmente il loro miglior prodotto in assoluto. Non è un Western “serio”, come lo si era concepito fino ad allora, ma sarebbe molto riduttivo considerarlo una semplice parodia del genere. È più semplicemnte un'altra geniale rivisitazione nostrana del mito della frontiera. Indimenticabile (e fischiettabile) la colonna sonora.
Prototipo del filone comico del western all'italiana (il "Fagioli-western") la cui violenza congenita è esorcizzata in cadenze ridanciane e agresti con la coppia Trinità-Bambino inventata dall'ex operatore Enzo Barboni con lo pseudonimo di E.B. Clucher. Seguito da Continuavano a chiamarlo Trinità.

domenica 26 febbraio 2012

Piccolo grande uomo



Titolo originale: Little Big Man
Nazione: USA
Anno: 1970
Genere: Western
Durata: 142
Regia: Arthur Penn
Cast: Dustin Hoffman, Faye Dunaway, Martin Balsam, Richard Mulligan, Jeff Corey, Aimée Eccles, Kelly Jean Peters, Carole Androsky, Chief Dan George, Robert Little Star, Cal Bellini, Ruben Moreno, Steve Shemayne, James Anderson, Thayer David, William Hickey
audio/video: 10

Trama
Jack Crabb è cresciuto allevato da un capo Comanche, dopo che un pellerossa lo salvò in seguito a un attacco di predoni. Divenuto adulto, prova a vivere nella società dei bianchi e finisce arruolato tra i soldati di Custer; fuggito dopo un assurdo e inutile massacro di donne e bambini indiani, riprende la divisa solo per poter uccidere il generale, ma a Little Big Horn i guerrieri Sioux lo precedono: lui sarà l'unico superstite della battaglia.

Commenti
Grande performance di Hoffman in questo celebre western "contro", che restituiva ai nativi indiani tutta la loro dignità di popolo prima offeso e poi denigrato, ma era soprattutto una riflessione sulla crisi di una nazione e dei suoi racconti fondativi. Dissacrante, picaresco, ma anche struggente. Dal romanzo di Thomas Berger, sceneggiato da Calder Willingham, un western anomalo e, in un certo senso, unico, ha qualcosa del racconto filosofico francese del Settecento (non lontano dal Candide di Voltaire) e del romanzo picaresco spagnolo. La smitizzazione del West (è uscito addirittura prima di "Soldato blu"!) e dei suoi miti (bianchi) è radicale nella sua continua mistura tragicomica; la simpatia per i pellerossa, il rispetto per la loro cultura, la denuncia del loro genocidio non scadono quasi mai nel (melo)dramma didattico.
Hoffman allo zenith del suo fregolismo istrionico.

giovedì 12 gennaio 2012

Wild Wild West



Titolo originale: Wild Wild West
Nazione: USA
Anno: 1999
Genere: Western, fantascienza
Durata: 107'
Regia: Barry Sonnenfeld
Cast: Will Smith, Kevin Kline, Kenneth Branagh, Salma Hayek, Ted Levine
audio/video: 10

Trama:
L'agente speciale James West, ricco di charme e di intuito, e l'agente speciale Artemus Gordon, abile nei travestimenti e brillante inventore di gadgets, si ritrovano fianco a fianco sulle tracce del dottor Loveless, diabolico e geniale inventore, che sta complottando l'assassinio del presidente degli Stati Uniti con l'aiuto di una enorme e mostruosa macchina chiamata Tarantola.

Commenti:
Un western di fantascienza con incursioni in Jules Verne e ispirato alla serie televisiva degli anni Sessanta dallo stesso titolo. Bella l'accoppiata Will Smith e Kevin Kline, col valore aggiunto di un cattivo come Kenneth Branagh su una sedia a vapore.
Di questo film è stato detto di tutto: chi l'apprezza esageratamente, vuoi per il richiamo alla serie TV che per l'uso dello Steam Punk, chi gli nega ogni valenza e lo riduce a un film commerciale senza valore. Come al solito la verità sta nel mezzo. Per prima cosa va detto che questo è quello che gli americani chiamano un pop-corn movie, realizzato per incontrare i gusti del grande pubblico e non certo dei cinefili.
Come film non è certo eccezionale, ma non si può nemmeno negare che sia comunque più che interessante e permette di passare un'ora e mezza di "cervello a spasso". ^_^

lunedì 19 dicembre 2011

Soldato blu - Versione integrale



Titolo originale: Soldier Blue
Nazione: USA
Anno: 1970
Genere: Western, Drammatico
Durata: 112'
Regia: Ralph Nelson
Cast: Candice Bergen, Peter Strauss, Donald Pleasence, John Anderson, Jorge Rivero
audio/video: 10

Trama:
Kathy, "liberata" dai soldati dopo due anni trascorsi in una tribù di Cheyennes che l'avevano rapita, ha imparato a capire le ragioni degli indiani. Viene organizzata una spedizione per distruggere definitivamente il villaggio; la missione è portata a termine con ferocia, nonostante i tentativi di dialogo del capo Lupo Pezzato. Un giovane soldato innamorato di Kathy si rifiuta di eseguire gli ordini e finisce in catene.

Commenti:
Soldato Blu ebbe notevole impatto all'epoca, per la sua posizione dichiaratamente filo-indiana; di fatto andava letto anche come denuncia figurata della guerra in Vietnam. Non è tra i migliori western, anche se il massacro finale ha ancor oggi il suo impatto, ma contemporaneo de "Il piccolo grande uomo", rovesciò una volta per tutte l'immagine dell'indiano cattivo e del bianco buono.
In genere è stato distribuito con le scene più cruente tagliate; questa è la Versione integrale.

venerdì 2 dicembre 2011

Carabina Quigley



Titolo originale: Quigley Down Under
Nazione: USA
Anno: 1990
Genere: Western, Avventura
Durata: 119'
Regia: Simon Wincer
Cast: Tom Selleck, Laura San Giacomo, Alan Rickman, Chris Haywood
audio/video: 10

Trama:
Quigley, la cui abilità con il fucile è nota in tutto il West, è stato ingaggiato da un latifondista australiano perchè si rechi laggiù e partecipi alle frequenti battute di caccia che hanno lo scopo di sterminare le tribù di aborigeni. Quigley accetta, ma, una volta resosi conto della situazione, si ribella ai piani del latifondista...

Commenti:
Una tipica vicenda western trasportata con intelligenza da S. Wincer in Australia con gli aborigeni al posto dei pellerossa. Una delle migliori interpretazioni di T. Selleck.

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