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domenica 15 dicembre 2024

Colpo grosso ma non troppo

Titolo originale: Le corniaud
Nazione: FRA
Anno: 1965
Genere: Commedia
Durata: 110'
Regia: Gérard Oury
Cast: Louis De Funès, Bourvil, Venantino Venantini, Beba Loncar, Lando Buzzanca, Venantino Venantini, Guy Delorme, Alida Chelli

Trama:
Marechal, piazzista un po' sempliciotto, riceve da un uomo d'affari l'incarico di andare a Napoli e prendere in consegna una Cadillac da portare in Francia. Il poveretto naturalmente non conosce l'effettivo contenuto della vettura e...

Commenti e recensione Extra light:
Nei primi anni '60 il cinema francese, come un po' ovunque, si trovò a dover competere con l'emergente televisione. Per cercare di arrestare l'emorragia di spettatori dalle sale, i produttori cinematografici decisero di reagire con quella che è forse l'unica strategia che conoscono: investire un sacco di soldi!
Le corniaud (che si potrebbe tradurre con "l'imbecille") fu uno dei primi di una serie di commedie francesi dal budget esorbitante. Anche se oggi quel milione di franchi investiti fa quasi tenerezza, per un'epoca in cui le commedie venivano realizzate in studio, quasi sempre ancora in bianco e nero e, comunque, destinate all'esclusiva distribuzione locale, fu una vera follia. La grande quantità di capitale permise a Max-Gérard Houry Tannenbaum, vero nome di Gérard Oury, di girare un vero road movie, a colori ed in situ, girando l'Italia (che fa sempre un bel "colore locale" come dimostrerà qualche anno più tardi il successo di Avanti di Billy Wilder) da Napoli a Ventimiglia, prima di rientrare nei più "normali" ambienti di Carcassonne e Parigi. Fu un mega spot pubblicitario per l'Italia e le bellissime italiane. Questo e l'eccezionale accoppiata De Funès-Bourvil resero il film un successone da 17 milioni di incassi solo in patria, record di box-office francese imbattuto per decenni. Possiamo solo ringraziare il buon senso di Oury e del produttore Dorfmann se, a differenza di oggi, invece di girare subito un Corniaud 2 decisero di scrivere qualcosa di nuovo come Tre uomini in fuga.
Malgrado una storia un po' esile (benché ripresa da un fatto di cronaca reale ^_^) la lunga serie di siparietti, tutti molto azzeccati, rende il film leggero ed ancor oggi piacevolissimo, con un De Funès in stato di grazia negli insoliti panni del cattivo ed un Bourvil che sembra inventato apposta per questo ruolo. Da rivedere senza alcun dubbio! :D

sabato 7 dicembre 2024

Pane e cioccolata

Titolo originale: Pane e cioccolata
Nazione: ITA
Anno: 1973
Genere: Commedia, Drammatico
Durata: 115'
Regia: Franco Brusati
Cast: Nino Manfredi, Paolo Turco, Johnny Dorelli, Anna Karina, Gianfranco Barra, Tano Cimarosa, Ugo D'Alessio

Trama:
Nino, emigrato in Svizzera, è perseguitato dalla sfortuna e, benché lavori, perde il permesso di soggiorno. Un compatriota industriale vorrebbe aiutarlo e lo assume ma, poco dopo, l'azienda entra in crisi. Costretto a ripartire da zero, grazie alla sua lunga esperienza Nino prova anche a fingersi svizzero ma...

Commenti e recensione:
Ah sì, Pane e cioccolata! Chiunque l'abbia visto al cinema, a suo tempo, lo ricorda con ammirazione e tenerezza ancora a distanza di anni. Il film ebbe, infatti, ampio successo sia di critica che di pubblico, conquistò l'Europa (vinse l’Orso d’Argento al Festival di Berlino) e, qualche anno dopo, perfino gli Stati Uniti, dove fu distribuito in poche copie ma ottenne comunque entusiastiche recensioni. Eppure, malgrado sia, per molti motivi, impresso nella memoria collettiva di noi spettatori di allora, di fatto chi è venuto dopo non ha avuto molte occasioni per conoscerlo. Inizialmente passò un po' in televisione, poi sparì senza nemmeno un'edizione in videocassetta. Nel 2015 uscì finalmente questa bellissima versione restaurata, in digitale, in occasione dei settant'anni della Mostra dei cinema di Venezia ma ormai il danno era fatto: emigrazione, dopo il 2000, ha assunto un significato troppo diverso e nessuno della nuova generazione desidera confrontarsi con un soggetto così spinoso.
Eppure Pane e cioccolata avrebbe ancora tanto da insegnare perché Brusati sul tema dell’emigrazione italiana all’estero, tema piuttosto rimosso dal nostro cinema, sa bene cosa vuol dire e lo dice a chiare lettere. Il suo sguardo è più brutale ed acuminato nei confronti degli italiani che riguardo agli scostanti svizzeri tedeschi. Più di tutto rimprovera agli italiani il miserabilismo, l’arte di arrangiarsi ed il vizio di ridere sulle peggiori disgrazie e condizioni di vita. “Non riesco ad amare un Paese dove sui problemi si canta, anziché tentare di risolverli” dichiarò il regista a suo tempo, ed ancora “A me l’autopietismo sterile, il genio italico che risolve tutto in canzonetta ed il folklore basato sul nulla danno il voltastomaco”. Una severa presa di posizione che offende la sinistra, irrita la destra e spiazza la Lega; ovvio che il film, proprio perché così bello ed azzeccato, dovesse sparire. : /
Pane e cioccolata nasce quasi per sbaglio e con tutte le carte in regola per diventare un fiasco. Il progetto prevedeva Ugo Tognazzi come protagonista ma fu sostituito da un Nino Manfredi che, fin dal primo momento, entro in forte conflitto con Brusati e la sceneggiatrice Iaia Fiastri. Manfredi apportò diverse modifiche al testo, al punto di pretendere di avere il proprio nome accreditato tra gli autori. Di solito i conflitti sul set non fanno bene ai film eppure, stavolta, si verificò l’esatto contrario perché il senso del conflitto permea tutta l’opera, conferendole il suo sottile equilibrio tra comicità e poetica. Il risultato è forse la più bella interpretazione dell'attore (sostenuto da un gran lavoro di sceneggiatura su uno dei personaggi più profondi e memorabili della storia del nostro cinema) e l'opera migliore del regista (anche se Dimenticare Venezia, nominato agli Oscar, non è certo da buttar via) ma, a riprese ultimate, Manfredi e Brusati si giurarono che non avrebbero mai più lavorato insieme.
Anche se quasi tutto il film poggia su Manfredi, unico personaggio approfondito psicologicamente, sarebbe ingiusto non ricordare un buon Dorelli imprenditore in crisi, migrante fiscale nel paradiso degli evasori, e la bellissima Anna Karina, affascinante esule dalla Grecia dei colonnelli (sì, ci siamo dimenticati anche di loro).
È forse giunta l'ora di rivedere Pane e cioccolata e di farlo scoprire alle nuove generazioni?
Penso proprio di sì, perché questo capolavoro, ben calibrato tra grottesco e realismo, umorismo e dramma, è e resterà per sempre una pietra miliare del cinema italiano! :D

domenica 24 dicembre 2023

Miracolo nella 34ª strada

Titolo originale: Miracle on 34th Street
Nazione: USA
Anno: 1994
Genere: Commedia
Durata: 113'
Regia: Les Mayfield
Cast: Richard Attenborough, Mara Wilson, Elizabeth Perkins, Dylan McDermott, J.T. Walsh

Trama:
Le feste sono ormai alle porte quando un maturo signore dai modi eleganti viene ingaggiato dai Grandi Magazzini Macy's per impersonare Babbo Natale. Lui sostiene di chiamarsi Kris Kringle ma il suo stile sembra rivelare qualcos'altro e...

Commenti e recensione light:
Se in cima alla Top10 dei palinsesti natalizi italiani c'è sempre Una poltrona per due, subito alle sue spalle, sul podio, c'è sicuramente questo Miracolo nella 34ª strada. E ammettiamolo, senza truffatori, ladri e prostitute, anche se non avesse il più bel Babbo Natale della storia del cinema sarebbe certamente molto più consono a questa festa. XD
Tutti gli altri attori bravissimi, niente da dire, (Mara Wilson che abbiamo già amato in Matilda 6 mitica e Mrs. Doubtfire, è addirittura magnifica) ma è un grandissimo Attenborough a monopolizzare la scena. Il Santa Claus che ha creato è davvero convincente e forse è l'unico capace di riportare quel senso del Natale che tutti sembrano aver dimenticato. Un Natale persino quasi pagano, che dà la forza di affrontare i giorni più bui dell'anno scambiandosi bei gesti di affetto. In questa sede è fuori luogo approfondire il discorso fino ai Saturnali romani (loro sì che sapevano divertirsi ^__^) ed oltre ma è una ricerca che consiglio a tutti; c'è molto altro che non il semplice scambio dei regali in questa festività. ;)
A noi italiani stupisce sempre che un regista da Oscar, quasi un gigante, si presti così volentieri a parti tutto sommato leggere; sarà che i nostri si prendono un po' troppo sul serio? O forse è solo che è davvero raro trovare qualcuno come Attenborough, così dotato a teatro come sullo schermo, a dirigere od interpretare che sia, indifferentemente!
Per quanto riguarda il film, che è il remake di quello di Seaton del '47, è ovviamente incentrato sulla domanda "Babbo Natale esiste?". La risposta, cercata persino negli ospedali psichiatrici e nei tribunali, viene meravigliosamente, quasi magicamente, trovata rendendo il Miracolo perfetto per tutto il pubblico infantile. Andando oltre lo spettacolo per bambini, tuttavia, Mayfield si rivolge intelligentemente anche noi adulti, criticando il lato consumistico che si diffonde durante il periodo natalizio, dove il vero senso della festività viene sostituito dal profitto.
Scritto e prodotto da John Hughes, che ha firmato anche Mamma ho perso l'aereo, è ovviamente un film molto americano, con sue le parate ed i grandi magazzini e New York sullo sfondo, ma anche veramente astuto nel catturare l'attenzione di ogni fascia di pubblico. Evita abilmente di parlare di bontà, solidarietà o persino di religione -quindi non è proprio il Natale come lo intende il Vaticano- ma grazie al suo puro e così ben curato "stile fiaba" è, sempre, una vera gioia da vedere. :D




BUON NATALE A TUTTI!!!
ed un grosso abbraccio dal vostro 
ranmafan
:D

martedì 12 dicembre 2023

Il mistero del cadavere scomparso



Titolo originale: Dead Men Don't Wear Plaid
Nazione: USA
Anno: 1982
Genere: Commedia
Durata: 89'
Regia: Carl Reiner
Cast: Steve Martin, Rachel Ward, Carl Reiner, Reni Santoni, George Gaynes

Trama:
Il detective privato Rigby Reardon viene ingaggiato dall'avvenente Juliet Forrest per ritrovare il padre, scienziato misteriosamente scomparso. L'investigatore, aiutato dal grande Marlow, segue un elenco di nomi che diventerà in fretta lista di cadaveri e...

Commenti e recensione light:
Ogni tanto compare, inatteso come un fiore fuori stagione, un piccolo gioiello come questo Dead Men Don't Wear Plaid che non solo è uno dei momenti più alti della comicità di Steve Martin ma è anche un affettuoso omaggio al Cinema da parte di un vero appassionato come Carl Reiner.
Il film, interamente in bianco, nero e fumo di sigaretta, è un susseguirsi di sequenze da cineteca magistralmente cucite in un montaggio da Oscar... usando Steve Martin come filo di sutura. Reiner omaggia il genere hard boiled dedicando tutta la sua cura maniacale nella fotografia, nei costumi, nel raccordare inquadrature e sequenze di film originali ad una vicenda che porta all'ennesima potenza ed in chiave comica le situazioni tipiche del genere. Alla fine, più che una parodia od una citazione, questo è un vero e proprio atto d'amore nei confronti del genere noir.
Ovviamente gli spezzoni di archivio sono funzionali alla trama del film ma è anche vero che quest'ultima si è dovuta adattare parecchio agli spezzoni stessi, come se questi, con i loro attori, avessero imposto persino dal passato la propria volontà. Perché Bogart, Kirk Douglas, Vincetn Price, Burt Lancaster, Ava Gardner, Ingrid Bergman, James Cagney e tutti gli altri magnifici attori d'altri tempi, qui rivivono, addirittura più di quanto si aspettasse il regista stesso. Ed è una gioia per gli occhi e per il cuore rincontrarli e vederli così vivi!
Questa è un’operazione raffinata, da grandi cultori e Carl Reiner (che è anche attore, ricordate il vecchio Saul di Ocean’s 11? Qui si è ritagliato una bella particina) evidentemente lo è, visto che la dedica finale è per Edith Head, una rinomata costumista che ha lavorato in quasi tutti i film del genere a metà del secolo scorso.
È anche un film per chi è solo un normale cinefilo, perché i rimandi più evidenti sono comunque godibilissimi e gli altri sono una stimolante sfida alla memoria (con tutte le soluzioni nei titoli di coda). ;-)
È infine un film per tutti perché Steve Martin è assolutamente spumeggiante ed anche i più ignoranti della 7ª arte, pur perdendo gran parte della raffinatezza dell'opera, ne godranno così tanto per l'umorismo surreal/intelligente (e, chiaramente, per la spettacolare bellezza di Rachel Ward) che non si accorgeranno nemmeno che c'era di più.
Insomma, è decisamente una commedia imperdibile! :D

giovedì 31 agosto 2023

Il cervello

Titolo originale: Le cerveau
Nazione: FRA
Anno: 1969
Genere: Comico, Commedia, Azione
Durata: 115'
Regia: Gérard Oury
Cast: David Niven, Jean-Paul Belmondo, Eli Wallach, Silvia Monti, Bourvil

Trama:
Un genialissimo colonnello inglese progetta un colpo grosso ai danni della NATO. Ci riesce ma, per colpa di due imbranatissimi ladri francesi ed un capo mafia che ha deciso di papparsi tutto, insorgono presto i guai e...

Commenti e recensione light:
Quando Gérard Oury si imbarcò nella produzione de Il cervello si trovava in una situazione di potere assoluto, forte di ben due formidabili successi di botteghino alle spalle: Colpo grosso ma non troppo (1964) che, contro ogni pronostico, aveva superato gli 11 milioni di spettatori ed elevato Louis de Funès al rango di Star, e Tre uomini in fuga che portò 17 milioni di francesi nelle sale, stabilendo un record di presenze imbattuto per decenni. Poteva quindi permettersi una coproduzione con De Laurentiis e realizzare un vero progetto chiaramente commerciale ma di caratura internazionale che, con un budget degno di un Bond, fu la più grande produzione francese dell'epoca.
Per essere sicuro di trovare un'eco all'estero, Oury si dedicò con grande cura alla scelta del cast. Dal mondo anglosassone chiamò David Niven, in leggero calo di consensi ma ancora amatissimo dal pubblico, a cui affiancò un Eli Wallach allora in grande ascesa nel cinema popolare europeo. Da parte francese, invece, si assicurò la partecipazione del fedele Bourvil (questo sarà l'ultimo film che faranno insieme) ed, infine, un Jean-Paul Belmondo allora all'apice della sua popolarità.
Il risultato è una commedia sofisticata che proclama le sue ambizioni forte e chiaro abbagliando lo sguardo con un'infinità di set lussuosi, scene d'azione spettacolari, un numero impressionante di comparse ed una fotografia luminosa che trasuda eleganza in ogni momento. Nulla è lasciato al caso da un Gérard Oury desideroso di dare il meglio al pubblico!
Eppure, malgrado queste premesse, Il cervello ha un successo limitato. Forse il regista ha dato troppo al suo pubblico: troppe battute, troppe location, troppa azione ed, alla fine, ha convinto "solo" 6 milioni di francesi a comprare il biglietto d'ingresso. Si tratta pur sempre del secondo miglior risultato dell'anno (dietro a C'era una volta il West) quindi non proprio una vergogna ma fu senz'altro una piccola delusione per Oury. Di contro, è comunque il più grande successo dell'intera carriera di Jean-Paul Belmondo, che non è poco! ^__^
Vista con gli occhi di oggi, Il cervello resta ancora, e forse più di allora, una gustosissima, brillante, divertente e scanzonata commedia. Ovviamente è un po' datata ma molto valorizzata dalla simpatia di tutti attori, fra cui spicca sempre un elegantissimo David Niven. Grazie alla vivace sceneggiatura è un film che, dopo più di cinquant'anni, si segue ancora con il sorriso stampato in faccia ed è perfetto per passare una serata piacevole e spensierata. E magari anche più di una. :D

martedì 16 maggio 2023

L'idolo di Broadway

Titolo originale: Little Miss Broadway
Nazione: USA
Anno: 1938
Genere: Commedia, Musicale
Durata: 70'
Regia: Irving Cummings
Cast: Shirley Temple, George Murphy, Jimmy Durante, Phillis Brooks, Jane Darwell, Edna May Oliver (nei titoli di coda è scritto erroneamente Mae)

Trama:
Una bambina orfana viene adottata dal direttore di un albergo frequentato dalle stelle di Broadway. Nell'hotel è benvoluta da tutti, soprattutto dal musicista Jimmy Clayton e da Ole, l'addestratore di animali, che iniziano ad insegnarle i segreti del teatro. Per fortuna, perché rischiano tutti di essere cacciati dall'immobile per insolvenza ed invece, grazie alla piccola Betsy...

Commenti e recensione light:
Premessa: questo titolo è adatto SOLO a chi ama ed apprezza il musical; ha anche molto altro da dare ma se siete di quelli che abbassano l'audio quando c'è la musica, passate oltre. ^__^
Ho voluto aggiungere la premessa perché questo perché, oltre ad essere il mio preferito, L'idolo di Broadway è decisamente il più musical di tutti i film "musicali" della Temple, che qui offre una strepitosa performance cantando e danzando in tutti i numeri. I suoi altri lavori hanno, in genere, solo un paio di scene coreografate mentre qui ne spuntano tutto il tempo. Non si tratta quindi del tipico musical anni Trenta con la scritta Broadway nel titolo, quelli visti da "dietro le quinte" per intenderci, ma di un film in cui la trama, benché presente, diventa quasi secondaria perché praticamente ogni scena include canti, balli e, per gradire, una discreta manciata di bellissime melodie. Così a memoria non posso non citare Se il mondo fosse un foglio di carta, Dovremmo stare insieme ed, ovviamente, Little Miss Broadway.
Il resto del film è essenzialmente "solo" gente simpatica e molto divertente. Al nutrito gruppo di ottimi caratteristi ed attori veterani, davvero piacevoli da vedere, si aggregano George Murphy e Phyllis Brooks, la tipica (per i film di Temple) coppia di giovani belli e super gentili che alla fine si metteranno inevitabilmente insieme. C'è più storia? Sì, certamente, ma per me questo ne riassume l'essenza.
Ovviamente esagero perché, benché l'interpretazione di Shirley, una delle più dolci Child-Stars di tutti i tempi, sia fenomenale, tutto il film è comunque il frutto del meglio del meglio della Hollywood degli anni d'oro. La regia, la storia, i personaggi, le canzoni, i balli lo rendono un film che scalda il cuore ed è perfetto per tutta la famiglia: può essere goduto indifferentemente da bambini, adolescenti adulti, ed anziani, apprezzandolo ognuno in modo diverso ed ognuno a modo proprio! :D

domenica 9 aprile 2023

Angeli con la pistola

Titolo originale: Pocketful of Miracles
Nazione: USA
Anno: 1961
Genere: Commedia
Durata: 136'
Regia: Frank Capra
Cast: Glenn Ford, Bette Davis, Arthur O'Connell, Hope Lange, Peter Falk, Ann-Margret, Thomas Mitchell

Trama:
Annie è una delle tante mendicanti di New york, con molti amici ed una figlia in Spagna alla quale racconta di essere ricca ed agiata. Tutto va bene sino al giorno in cui la ragazza decide di tornare a New York per presentare alla madre il futuro, ricchissimo, sposo e...

Commenti e recensione light:
A 63 anni, amato dal pubblico e dalla critica, Frank Capra decise di andare in pensione. Oggi fa quasi tenerezza ma, per quegli anni, era già in ritardo di quasi un decennio. Beato. ^_^
Per chiudere degnamente la sua ricchissima carriera pensò di realizzare il remake di un suo vecchio successo, Signora per un giorno, girato nel '33. Era un colpo facile perché la qualità della storia era già stata testata e non aveva bisogno di chiedere (né pagare!) permessi a nessuno. Il risultato è uno di quei gioielli allegri, felici, carichi di buonismo e comicità, che possono essere visti e stravisti eppure amati ogni singola volta!
Il film in fondo è una fiaba, che quasi si trasforma in parabola quando Capra ci mostra i sacrifici di una madre premiati dalla felicità della figlia, in cui i cattivi si redimono per aiutare i buoni ed, addirittura, decidono di cambiare vita. Grazie ad una sceneggiatura ben calibrata, dialoghi precisi al millimetro ed un cast superbo in cui nessuno, dai protagonisti fino alle comparse, è fuori parte, Angeli con la pistola è probabilmente l'unico auto-remake (si potrà dire?) più famoso dell'originale.
Da quel mago che era, Capra riesce a fondere con garbo trama e personaggi, mescolando sapientemente la miseria più squallida all’agiatezza più sfacciata, il mondo spietato della malavita ad una bontà di sentimenti e d'intenti degni di una coscienza immacolata.
L'intreccio è ottimo, ricco di aspetti interessanti e di momenti molto intensi, capaci di intenerire e toccare in profondità, ma anche di divertire con toni quasi farseschi. I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati, in particolare la banda di guappi al seguito di Dave, che ispirano simpatia istintiva nel loro essere apparentemente "cattivi" ma, al tempo stesso, generosi ed altruisti all’evenienza. Primo tra tutti è il meraviglioso Carmelo interpretato da Peter Falk, che per questo ruolo fu candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista. Va detto che nella versione italiana il suo personaggio è esaltato dal fantastico doppiaggio di Oreste Lionello che, con accento siciliano, lo caratterizza come un piccolo scagnozzo, dal cervello non troppo fino ma dal cuore d’oro. Falk fu talmente bravo da riproporre un personaggio praticamente identico (e da noi sempre con Lionello) in La grande corsa di Edward Blake. E che dire della spettacolare interpretazione di Bette Davis? Miserrima e poi bellissima, è una delle pochissime dive ad aver accettato i segni dell'età e ad essere capace di scherzarci su. Dettaglio meno importante ma aneddoticamente interessante: il film segna il debutto di una giovanissima Ann-Margret, deliziosa nel ruolo di Luise.
Questo piccolo capolavoro, forse un po’ ingenuo e che fonde con eleganza dramma e commedia, coinvolge ed appaga ogni spettatore, anche moderno, con due ore di puro intrattenimento, stemperando il divertimento con momenti di commozione e romanticismo che, pur toccando direttamente il cuore, non sfociano mai nel patetico. Da vedere e rivedere perché, come ho già detto, non stanca mai! :D




Angeli con la pistola, proprio come il celeberrimo La vita è meravigliosa del 1946,
è un film pensato espressamente per Natale
(ed infatti si permette persino di inserire Jingle Bells nella colonna sonora)
ma è perfetto per qualsiasi stagione, anche Pasqua e quindi: Tantissimi Auguri!
 
BUONA PASQUA A TUTTI
GLI AMICI DEL BLOG! 

martedì 14 febbraio 2023

La sposa cadavere

Titolo originale: Corpse Bride
Nazione: UK
Anno: 2005
Genere: Commedia, Animazione, Musicale
Durata: 75'
Regia: Tim Burton, Mike Johnson (II)
Cast: Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Emily Watson, Tracey Ullman, Paul Whitehouse

Trama:
Victor, goffo giovane pianista, per prepararsi alle nozze (combinate) con Victoria infila per errore l'anello di fidanzamento al dito di una donna morta. Quando questa si risveglia, conduce Victor nel mondo dell'aldilà, lo reclama come legittimo marito e....

Commenti e recensione light:
La sposa cadavere è un distillato di tutta l'opera di Burton e, forse, di lui stesso.
Questo gioiello, di rara leggerezza, è interamente giocato sul contrasto tra il mondo dei vivi, cupo e formale, e quello dei morti, allegro, coloratissimo e spensierato, in una storia decisamente macabra ma anche spiritosa. Lo spunto è tratto dalle tradizioni ebreo-russe del XIX secolo (mi viene spontaneo ricordare la scena del sogno del cimitero ne Il violinista sul tetto) in cui si narrava di matrimoni rovinati da antisemiti che arrivavano anche a rapire la sposa, ucciderla e seppellirla con ancora indosso l'abito nuziale. Mettiamoci anche le stupende atmosfere che, con quelle fantastiche ambientazioni notturne dominate dai blu ed i viola, sono così prossime a Il Mistero di Sleepy Hollow e l'horror è davvero vicino.
Ed invece ecco il magico Burton che, come è solito fare quando tratta di fantasmi, maschere e cadaveri, si diverte a capovolgere il pensiero comune!
Era già successo in Beetlejuice (di cui cita la scena della cena con i mostri che appaiono dietro ai commensali) dove "gli sposi cadaveri" avevano più amore dei traslocanti cittadini; era successo in Batman, dove i cattivi erano sicuramente più umani dei "buoni", e succederà ancora tante altre volte, come in Coraline. Burton è ancora una volta quel crogiolo di inventiva che ibrida splendidamente la favola oscura, qui in perenne ambientazione notturna e ricolma di malinconia, alla dolcezza ed il divertimento di quel mondo che non è proprio "morte" quanto "après-vie".^__^
Insomma, La sposa cadavere è Tim Burton allo stato puro, compresi ovviamente i suoi feticci: Helena Bohnam Carter, Johnny Depp e le fantastiche musiche di Danny Elfman.
Mi piacerebbe dilungarmi sul comparto tecnico ma mi trattengo; mi permetto solo elogiare l'uso delle fantastiche Canon Eos-1D Mark II con lenti Nikon da 14mm/105mm, soluzione eretica ed assolutamente innovativa per l'epoca. Con questa accoppiata i tecnici riuscirono finalmente a riprodurre un'immagine identica a quella delle lenti da 35mm analogiche e quindi a realizzare il primo film in stop-motion animato anche digitalmente! L’unione del comparto digitale con quello più artigianale della stop-motion si è dimostrato uno sposalizio (il termine è scelto con cura ^_^) artistico di grandissimo livello che, a quanto pare, Harryhausen ha amato immensamente.
I più piccoli, che tanto ormai sono molto più svegli di quanto eravamo noi, rimarranno folgorati dalla grafica accattivante ed un po’ creepy, mentre gli adulti potranno divertirsi ad analizzarne più a fondo le simbologie (tantissime ed, a volte, molto profonde) che lo rendono un film da non perdere non solo per gli amanti dell’animazione.
Pensato per Halloween, perché La sposa cadavere è ovviamente una favola nera, grazie ai suoi personaggi indimenticabili e dotati di prorompente umanità, vivi o morti che siano, esplode in una delle più belle storie d'amore (naturalmente struggente come nella pura tradizione burtoniana) mai girate e risulta adattissima per San Valentino. Magari un San Valentino un po' diverso, uno forse grigio nel mondo reale ma coloratissimo in quello della fantasia! :D

mercoledì 11 gennaio 2023

Miss Pettigrew

Titolo originale: Miss Pettigrew Lives for a Day
Nazione: UK
Anno: 2008
Genere: Commedia
Durata: 92'
Regia: Bharat Nalluri
Cast: Frances McDormand, Amy Adams, Lee Pace, Ciarán Hinds, Mark Strong, Shirley Henderson

Trama:
Nella Londra degli anni '30 Guinevere Pettigrew, governante di mezz'età, viene licenziata ingiustamente dal suo posto di lavoro. Povera in canna, nel tentativo di trovare un nuovo impiego si imbatte in Delysia Lafosse, un'attrice e cantante americana, finisce rapita dal suo mondo scintillante e mondano e...

Commenti e recensione light:
Mi viene difficile scrivere di questo film senza diventare subito polemico perché aveva tutte le carte in regola per avere un più che discreto successo ed invece non è nemmeno arrivato alle sale italiane! In quei giorni i nostri distributori decisero di proiettare 10.000 A.C. (e persino 21 di Luketic!) ma questo gioiellino britannico lo destinarono direttamente all'Home Video. >_<
Non uso volentieri il termine "perfetto" perché lo trovo abusato, e in questo caso sarebbe comunque un po' pretenzioso, ma sono quasi tentato di dar ragione ai molti critici stranieri che l'hanno usato perché Nalluri ci è andato davvero vicino. Partendo da un romanzo di Winifred Watson (che, casualmente, trovate nella cartella ^_^) ha diretto, in questa deliziosa e sofisticata commedia degli equivoci dall'impianto quasi teatrale, un cast stellare ed incredibilmente adatto. Frances McDormand, che vanta ben tre Premi Oscar come miglior attrice protagonista è, ancora una volta, a completo agio nel suo ruolo da disadattata, brusca ma con un lato imprevedibilmente dolce. Al suo fianco esplode una Amy Adams assolutamente spumeggiante! La sua recitazione, molto sopra le righe, caricata, tutta moine e mossette, definisce esattamente il personaggio: una donna un po' svampita, fuori degli schemi dell’epoca, sbarazzina in superficie ma determinata nella realtà dei fatti. Anche se sa fare altro, trovo che la Adams sia particolarmente adatta a questi ruoli di ragazza ingenua ed infatti Come d'incanto si reggeva interamente sulla sua spontaneità e tenerezza. Entrambe le attrici descrivono splendidamente la maturazione sentimentale e fisica dei loro personaggi e di come, strappandosi la maschera indossata in società, riescano a regalarsi un futuro prima inimmaginabile. La storia conduce ad un finale molto happy che, seppur prevedibile, è risolto in maniera intelligente e delicata, capace di convincere lo spettatore, almeno per un momento, che con lo giusto spirito tutto sia possibile anche nella vita reale e non solo nelle fiabe.
Miss Pettigrew, o Un giorno di gloria per Miss Pettigrew come venne rinominata quando passò in TV, è una commedia ben scritta, coinvolgente e spassosa, con ambienti e scenografie di gran lusso, costumi anni '30 come solo gli inglesi sanno fare ed una colonna sonora jazz capace di creare un'atmosfera vintage davvero suggestiva. Abbinandoci un cast che, oltre alle due protagoniste, ha dei comprimari di altissimo livello era inevitabile che arrivasse nelle prime posizioni delle classifiche di quell'anno... all'estero. Pazienza, vorrà dire che ce la possiamo godere oggi, al suo meglio, come se fosse un'assoluta novità! :D

lunedì 5 dicembre 2022

Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno

Titolo originale: Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
Nazione: ITA
Anno: 1984
Genere: Commedia
Durata: 126'
Regia: Mario Monicelli
Cast: Ugo Tognazzi, Maurizio Nichetti, Lello Arena, Alberto Sordi, Annabella Schiavone, Carlo Bagno


Trama:
Bertoldo, contadino arguto, entra nelle grazie del re Alboino. Dopo un periodo a corte torna al suo villaggio solo per scoprire che la moglie ed il suo sciocco figlio sono stati ingannati da frà Cipolla da Frolosone. Si mette a cercarlo meditando vendetta e...

Commenti e recensione light:
Ancora Medioevo!
Dopo il successone dei film di Brancaleone Monicelli torna a giocare con quel periodo storico (benché qui vada più indietro di quasi cinquecento anni) e, come faceva spesso, ci gioca contemporaneamente in modo sia grezzo che raffinato.
Il lato grezzo e più palese, magistralmente interpretato da un Tognazzi che più brutto non si può ma di ricco di popolana sagacia, ricorda al mondo che “Quando il culo è avvezzo al peto, non si può tenerlo cheto”. Quello raffinato è frutto della riscoperta di quella cultura carnevalesca europea, dimenticata dalla storiografia ufficiale ed accademica ma rimasta viva e feconda nel volgo fino ad oggi. È una cultura antica che, proprio perché popolare, solo in rarissimi casi è giunta fino a noi sotto forma scritta e solo quando a firmarla sono stati autori già famosissimi: penso al Boccaccio, ovviamente, ma anche a Rabelais, a Chaucer, a Plauto. Oppure per caso, come gli autori del Carmina Burana. È un filone che scorre parallelo all'arte con la maiuscola, snobbata dalle corti ma vivissima nelle taverne e nelle piazze, e che collega i cantastorie, come il Giulio Cesare Croce autore di questa vicenda, i teatranti, come il Goldoni che la traspose per la sua compagnia, ed i cantanti di ballate popolari, la cui eco è molto più vicina a noi di quanto immaginiamo! Molto dell'umorismo di Monicelli nasce proprio da questi autori "minori" che, con lui, continuano a vivere in Amici miei o, più drammaticamente, in Un borghese piccolo piccolo.
Qui Monicelli e Croce ironizzano in maniera esilarante su un mondo lontano ma allo stesso tempo noto e vicino a noi, un periodo storico funestato dalla miseria e dall’ignoranza, un’epoca nella quale, per non soccombere, era più che mai necessaria la cosiddetta "arte di arrangiarsi". Sia per Croce, nel '600, che per Monicelli oggi, Bertoldo ne è l’emblema ed addirittura l’archetipo di un certo modo di essere italiani.
Purtroppo questo film non venne capito né dal pubblico né dalla critica, probabilmente perché si aspettavano uno spin-off di Brancaleone e non una raffinatissima riedizione del teatro della Commedia dell'Arte, con i suoi stereotipi, le giullarate e le maschere... soggetti che all'epoca erano virtualmente sotto copyright esclusivo di Dario Fo. Ed ecco quindi sprecate, oltre a quella del già citato Tognazzi, la strepitosa interpretazione di Lello Arena, forse la sua più bella, che pur essendo totalmente estremizzata (pare il re di bastoni!) riesce a renderla vivacissima e vivissima, o ancora quella di Annabella Schiavone, in una Marcolfa indimenticabile.
Ritengo sia passato abbastanza tempo e, forse, oggi siamo più pronti ad apprezzare, oltre alla bellissima fotografia di Camillo Bazzoni, il profondo, ed a mio avviso riuscitissimo, progetto che Monicelli aveva in mente per questo suo Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno! :D 

domenica 27 novembre 2022

Pallottole su Broadway

Titolo originale: Bullets over Broadway
Nazione: USA
Anno: 1994
Genere: Commedia
Durata: 98'
Regia: Woody Allen
Cast: John Cusack, Jennifer Tilly, Dianne Wiest, Chazz Palminteri, Tracey Ullman, Jack Warden, Rob Reiner


Trama:
Il giovane commediografo David Shayne vuole sfondare a Broadway. Per mettere in scena il proprio spettacolo deve scendere a compromessi ed è costretto ad ingaggiare la pupa di un boss. Si tratta di una vera incapace ma...

Commenti e recensione light:
Questo è il classico "film minore" di Woody Allen eppure, anche rivedendolo dopo così tanti anni, non solo ha ancora un suo validissimo perché ma è da considerare, a tutti gli effetti, un gioiellino.
La verità è che non importa quanti soldi spendi in CGI ed effetti speciali, senza un bel copione ogni film è mediocre. Che pure non è che qui Allen abbia risparmiato in costumi e ricostruzioni, anzi!, ma se questo Pallottole su Broadway fosse stato girato in bianco e nero con gente vestita di cartone avrebbe funzionato comunque, proprio grazie alla spettacolare sceneggiatura scritta, cosa rara, a quattro mani da lui e Douglas McGrath e giustamente candidata agli Oscar (una delle 24 volte nel corso degli anni).
C'è poi quello spessore in più che Woody Allen riesce sempre a mettere nei suoi lavori, che non sono mai "solo" puro divertimento; che ci faccia ridere ridicolizzando le dittature, il sesso, lo sport, l’amore o le nevrosi, insinua sempre nello spettatore delle domande che rendono i suoi lavori molto più intelligenti del necessario e di questo lo dobbiamo davvero ringraziare. Qui ci spinge a chiederci chi sia davvero l'artista, scusate se è poco.
Pallottole su Broadway è una commedia vivace la cui storia procede senza momenti morti (ci sono morti veri ma è un'altra storia ^_^) proprio grazie ai dialoghi fulminanti, ai divertenti colpi di scena ed ai personaggi delineati perfettamente ma sono da ammirare anche gli attori, che non sbagliano una virgola, la raffinata fotografia di Carlo Di Palma e la godibilissima colonna sonora a base di musiche anni ’20. Un gran bel film, insomma!  :D


lunedì 31 ottobre 2022

Hocus Pocus

Titolo originale: Hocus Pocus
Nazione: USA
Anno: 1993
Genere: Fantastico, Avventura, Commedia
Durata: 96'
Regia: Kenny Ortega
Cast: Bette Midler, Sarah Jessica Parker, Kathy Najimy, Omri Katz, Thora Birch, Vinessa Shaw

Trama:
Tre streghe riescono a ringiovanire succhiando la linfa vitale da una fanciulla e trasformandone il fratello in un gatto. Vengono catturate ed impiccate ma dal patibolo giurano che un giorno torneranno e, infatti...

Commenti e recensione:
Malgrado non faccia parte della tradizione mediterranea, ormai anche da noi Halloween è diventato un fenomeno (soprattutto commerciale) indiscutibile. I puristi lamenteranno la nostra colonizzazione culturale, così come fanno ogni anno criticando gli alberi di Natale, eppure godere di una festa è sempre un piacere e chissene se è d'importazione. Se poi ci si concede il lusso di passarla in famiglia davanti ad un film per tutti come Hocus Pocus, visto e stravisto al punto da diventare un puro classico, allora sarà una festa davvero riuscita! :D
Eppure la nascita di questo gioiellino fu davvero sfortunata perché, per quanto possa sembrare incredibile, un film che addirittura doveva chiamarsi Disney's Halloween House fu portato nelle sale il 16 luglio 1993. In piena estate! Era inevitabile che non ci fosse lo spirito di "dolcetto o scherzetto" quindi né la critica (ma anche qui, chissene) né il pubblico riuscirono ad apprezzarlo nel modo giusto. Se poi si pensa che, in contemporanea, c'erano sugli schermi Jurassic Park, Il socio e Free Willy...
Hocus Pocus fece un tonfo al botteghino di quelli da lasciare il segno persino nella Casa del Topo. Però erano gli anni '90 e, a differenza di oggi (e non approfondisco o ci vorranno ore ^_^), per i film c'erano delle "seconde occasioni", prima tra tutte il videonoleggio. Nel giro di qualche anno, complici alcuni passaggi in TV nelle date giuste, cominciò a crearsi un pubblico sempre più importante e, con il VHS prima ed il DVD poi, si ritagliò quello spazio che, a Natale, è occupato da Una poltrona per due. Se al cinema era stato ignorato, spopolò sui televisori casalinghi.
Hocus Pocus ha sì qualche difetto, primo tra tutti degli effetti speciali forse accettabili per il suo target ma, per tutti gli altri, di qualità ben misera, però compensa con un cast molto al di sopra di quanto ci si aspetterebbe, una colonna sonora meravigliosa ed una storia che, benché scritta per i giovanissimi, ha una buona trama, piena di colpi di scena e dinamica. Inoltre si vede benissimo che, nei panni delle tre fantastiche streghe, il trio Midler, Parker e Najimy si è divertito un mondo ed infatti, con l'aggiunta dell'ottima interpretazione della piccola Thora Birch, ha trasformato quello che poteva essere un filmetto TV in questo Cult.
Vale davvero la pena di rivedere, come ogni anno, questo piccolo grande classico che, pur non essendo molto originale, coinvolge pienamente lo spettatore, che sia adulto o bambino, e non gli permette mai di annoiarsi. Ogni volta regala ironia, qualche brivido, una buona dose di avventura fracassona e quell'immancabile tocco buonista che lo rende perfetto per ogni età! :D

domenica 2 ottobre 2022

Xanadu

Titolo originale: Xanadu
Nazione: USA
Anno: 1980
Genere: Commedia, Musicale
Durata: 88'
Regia: Robert Greenwald
Cast: Olivia Newton-John, Gene Kelly, Michael Beck, Sandahl Bergman, Katie Hanley, Dimitra Arliss

Trama:
Tersicore, musa della danza, scende sulla Terra con il nome di Kira (ed un paio di schettini ai piedi). Come da sua natura ispirerà Sonny, disegnatore con la testa fra le nuvole, a dare una svolta alla sua vita, aiutandolo nell'ambizioso progetto di mettere in piedi un locale da ballo e...

Commenti e recensione:
Xanadu è il frutto di un parto travagliatissimo e, per molti versi, davvero sfortunato.
Ideato come un roller-disco movie a basso costo, si è trovato, sin da prima delle riprese, in concorrenza con ben altri due titoli analoghi, per di più già nelle sale. Venne quindi deciso di cambiare rapidamente obbiettivo e mirare più in alto, fondendo (ma sarebbe più corretto dire "mescolando", perché proprio non si può parlare di "fusion" ^_^) i ritmi degli anni '80 con il puro Musical del '40. Per questo venne ingaggiata, tra gli altri, un'icona come Gene Kelly che, in realtà, accettò questo suo ultimo ruolo principalmente perché gli Studios erano vicini a casa sua. La bellissima scena in duo con Olivia Newton-John venne addirittura girata a riprese terminate ed in assoluto isolamento, con appena un cameraman ed un assistente. Tra "gli altri" si annoverano decine e decine di ballerini, pattinatori e coreografi.
In tutto questo, ovviamente il copione dovette essere rivisto più volte da cima a fondo e la Newton-John, che questo film avrebbe dovuto consacrare a Star, si lamentò con veemenza per i problemi di recitazione dovuti ai continui cambiamenti nella sceneggiatura.
Per sopperire ad una trama per forza di cose zoppicante, la produzione moltiplicò da 4 a ben 20 milioni di dollari il budget, che venne speso in gran parte in scenografie (effettivamente strepitose!) ed effetti speciali. Il solo set della discoteca costò un milione e, durante la post produzione, ancora si discuteva se aggiungere nuovi e migliori effetti, mentre i costi salivano alle stelle. Per inserire la canzone Don't Walk Away, fuori programma ma fortemente voluta dagli ELO, per non richiamare attori e troupe già dispersi si decise di ricorrere ad una sequenza in animazione. "Perché limitarsi quando si può contare su un budget così ricco?" si saranno detti durante il brainstorming. Venne prontamente ingaggiato il grande Don Bluth, strappato per l'occasione dalla realizzazione di Brisby e il segreto di NIHM e lautamente ricompensato per aver consegnato i suoi sue minuti e sette secondi nei tempi stabiliti. La Universal fu costretta ad anticipare la data di uscita di sei mesi, da Natale 1980 all'estate dello stesso anno, al solo scopo di porre un freno ai voli pindarici del regista e dei produttori! XD
Nelle sale Xanadu fu il più puro dei flop. Criticato unanimemente dal pubblico e dagli specialisti, recuperò a malapena, e con grandissima fatica, i costi. I fiasco fu così totale che ispirò John Wilson a creare i Golden Raspberry Awards, più noto come Razzies. Anzi, proprio Robert Greenwald "vinse" il primo Razzie per il peggior regista dell'anno ed il film ottenne ben sei nomination per altri premi.
Nel frattempo, però, l'album della colonna sonora raggiugeva i vertici delle classifiche USA e UK, ottenendo il Doppio Platino in entrambi gli stati e piazzando ben cinque titoli nelle Top 20. A scopo chiaramente didattico, troverete l'OST nella cartella. ; )
Probabilmente è proprio per questo che Xanadu non è finito subito nella discarica dell'oblio e, anche se lentamente, è diventato un Cult per diverse nicchie di amatori: quella di coloro che si sono innamorati della trama fantasy vecchio stile, quelli che hanno apprezzato la commistione di Musical anni Quaranta con l'estetica e la musica rock/pop di fine degli anni '70, i fan (come il sottoscritto) degli Electric Light Orchestra e, ovviamente, quelli della Newton-John. Non sembrerà un granché ma pare sia un bel po' di gente. ^_^
Pur essendo il canto del cigno del Musical classico (e di un cigno decisamente sofferente), con le bellissime scenografie, i coloratissimi costumi, le coreografie d'altri tempi, organizzate al millimetro, gli effetti visivi e, ciliegina, la sequenza animata di Don Bluth, Xanadu desidera solo farci sognare, mesmerizzandoci con l'aura blu Electric (Light) delle muse e le note indimenticabili della strepitosa colonna sonora; e allora, lasciamoglielo fare! :D

lunedì 5 settembre 2022

Le vacanze del piccolo Nicolas

Titolo originale: Les vacances du petit Nicolas
Nazione: FRA
Anno: 2014
Genere: Commedia
Durata: 97'
Regia: Laurent Tirard
Cast: Mathéo Boisselier, Valérie Lemercier, Kad Merad, Dominique Lavanant, François-Xavier Demaison, Luca Zingaretti, Erja Malatier, Bouli Lanners

Trama:
Le tanto attese vacanze estive sono arrivate ed il piccolo Nicolas può andare finalmente al mare con la sua famiglia (nonna materna compresa). Sulla spiaggia si fa tanti nuovi amici ma c'è anche Isabelle, una bambina non smette di fissarlo con i suoi grandi occhi; lui teme che i suoi genitori abbiano intenzione di fargliela sposare per forza e...

Commenti e recensione:
Cavalcando l'enorme successo di pubblico de Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, Laurent Tirard torna a far parlare i personaggi di Goscinny e Sempé e se il titolo precedente era fortemente ispirato da Mio Zio di Jaques Tati, qui è impossibile non sentire l'eco de Le vacanze di Monsieur Hulot. In realtà, più che un sequel questo Vacanze è quasi uno spin-off, dove il piccolo Nicolas è certamente il protagonista (è pur sempre lui a raccontare la storia) ma lo sguardo del regista si sposta un po' più sugli adulti, tra i quali Kad Merad, nel ruolo del padre costantemente costretto sulla difensiva, è autentico mattatore.
Ovviamente, grazie all'ottima "materia prima" anche in questo secondo film la sceneggiatura è fantastica e la più tradizionale delle commedie degli equivoci incanta e diverte senza l’uso di effetti speciali o di trovate mirabolanti. Le strampalate vicende quotidiane di Nicolas sono più che sufficienti a rendere memorabile quest’estate, in un’atmosfera vintage, quasi sospesa nel tempo, in cui assistiamo ad una carrellata di improbabili personaggi che diventano, loro malgrado, star di gag surreali. E, tra una gag e l’altra, si scivola leggeri nei pensieri di un bambino e si torna, magicamente, a essere quel bambino, almeno per la durata del film. Ci si lascia coccolare dalle musichette beat, ci si lascia accarezzare dagli splendidi colori pastello di una brillante ed efficace fotografia, dalla stupenda scenografia e dai bellissimi costumi. Tutto è al posto giusto, un godimento assoluto per gli occhi. Un paio di citazioni sono assolutamente sublimi: la scena della doccia di Psyco e lo sguardo "demoniaco" alla Shining della piccola Isabelle, ma anche gli ovvi riferimenti a Moonrise Kingdom di Anderson o Sabrina di Billy Wilder, per non parlare del felliniano Zingaretti, sono godibilissimi tocchi che aggiungono il giusto colore cinematografico ad un lavoro letterario a cui Tirard resta, altrimenti, assolutamente fedele. E menomale perché, grazie a quel ritmo spumeggiante, le battute brillanti ed i siparietti spassosi, ritroviamo in scena le idiosincrasie delle nostre vacanze, le ingenuità dell’infanzia e, perché no, anche quelle dell’età adulta.
Le vacanze del piccolo Nicolas è un film spensierato dal primo all'ultimo istante e non si può fare a meno di continuare a ridere; se è vero che offre una dettagliata rappresentazione del modo di concepire la realtà da parte dei bambini, conquista ancora una volta tutta la famiglia. E mentre l’estate finisce, la nostalgia rimane... ^_^

lunedì 15 agosto 2022

Il piccolo Nicolas e i suoi genitori

Titolo originale: Le petit Nicolas
Nazione: FRA
Anno: 2009
Genere: Commedia
Durata: 91'
Regia: Laurent Tirard
Cast: Maxime Godart, Valérie Lemercier, Kad Merad, Sandrine Kiberlain, François-Xavier Demaison, Michel Duchaussoy

Trama:
Amato in famiglia e benvoluto dai propri compagni di scuola, il piccolo Nicolas vive una vita felice ma, un giorno, una conversazione tra i suoi genitori lo induce a pensare che sia in arrivo un fratellino. Il timore di seguire le sorti di Pollicino, di essere abbandonato nel mezzo di un bosco, lo assale e...

Commenti e recensione:
Le avventure del piccolo Nicolas sono, da più di settant'anni, un fenomeno editoriale in gran parte d'Europa e degli Stati Uniti. Nato come striscia dalla penna del geniale e poeticissimo Jean-Jacques Sempé, Nicolas si è sviluppato subito come capolavoro letterario grazie all'estro dei testi di René Goscinny, di cui ricorderete certamente Asterix e Lucky Luke. Di un lustro precedente la Mafalda di Quino, il personaggio di Sempé è il primo (non considero Peanuts perché l'interazione con gli adulti vi è sempre stata assente) a raccontarci il mondo dal punto di vista di un bambino che non ha ancora capito come funzionano le cose della vita e che ne fornisce una sua, personalissima, interpretazione. Un mondo che sorride delle incomprensioni tra grandi e piccini, che pone sullo stesso piano le bravate dei ragazzini e le ansie di prestazione dei grandi, dove il caos creativo irrompe benevolmente in un universo fin troppo ordinato. Grazie a queste caratteristiche, Il piccolo Nicolas ha entusiasmato i più piccoli ma anche i loro genitori che, in quella particolare visione, si sono facilmente e comicamente riconosciuti.
Questa premessa è fondamentale per capire il perché di un film all’apparenza banale e che invece rappresenta una vera e graditissima sorpresa (quantomeno per noi italiani, ovviamente; in Francia non solo era attesissimo ma è stato premiato con un box office da record ^_^).
Laurent Tirard si è dimostrato un vero estimatore dell'opera del duo Sempé-Gosciny ed ha riversato nel suo film tutto quell'affetto che solo uno che ha amato fin dall'infanzia queste storie potrebbe mettere. È stato anche fortunato perché di quel bimbo che raccontava in prima persona le sue avventure in una serie di racconti illustrati non ha avuto bisogno di ritoccare che poche virgole. Poggiando su uno scheletro narrativo eccellente, Tirard intreccia così bene le tantissime scenette e gag, scelte tra le mille avventure del nostro piccolo eroe, da evitare persino il rischio più comune per questo genere di lavoro: realizzare un film frammentato. Fonde infatti così bene le parti da creare un unicum dallo stile aggraziato alla Jaques Tati, a cui si è chiaramente ispirato. D'altronde le vicende che racconta si svolgono proprio in quegli ultimi anni '50, quelli di Mio Zio del signor Hulot. Gli anni sono passati e, invece del bianco e nero di Tati, Tirard sfoggia la magistrale tavolozza di colori pastello di Jeunet ed una scenografia alla Wes Anderson... ma il cuore è ancora quello delle marachelle e dei peccati innocenti de La guerra dei bottoni. Colorato e divertente, talmente finto da sembrare vero, è coerente con un mondo a metà strada tra la realtà e l'immaginazione, in cui i problemi si risolvono con un sorriso o una pozione magica.
Non è solo all'appassionata e sensibile regia di Tirard a cui va tutto il merito: il cast è assolutamente perfetto! Da noi il volto più noto è certamente Dad Merard, protagonista di Giù al Nord che già vi ho proposto, qui perfetto nel suo ruolo di "tipo normale", però Valèrie Lemercier infonde un pizzico di follia ed aria squisitamente anni '50 mentre Sandrine Kiberlain, con i suoi grandi occhioni azzurri, è il ritratto della maestra perfetta, una seconda mamma per tutti i bambini. Già, i bambini: meravigliosi attori non professionisti tra cui spica un grandissimo Maxime Godart, non solo identico al personaggio delle strisce ma attore in erba più bravo di tantissimi professionisti! :D
Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, benché strepitoso in francese vanta comunque un doppiaggio italiano davvero ben fatto e, grazie ai tanti livelli di messaggio, è perfetto per qualsiasi età. Divertente, fantasioso, spensierato e magico, con le sue situazioni surreali ma, nell'ottica infantile, del tutto credibili, vi appassionerà tutti e, se ancora non ne fate parte, vi aggiungerà sicuramente all'immensa schiera internazionale di ammiratori del personaggio. :D

martedì 12 luglio 2022

Hannah e le sue sorelle

Titolo originale: Hannah and her Sisters
Nazione: USA
Anno: 1985
Genere: Commedia
Durata: 106'
Regia: Woody Allen
Cast: Mia Farrow, Michael Caine, Woody Allen, Dianne Wiest, Barbara Hershey, Carrie Fisher, Max von Sydow

Trama:
Le tre sorelle Hannah, Holly e Lee, vicine ma così diverse, vivono a New York. Per la Festa del Ringraziamento, che riunisce ogni anno la famiglia, le loro vite comuni e complicate si riannodano malgrado tutto e...

Commenti e recensione:
Non sono mai riuscito a decidere se questo sia o meno il più bel film di Woody Allen ma è, sicuramente, nella rosa dei suoi capolavori!
Maturo frutto della fusione di Provaci ancora Sam, Interiors e Commedia sexy di una notte di mezza estate, Hannah è una complessa commedia che confronta i suoi tanti personaggi ai problemi della coppia e della famiglia. E sono davvero così tanti, sia i primi che i secondi, che scrivere una storia frammentata nelle sottotrame di ben dieci personaggi principali (ed una quarantina di "secondari") senza perdere mai il filo è un exploit che non tutti gli autori, neanche i più grandi, possono permettersi. Riuscirci implica automaticamente vincere l'Oscar per la sceneggiatura come è, puntualmente e meritatamente, avvenuto.
Naturalmente, scrivendo il copione Allen non si è dimenticato di darci la giusta dose di comicità, tra varie crisi depressive e scelte religiose buttate come sempre su un’impronta ironica eppure capaci di far riflettere, ma anche questa la mantiene ad un livello di sofisticazione molto più maturo ed intelligente delle sue opere precedenti. Hannah e le sue sorelle è divertente, briosa e mai noiosa, profonda ma contemporaneamente leggera; anche se sembra svilupparsi ad episodi, tutto si lega meravigliosamente al filo che unisce le storie omogeneamente, al punto che è impossibile, per lo spettatore, non partecipare ed immedesimarsi in uno (o più!) personaggi.
E poi c'è lo straordinario lavoro dietro alla cinepresa, dove la genialità di Allen straborda. Le inquadrature sono raffinate quasi oltre la perfezione, superiori perfino, grazie anche al tocco magico di un colore freddo e piovoso, al bianconero laccato di Manhattan. Quant’è bella la New York di questa pellicola, ritratta nei suoi aspetti più affascinanti e suggestivi dalla bellissima fotografia di Carlo Di Palma, così intrisa di jazz, accogliente, prodiga, confortevole, intima e viva. Meglio di quella vera!
Nemmeno parlerò della spettacolare bravura di tutto il cast, dagli eccezionali Caine e Wiest, un Oscar a testa, alla complessissima Farrow o la spumeggiante Hershey (c’è un alterco tra lei ed il grande Max von Sidow del quale si dice strappò applausi a tutto il cast già durante la lavorazione); insomma, se anche il film non avesse avuto tutti i suoi altri grandissimi pregi, sarebbe stato comunque un capolavoro. ^_^
Allen firmerà altri titoli bellissimi nella sua vita ma Hannah resta un gioiello insuperato, l'apice della sua commedia, da vedere e rivedere, sempre con gioia! :D

domenica 20 marzo 2022

Space Station 76

Titolo originale: Space Station 76
Nazione: ITA+ENG
Anno: 2014
Genere: Commedia, Drammatico
Durata: 93'
Regia: Jack Plotnick
Cast: Patrick Wilson, Liv Tyler, Marisa Coughlan, Matt Bomer, Jerry O'Connell, Kylie Rogers, Kali Rocha

Trama:
L'arrivo di Jessica Marlowe, una femminista ambiziosa e per lo più incompresa, ha inavvertitamente scatenato tensioni fra tutti i residenti della stazione spaziale Omega 76. Fino ad allora le cose erano state più o meno tranquille ma ora non basta più il valium prescritto dal medico androide di bordo: i rancori, le passioni e le delusioni sono venute a galla e...

Commenti e recensione:
Questo non è un film di fantascienza!
Scusate se apro la recensione ad "alta voce" ma è indispensabile chiarire subito il perché del fiasco di Space Station 76: chi l'ha visto aspettandosi Guerre Stellari o Star Trek non poteva che restare deluso perché a parte la location, una stazione spaziale appunto, nulla è futuribile.
Si poteva tranquillamente ambientare la storia alle terme (come ), o su una nave da crociera od in un qualsiasi altro "non luogo", limitandosi a caratterizzarlo quel tanto che bastava per non lasciarlo in bianco. Sì, Jack Plotnick ha scelto lo spazio ma, proprio per renderlo lontano dall'ideale fantascientifico odierno (tra l'altro fuori portata, visto il budget), l'ha rappresentato in puro stile "coniugi Anderson", con una ricerca sugli anni '70 assolutamente strepitosa. Per restare nei costi ha dovuto limitarsi ad appena 20 giorni di riprese ed usare strumenti rarissimi, quali l'intelligenza e la fantasia (questi sconosciuti ^_^) e raffinate citazioni alla fantascienza vintage, compreso il ruolo a Keir Dullea, storico protagonista di 2001: Odissea nello spazio. Tutti i personaggi sono recitati perfettamente (incredibile, considerando che per il regista/autore è la sua opera prima!), ognuno capace di rendere tangibili i raffinati dialoghi, le implicazioni psicologiche di un ambiente ristretto e gli assurdi intrighi da stress, tutte sfaccettature poco attinenti alla fantascienza tradizionale.
Ma se non è fantascienza, cos'è allora Space Station 76?
È semplicemente una commedia. Una di quelle commedie ben scritte, con pochi personaggi ma magnificamente caratterizzati, perfetta per un piccolo teatro. Una commedia metà pirandelliana e metà newyorkese. Del Village, per la precisione. Ed è con l'occhio del Village che Plotnick ricrea, splendidamente, una comunità suburbana USA degli anni '70, con l'arredamento svedese, le carte da parati geometriche, le manie, i vizi, i pregiudizi, le droghe ed il terribile gusto nel vestirsi di quegli anni (e posso dirlo perché c'ero XD). I personaggi sono costruiti su una struttura che ricalca gli stilemi degli anni '70 inglesi, quando essere gay era motivo di vergogna, quando le donne erano frustrate perché non potevano realizzarsi, costrette come erano a badare alla famiglia, quando la seduta dallo psicoterapeuta (eterno fornitore di Valium) era il vero momento liberatorio. Di fatto Plotnick ha scritto Astronauti sull’orlo di una crisi di nervi!
Con i suoi toni pacati, nessuna variazione di livello, tutto molto allineato e freddo, persino lento narrativamente parlando, Space Station 76 è un film impegnativo in cui gran parte della storia va intuita, interpretata, assorbita, perché non viene raccontata esplicitamente. Lo so che oggi è una condanna a morte ma questo blog non è vincolato alle esigenze di botteghino e voi non siete i soliti spettatori da cinepanettone quindi non mi preoccupa definirlo un film "intelligente" e, come tale e con l'approccio giusto, davvero meritevole di essere visto! :D

lunedì 7 marzo 2022

La ragazza con la pistola

Titolo originale: La ragazza con la pistola
Nazione: ITA
Anno: 1968
Genere: Commedia
Durata: 102'
Regia: Mario Monicelli
Cast: Monica Vitti, Carlo Giuffré, Stanley Baker, Tiberio Murgia, Stefano Satta Flores

Trama:
Disonorata ed abbandonata a seguito di una fuitina realizzata per errore, Assunta insegue il proprio seduttore fino in Gran Bretagna. Qui, mentre cerca vendetta, si costruisce una nuova vita mentre, a poco a poco, le idee più libere della società britannica la conquistano e...

Commenti e recensione:
La ragazza con la pistola è il ribaltamento della lezione di Pietro Germi, con un piccolo accenno alla Sicilia come stato mentale, secondo la lezione di Leonardo Sciascia. È una commedia sul delitto d'onore ma girata al contrario, in cui si sente l'eco di Divorzio all'italiana ma dove, a differenza del Ferdinando-Fefé, molto comodamente adagiato nel suo piccolo mondo arretrato, la bellissima Assunta della Vitti evolve a contatto con la modernità del '68. Una commedia all'italiana finalmente dal punto di vista femminile.
Molto del merito va, ovviamente, a Mario Monicelli che capì, prima di chiunque altro, che c'era di più in quella giovane attrice drammatica ed approfittò della (fino ad allora nascosta) folgorante vis comica di Monica Vitti, decretandone la promozione a "colonnello della Commedia all’italiana", titolo di esclusivo appannaggio dei quattro grandi del momento: Sordi, Tognazzi, Manfredi e Gassman.
Grazie alla Vitti, Monicelli costruisce un castello di luoghi comuni... per poi distruggerlo con l'evoluzione della protagonista (il tutto sulle martellanti note psichedeliche delle musiche di De Luca), giocando su equivoci e situazioni ormai per noi piuttosto lontane ma che, all'epoca, vennero considerate quasi scandalose.
La magnifica filmografia di Monicelli è ricca di celebrazioni dell’amicizia maschile, del gruppo virile, come ne I soliti ignoti, L’armata Brancaleone od Amici miei ma ha pochissime donne; a volte ha realizzato dei bei ritratti femminili, dimostrando di esserne capace, ma questo della Vitti è di ben altro livello. Probabilmente perché La ragazza con la pistola è scritto per lei, su di lei e con lei; è una commedia costruita su un’interprete femminile alla quale, ancora oggi, si ispirano le attrici di nuova generazione. D'altra parte, benché Giuffré, Murgia e Baker facciano una grandissima figura, la meravigliosa interpretazione giovanile della Vitti, personaggio duro ed al tempo stesso fragile, che oscilla sempre tra la sensuale femminilità ed un'ideale parità tra i sessi, è sublime.
Grazie Monicelli, per aver scoperto le doti di brillante attrice comica ed ironica della Vitti e grazie e te, Monica, per averci regalato un possibile futuro che, cosa rara!, ci siamo persino sforzati di rendere presente. C'è ancora strada da fare ma è anche per merito di capolavori come questo se il nostro mondo è cambiato così tanto in una sola generazione.
Che La ragazza abbia avuto una meritata candidatura all'Oscar è secondario, questo è un film che va visto perché è la nostra Storia, per ricordarci, costantemente, da dove siamo partiti e quanto (in confronto, poco) ci sia ancora da fare.
Sì, va visto per farci riflettere ed evolvere ma va visto, e goduto, anche e perché sa ancora farci ridere in modo intelligente.
Che poi è sempre quello migliore. :D





Dedico questo film a tutte voi donne
che avete la possibilità di plasmare il vostro ed il nostro futuro 
se solo lo desiderate davvero.
E se vi servisse una mano
non vergognatevi a chiedere aiuto,
scoprirete che siamo in tanti a volervi veder raggiungere
la vera, ed ampiamente meritata,
parità.


8 marzo 2022
AUGURI A TUTTE LE LETTRICI DEL BLOG!!!
Grazie di esserci


venerdì 31 dicembre 2021

Sinbad il marinaio



   

Titolo originale: Sinbad the Sailor
Nazione: USA
Anno: 1947
Genere: Avventura
Durata: 117'
Regia: Richard Wallacer
Cast: Douglas Fairbanks jr, Maureen O'Hara, Anthony Quinn, Walter Slezak

Trama:

L'astuto e coraggioso Sinbad ha trovato la mappa che conduce alla misteriosa isola di Derjabar dove è nascosto il tesoro di Alessandro Magno. Naturalmente anche altri temibili avversari sono sulle tracce di quel tesoro e...

Commenti e recensione:
Astuzia, temerarietà, spirito d'avventura, attrazione per il rischio ed un'incredibile capacità di volgere a proprio favore le situazioni più disperate: ecco le caratteristiche di Sinbad il marinaio, l'Ulisse arabo superstar de Le mille e una notte. In realtà, nelle sue avventure è anche spietatamente cinico ma Hollywood ha ripulito questo suo aspetto e, con la faccia (ed il fisico!) di Fairbanks jr., lo ha trasformato in una simpatica canaglia dal cuore d'oro, quasi una parodia di se stesso, un simpatico pirata non troppo diverso dal Lupin III di Monkey Punch. ^_^
Fairbanks jr. è il divo assoluto, con la sua recitazione un po' pomposa, chiaramente figlia del muto e forse fuori tempo massimo persino per quegli anni, ma davvero irresistibile; ogni battuta, ogni movimento, li compie con la grazia di un ballerino di danza classica. Sinbad è forse il film in cui Junior è degno figlio del suo babbo per scatto ed umorismo. E che dire della bellissima O'Hara (che abbiamo visto recentemente in Un uomo tranquillo)? Vogliamo parlare della sua bravura e capacità di dare un vero spessore alla maliarda Shireen? No, basta quello che disse, molti anni dopo, Clint Eastwood: “Tutti siamo stati innamorati di Maureen O’Hara”. In realtà tutto il cast è stato scelto con grandissimo gusto e benché il giovanissimo Anthony Quinn sia ancora un po' rigido, Walter Slezak è uno dei vilain più improbabili e riusciti di tutti i tempi.
Richard Wallace si destreggia benissimo tra tutte queste prime donne e, pur con un copione che nulla ha a che vedere con quelli storici, ricrea tutta la magia che Sherazade immaginava per il suo principe. Grazie alle risorse di Hollywood, esalta al meglio le sorprese straordinarie di George Yates, maestro degli effetti speciali paragonabile a Harryhausen.
Ovviamente oggi siamo abituati a ben altro ma che importa se nessuno degli attori è anche solo vagamente orientale? Abbiamo la fantasia ed è lei che mette le ali a questo capolavoro, uno dei più famosi film d’avventura dell’epoca classica ed ancora oggi meraviglioso. I costumi, la regia, gli attori ed uno sfavillante Technicolor, testimonianze di un tempo passato, ci regalano un sogno forse un po' vintage ma sempre bellissimo da rivivere. :D


A tutti voi, miei cari lettori:

Felice 2022!!

^__^

giovedì 23 dicembre 2021

Klaus - I segreti del Natale



   

Titolo originale: Klaus
Nazione: Spagna
Anno: 2019
Genere: Animazione, Avventura, Commedia
Durata: 97'
Regia: Sergio Pablos

Trama:

Jasper, il peggior postino dell'Accademia, viene mandato in servizio su un'isola vicina al circolo polare artico, dove i litigiosi abitanti non scrivono lettere. Jesper sta per gettare la spugna quando conosce un solitario falegname di nome Klaus; grazie a questa improbabile amicizia prova a cambiare qualcosa e...

Commenti e recensione:
Benché questo sia il suo debutto alla regia, Sergio Pablos non è uno sconosciuto: è cresciuto nei ranghi degli animatori del Rinascimento Disney ed è, tra le altre cose, l'autore di Cattivissimo me. Suoi sono gli indimenticabili Pippo di In viaggio con Pippo (di cui Japser è quasi certamente un parente) ed Ade di Hercules ma ha dato vita anche a molti side-characters amatissimi, quali Frollo, Tantor in Tarzan ed il Dottor Doppler ne Il pianeta del tesoro.
Anche se c'è tantissima Disney, in questo film Pablos non ha esitato a mettere molto di più ed è divertente scoprire le mille citazioni, alcune palesi ed altre talvolta davvero ben nascoste, che ci ha infilato. La più ovvia è quella a Yojinbo (o alla sua versione western Per un pugno di dollari). ^__^
Tecnicamente Klaus è un gradevolissimo ritorno al passato, con il suo 2D in tecnica mista ed un design dei personaggi variegatissimo ed estremamente, se non esageratamente, caratterizzante: Klaus, Jesper ed Alva sono i più realistici, i Krums e gli Ellingboes hanno forme sproporzionate, arrotondate e caricaturali, ed il popolo dei Sámi (che parla una lingua tutta sua, mai tradotta) ha un aspetto regale e fiero.
Oggi il 2D può apparire un limite tecnico ma leggetelo piuttosto come una scelta precisa che partecipa del messaggio del testo. Certo, pensando a tutti i nuovi cartoon interamente realizzati al computer, fanno quasi tenerezza questi artisti che hanno dovuto disegnare a matita ogni personaggio e, soprattutto, ogni location creando 3160 layut di scena... ma ne è valsa sicuramente la pena! Lo speciale software francese, inventato per l'illuminazione scenica, è solo un'elegante aggiunta tecnologica ad un film realmente frutto di matite e pennelli.
Peccato che questo film, primo lungometraggio animato targato Netflix, non sia praticamente mai passato per le sale perché così non abbiamo un metro di paragone ufficiale ma l'emittente dichiara che circa 30 milioni dei suoi abbonati l'hanno visto e, se fossero andati al cinema, si potrebbe parlare di un vero successo; spiace solo che non abbia vinto il meritatissimo Oscar perché è sicuramente migliore di Toy Story 4.
Pablos ci ha regalato un film di pura magia in cui crea una delle genesi di Babbo Natale più intriganti e sorprendenti della storia del cinema; è una meraviglia per i più piccoli ma, soprattutto, un tuffo al cuore per i più grandi. La verità è che ti aspetti un filmino ed, invece, scopri un gioiello assolutamente imperdibile, da vedere e rivedere mille volte! :D



BUON NATALE A TUTTI!!! :D
ed un grosso abbraccio dal vostro 
ranmafan

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