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lunedì 29 aprile 2024

Ludwig

Titolo originale: Ludwig
Nazione: ITA+FRA+GER(BRD)
Anno: 1973
Genere: Storico, Drammatico, Biografico
Durata: 230'
Regia: Luchino Visconti
Cast: Helmut Berger, Trevor Howard, Romy Schneider, Silvana Mangano, Adriana Asti

Trama:
Incoronato re a soli 18 anni, l'ingenuo e sognatore Ludwig von Wittelsbach sale al trono di Baviera carico di romantiche passioni: quella, non ricambiata, per la cugina e imperatrice d’Austria Elisabeth, quella per la musica di Wagner, artista che sovvenziona, e quella per i castelli, per cui spende una fortuna. Il suo Consiglio dei Ministri apre un’inchiesta per destituirlo e...

Commenti e recensione light:
Comunemente indicato come ultimo film della cosiddetta "trilogia tedesca", Ludwig è, a mio avviso, solo un altro e splendido capitolo di quella fase cinematografica in cui Visconti rappresenta, con immenso rimpianto, il crepuscolo di un mondo vecchio e dai valori sfioriti. Per mostrarci al meglio lo splendido affresco di una Mitteleuropa decadente, all'indomani del processo di quell'unificazione tedesca così simile, nei suoi effetti sulla nobiltà, a quella dell'unità di casa nostra, il regista distilla quasi all'eccesso il suo già raffinatissimo gusto estetico toccando vertici mai più raggiunti dal cinema italiano e regalandoci una ricostruzione sontuosa ed elegante di quel profondissimo (melo)dramma umano e sociale.
Visconti, come tanti altri registi, ha cercato più volte di creare un suo alter ego di celluloide ma nessuna delle sue splendide copie è mai stata più vicina al suo ideale quanto il magnifico Helmut Berger che qui, con grazia singolare, dona all'infelice sovrano una consistenza intensissima. Grazie a lui tutti i temi cardine di Visconti, l'amore-passione, la seduzione mortuaria, le ossessioni del potere, l'omosessualità, il rapporto tra arte e vita, assumono significati nuovi, trascendentali eppure profondamente umani, nella più pura contraddizione decadentista.
Impossibile (ed imperdonabile) sarebbe non citare anche l'ormai adulta Romy Schneider che magistralmente rappresenta, e non soltanto interpreta, quell'Elisabetta d'Austria che è molto più che semplice spettatrice d'eccezione dell'affresco dei castelli di Ludwig, ne è musa e tormento insieme. Le sue due notti col sovrano, insieme all'incontro con l'attore shakespeariano ed il suo azzeccatissimo riferimento ai figli della Luna di Platone, sono certamente i punti più alti di questo capolavoro.
Ludwig è un film da vedere e rivedere (evitando però accuratamente la mutilata versione di solo tre ore circolata fino al 1980) perché è un concentrato della poetica viscontiana, suo vero e proprio testamento artistico - coltissimo, ambiguo, decadente ed autodistruttivo - ma anche e soprattutto perché è una straziante lettera d'amore (e d'addio!) per una civiltà di cui il regista si sente profondamente orfano e che, con struggente affetto, vuole immortalare per noi, piccoli e miseri posteri.

domenica 24 dicembre 2023

Miracolo nella 34ª strada

Titolo originale: Miracle on 34th Street
Nazione: USA
Anno: 1994
Genere: Commedia
Durata: 113'
Regia: Les Mayfield
Cast: Richard Attenborough, Mara Wilson, Elizabeth Perkins, Dylan McDermott, J.T. Walsh

Trama:
Le feste sono ormai alle porte quando un maturo signore dai modi eleganti viene ingaggiato dai Grandi Magazzini Macy's per impersonare Babbo Natale. Lui sostiene di chiamarsi Kris Kringle ma il suo stile sembra rivelare qualcos'altro e...

Commenti e recensione light:
Se in cima alla Top10 dei palinsesti natalizi italiani c'è sempre Una poltrona per due, subito alle sue spalle, sul podio, c'è sicuramente questo Miracolo nella 34ª strada. E ammettiamolo, senza truffatori, ladri e prostitute, anche se non avesse il più bel Babbo Natale della storia del cinema sarebbe certamente molto più consono a questa festa. XD
Tutti gli altri attori bravissimi, niente da dire, (Mara Wilson che abbiamo già amato in Matilda 6 mitica e Mrs. Doubtfire, è addirittura magnifica) ma è un grandissimo Attenborough a monopolizzare la scena. Il Santa Claus che ha creato è davvero convincente e forse è l'unico capace di riportare quel senso del Natale che tutti sembrano aver dimenticato. Un Natale persino quasi pagano, che dà la forza di affrontare i giorni più bui dell'anno scambiandosi bei gesti di affetto. In questa sede è fuori luogo approfondire il discorso fino ai Saturnali romani (loro sì che sapevano divertirsi ^__^) ed oltre ma è una ricerca che consiglio a tutti; c'è molto altro che non il semplice scambio dei regali in questa festività. ;)
A noi italiani stupisce sempre che un regista da Oscar, quasi un gigante, si presti così volentieri a parti tutto sommato leggere; sarà che i nostri si prendono un po' troppo sul serio? O forse è solo che è davvero raro trovare qualcuno come Attenborough, così dotato a teatro come sullo schermo, a dirigere od interpretare che sia, indifferentemente!
Per quanto riguarda il film, che è il remake di quello di Seaton del '47, è ovviamente incentrato sulla domanda "Babbo Natale esiste?". La risposta, cercata persino negli ospedali psichiatrici e nei tribunali, viene meravigliosamente, quasi magicamente, trovata rendendo il Miracolo perfetto per tutto il pubblico infantile. Andando oltre lo spettacolo per bambini, tuttavia, Mayfield si rivolge intelligentemente anche noi adulti, criticando il lato consumistico che si diffonde durante il periodo natalizio, dove il vero senso della festività viene sostituito dal profitto.
Scritto e prodotto da John Hughes, che ha firmato anche Mamma ho perso l'aereo, è ovviamente un film molto americano, con sue le parate ed i grandi magazzini e New York sullo sfondo, ma anche veramente astuto nel catturare l'attenzione di ogni fascia di pubblico. Evita abilmente di parlare di bontà, solidarietà o persino di religione -quindi non è proprio il Natale come lo intende il Vaticano- ma grazie al suo puro e così ben curato "stile fiaba" è, sempre, una vera gioia da vedere. :D




BUON NATALE A TUTTI!!!
ed un grosso abbraccio dal vostro 
ranmafan
:D

giovedì 31 agosto 2023

Il cervello

Titolo originale: Le cerveau
Nazione: FRA
Anno: 1969
Genere: Comico, Commedia, Azione
Durata: 115'
Regia: Gérard Oury
Cast: David Niven, Jean-Paul Belmondo, Eli Wallach, Silvia Monti, Bourvil

Trama:
Un genialissimo colonnello inglese progetta un colpo grosso ai danni della NATO. Ci riesce ma, per colpa di due imbranatissimi ladri francesi ed un capo mafia che ha deciso di papparsi tutto, insorgono presto i guai e...

Commenti e recensione light:
Quando Gérard Oury si imbarcò nella produzione de Il cervello si trovava in una situazione di potere assoluto, forte di ben due formidabili successi di botteghino alle spalle: Colpo grosso ma non troppo (1964) che, contro ogni pronostico, aveva superato gli 11 milioni di spettatori ed elevato Louis de Funès al rango di Star, e Tre uomini in fuga che portò 17 milioni di francesi nelle sale, stabilendo un record di presenze imbattuto per decenni. Poteva quindi permettersi una coproduzione con De Laurentiis e realizzare un vero progetto chiaramente commerciale ma di caratura internazionale che, con un budget degno di un Bond, fu la più grande produzione francese dell'epoca.
Per essere sicuro di trovare un'eco all'estero, Oury si dedicò con grande cura alla scelta del cast. Dal mondo anglosassone chiamò David Niven, in leggero calo di consensi ma ancora amatissimo dal pubblico, a cui affiancò un Eli Wallach allora in grande ascesa nel cinema popolare europeo. Da parte francese, invece, si assicurò la partecipazione del fedele Bourvil (questo sarà l'ultimo film che faranno insieme) ed, infine, un Jean-Paul Belmondo allora all'apice della sua popolarità.
Il risultato è una commedia sofisticata che proclama le sue ambizioni forte e chiaro abbagliando lo sguardo con un'infinità di set lussuosi, scene d'azione spettacolari, un numero impressionante di comparse ed una fotografia luminosa che trasuda eleganza in ogni momento. Nulla è lasciato al caso da un Gérard Oury desideroso di dare il meglio al pubblico!
Eppure, malgrado queste premesse, Il cervello ha un successo limitato. Forse il regista ha dato troppo al suo pubblico: troppe battute, troppe location, troppa azione ed, alla fine, ha convinto "solo" 6 milioni di francesi a comprare il biglietto d'ingresso. Si tratta pur sempre del secondo miglior risultato dell'anno (dietro a C'era una volta il West) quindi non proprio una vergogna ma fu senz'altro una piccola delusione per Oury. Di contro, è comunque il più grande successo dell'intera carriera di Jean-Paul Belmondo, che non è poco! ^__^
Vista con gli occhi di oggi, Il cervello resta ancora, e forse più di allora, una gustosissima, brillante, divertente e scanzonata commedia. Ovviamente è un po' datata ma molto valorizzata dalla simpatia di tutti attori, fra cui spicca sempre un elegantissimo David Niven. Grazie alla vivace sceneggiatura è un film che, dopo più di cinquant'anni, si segue ancora con il sorriso stampato in faccia ed è perfetto per passare una serata piacevole e spensierata. E magari anche più di una. :D

martedì 14 febbraio 2023

La sposa cadavere

Titolo originale: Corpse Bride
Nazione: UK
Anno: 2005
Genere: Commedia, Animazione, Musicale
Durata: 75'
Regia: Tim Burton, Mike Johnson (II)
Cast: Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Emily Watson, Tracey Ullman, Paul Whitehouse

Trama:
Victor, goffo giovane pianista, per prepararsi alle nozze (combinate) con Victoria infila per errore l'anello di fidanzamento al dito di una donna morta. Quando questa si risveglia, conduce Victor nel mondo dell'aldilà, lo reclama come legittimo marito e....

Commenti e recensione light:
La sposa cadavere è un distillato di tutta l'opera di Burton e, forse, di lui stesso.
Questo gioiello, di rara leggerezza, è interamente giocato sul contrasto tra il mondo dei vivi, cupo e formale, e quello dei morti, allegro, coloratissimo e spensierato, in una storia decisamente macabra ma anche spiritosa. Lo spunto è tratto dalle tradizioni ebreo-russe del XIX secolo (mi viene spontaneo ricordare la scena del sogno del cimitero ne Il violinista sul tetto) in cui si narrava di matrimoni rovinati da antisemiti che arrivavano anche a rapire la sposa, ucciderla e seppellirla con ancora indosso l'abito nuziale. Mettiamoci anche le stupende atmosfere che, con quelle fantastiche ambientazioni notturne dominate dai blu ed i viola, sono così prossime a Il Mistero di Sleepy Hollow e l'horror è davvero vicino.
Ed invece ecco il magico Burton che, come è solito fare quando tratta di fantasmi, maschere e cadaveri, si diverte a capovolgere il pensiero comune!
Era già successo in Beetlejuice (di cui cita la scena della cena con i mostri che appaiono dietro ai commensali) dove "gli sposi cadaveri" avevano più amore dei traslocanti cittadini; era successo in Batman, dove i cattivi erano sicuramente più umani dei "buoni", e succederà ancora tante altre volte, come in Coraline. Burton è ancora una volta quel crogiolo di inventiva che ibrida splendidamente la favola oscura, qui in perenne ambientazione notturna e ricolma di malinconia, alla dolcezza ed il divertimento di quel mondo che non è proprio "morte" quanto "après-vie".^__^
Insomma, La sposa cadavere è Tim Burton allo stato puro, compresi ovviamente i suoi feticci: Helena Bohnam Carter, Johnny Depp e le fantastiche musiche di Danny Elfman.
Mi piacerebbe dilungarmi sul comparto tecnico ma mi trattengo; mi permetto solo elogiare l'uso delle fantastiche Canon Eos-1D Mark II con lenti Nikon da 14mm/105mm, soluzione eretica ed assolutamente innovativa per l'epoca. Con questa accoppiata i tecnici riuscirono finalmente a riprodurre un'immagine identica a quella delle lenti da 35mm analogiche e quindi a realizzare il primo film in stop-motion animato anche digitalmente! L’unione del comparto digitale con quello più artigianale della stop-motion si è dimostrato uno sposalizio (il termine è scelto con cura ^_^) artistico di grandissimo livello che, a quanto pare, Harryhausen ha amato immensamente.
I più piccoli, che tanto ormai sono molto più svegli di quanto eravamo noi, rimarranno folgorati dalla grafica accattivante ed un po’ creepy, mentre gli adulti potranno divertirsi ad analizzarne più a fondo le simbologie (tantissime ed, a volte, molto profonde) che lo rendono un film da non perdere non solo per gli amanti dell’animazione.
Pensato per Halloween, perché La sposa cadavere è ovviamente una favola nera, grazie ai suoi personaggi indimenticabili e dotati di prorompente umanità, vivi o morti che siano, esplode in una delle più belle storie d'amore (naturalmente struggente come nella pura tradizione burtoniana) mai girate e risulta adattissima per San Valentino. Magari un San Valentino un po' diverso, uno forse grigio nel mondo reale ma coloratissimo in quello della fantasia! :D

lunedì 31 ottobre 2022

Hocus Pocus

Titolo originale: Hocus Pocus
Nazione: USA
Anno: 1993
Genere: Fantastico, Avventura, Commedia
Durata: 96'
Regia: Kenny Ortega
Cast: Bette Midler, Sarah Jessica Parker, Kathy Najimy, Omri Katz, Thora Birch, Vinessa Shaw

Trama:
Tre streghe riescono a ringiovanire succhiando la linfa vitale da una fanciulla e trasformandone il fratello in un gatto. Vengono catturate ed impiccate ma dal patibolo giurano che un giorno torneranno e, infatti...

Commenti e recensione:
Malgrado non faccia parte della tradizione mediterranea, ormai anche da noi Halloween è diventato un fenomeno (soprattutto commerciale) indiscutibile. I puristi lamenteranno la nostra colonizzazione culturale, così come fanno ogni anno criticando gli alberi di Natale, eppure godere di una festa è sempre un piacere e chissene se è d'importazione. Se poi ci si concede il lusso di passarla in famiglia davanti ad un film per tutti come Hocus Pocus, visto e stravisto al punto da diventare un puro classico, allora sarà una festa davvero riuscita! :D
Eppure la nascita di questo gioiellino fu davvero sfortunata perché, per quanto possa sembrare incredibile, un film che addirittura doveva chiamarsi Disney's Halloween House fu portato nelle sale il 16 luglio 1993. In piena estate! Era inevitabile che non ci fosse lo spirito di "dolcetto o scherzetto" quindi né la critica (ma anche qui, chissene) né il pubblico riuscirono ad apprezzarlo nel modo giusto. Se poi si pensa che, in contemporanea, c'erano sugli schermi Jurassic Park, Il socio e Free Willy...
Hocus Pocus fece un tonfo al botteghino di quelli da lasciare il segno persino nella Casa del Topo. Però erano gli anni '90 e, a differenza di oggi (e non approfondisco o ci vorranno ore ^_^), per i film c'erano delle "seconde occasioni", prima tra tutte il videonoleggio. Nel giro di qualche anno, complici alcuni passaggi in TV nelle date giuste, cominciò a crearsi un pubblico sempre più importante e, con il VHS prima ed il DVD poi, si ritagliò quello spazio che, a Natale, è occupato da Una poltrona per due. Se al cinema era stato ignorato, spopolò sui televisori casalinghi.
Hocus Pocus ha sì qualche difetto, primo tra tutti degli effetti speciali forse accettabili per il suo target ma, per tutti gli altri, di qualità ben misera, però compensa con un cast molto al di sopra di quanto ci si aspetterebbe, una colonna sonora meravigliosa ed una storia che, benché scritta per i giovanissimi, ha una buona trama, piena di colpi di scena e dinamica. Inoltre si vede benissimo che, nei panni delle tre fantastiche streghe, il trio Midler, Parker e Najimy si è divertito un mondo ed infatti, con l'aggiunta dell'ottima interpretazione della piccola Thora Birch, ha trasformato quello che poteva essere un filmetto TV in questo Cult.
Vale davvero la pena di rivedere, come ogni anno, questo piccolo grande classico che, pur non essendo molto originale, coinvolge pienamente lo spettatore, che sia adulto o bambino, e non gli permette mai di annoiarsi. Ogni volta regala ironia, qualche brivido, una buona dose di avventura fracassona e quell'immancabile tocco buonista che lo rende perfetto per ogni età! :D

martedì 12 luglio 2022

Hannah e le sue sorelle

Titolo originale: Hannah and her Sisters
Nazione: USA
Anno: 1985
Genere: Commedia
Durata: 106'
Regia: Woody Allen
Cast: Mia Farrow, Michael Caine, Woody Allen, Dianne Wiest, Barbara Hershey, Carrie Fisher, Max von Sydow

Trama:
Le tre sorelle Hannah, Holly e Lee, vicine ma così diverse, vivono a New York. Per la Festa del Ringraziamento, che riunisce ogni anno la famiglia, le loro vite comuni e complicate si riannodano malgrado tutto e...

Commenti e recensione:
Non sono mai riuscito a decidere se questo sia o meno il più bel film di Woody Allen ma è, sicuramente, nella rosa dei suoi capolavori!
Maturo frutto della fusione di Provaci ancora Sam, Interiors e Commedia sexy di una notte di mezza estate, Hannah è una complessa commedia che confronta i suoi tanti personaggi ai problemi della coppia e della famiglia. E sono davvero così tanti, sia i primi che i secondi, che scrivere una storia frammentata nelle sottotrame di ben dieci personaggi principali (ed una quarantina di "secondari") senza perdere mai il filo è un exploit che non tutti gli autori, neanche i più grandi, possono permettersi. Riuscirci implica automaticamente vincere l'Oscar per la sceneggiatura come è, puntualmente e meritatamente, avvenuto.
Naturalmente, scrivendo il copione Allen non si è dimenticato di darci la giusta dose di comicità, tra varie crisi depressive e scelte religiose buttate come sempre su un’impronta ironica eppure capaci di far riflettere, ma anche questa la mantiene ad un livello di sofisticazione molto più maturo ed intelligente delle sue opere precedenti. Hannah e le sue sorelle è divertente, briosa e mai noiosa, profonda ma contemporaneamente leggera; anche se sembra svilupparsi ad episodi, tutto si lega meravigliosamente al filo che unisce le storie omogeneamente, al punto che è impossibile, per lo spettatore, non partecipare ed immedesimarsi in uno (o più!) personaggi.
E poi c'è lo straordinario lavoro dietro alla cinepresa, dove la genialità di Allen straborda. Le inquadrature sono raffinate quasi oltre la perfezione, superiori perfino, grazie anche al tocco magico di un colore freddo e piovoso, al bianconero laccato di Manhattan. Quant’è bella la New York di questa pellicola, ritratta nei suoi aspetti più affascinanti e suggestivi dalla bellissima fotografia di Carlo Di Palma, così intrisa di jazz, accogliente, prodiga, confortevole, intima e viva. Meglio di quella vera!
Nemmeno parlerò della spettacolare bravura di tutto il cast, dagli eccezionali Caine e Wiest, un Oscar a testa, alla complessissima Farrow o la spumeggiante Hershey (c’è un alterco tra lei ed il grande Max von Sidow del quale si dice strappò applausi a tutto il cast già durante la lavorazione); insomma, se anche il film non avesse avuto tutti i suoi altri grandissimi pregi, sarebbe stato comunque un capolavoro. ^_^
Allen firmerà altri titoli bellissimi nella sua vita ma Hannah resta un gioiello insuperato, l'apice della sua commedia, da vedere e rivedere, sempre con gioia! :D

lunedì 11 aprile 2022

20.000 leghe sotto i mari

Titolo originale: 20,000 Leagues under the Sea
Nazione: USA
Anno: 1954
Genere: Avventura, Fantascienza
Durata: 127'
Regia: Richard Fleischer
Cast: Kirk Douglas, Paul Lukas, James Mason, Peter Lorre, Robert J. Wilke, Ted De Corsia

Trama:
Dopo mesi di ricerche, la fregata americana Abraham Lincoln scova un misterioso mostro marino che, da tempo, affonda le navi da guerra. Apre il fuoco ma lo sterminatore della marina, che si scoprirà essere il sottomarino Nautilus al comando del capitano Nemo, s'immerge, parte al contrattacco e...

Commenti e recensione:
Pensare che 20.000 leghe sotto i mari sia dei primi anni '50 fa venire i brividi!
Dopo così tanti anni, e tanta evoluzione tecnologica, pur con i suoi mezzi datati è ancora un capolavoro della fantascienza. E non solo per la bellissima storia, capitolo centrale della trilogia di Nemo, quanto per l'efficacia di quegli effetti speciali che, benché rudimentali, sono ancora oggi assolutamente adatti allo scopo.
Per quanto riguarda la trama, ovviamente gran parte del merito va riconosciuto a Verne ma l'adattamento fatto dalla Disney, benché con uno stile un po' fanciullesco, è assolutamente perfetto per il suo target; d'altronde nessuno può negare che saper parlare al proprio pubblico sia sempre stata una grande capacità alla Casa del Topo. Così come non si può negare che spesso sia stata in grado di cogliere le capacità latenti di registi semi sconosciuti ed esaltarle, esattamente come è successo con Fleischer.
E pensare che Richard Fleischer era il figlio di Max Fleischer, autore di Braccio di Ferro e Betty Boop e grande rivale dello stesso Disney! Fino ad allora non aveva mai realizzato un film importante eppure Walt ha accolto la raccomandazione del suo concorrente ed ha lanciato un professionista capace di darci, tra gli altri, capolavori di altissima qualità tecnica come Viaggio allucinante, Il favoloso Dottor Dulittle o Tora! Tora! Tora!.
Fleischer si è attorniato di uno stuolo di ottimi interpreti, fra i quali spiccano Kirk Douglas, qui un vigoroso menestrello particolarmente ilare, un grandissimo Peter Lorre e James Mason, che è forse il miglior Nemo della storia del Cinema. Tutti incarnano con energia e sentimento i protagonisti del romanzo, dando credibilità e linfa all’azione benché, ovviamente, la prova di prima grandezza sia senza alcun dubbio quella della foca Esmeralda. ^__^
I soldi della produzione hanno certamente aiutano, infatti questo è il primo lungometraggio Disney in Cinemascope, ma chi si è dimostrato davvero eccezionale è cast tecnico, che ha fatto vincere al film ben due Oscar, per le scenografie e gli effetti speciali. È grazie a quei geni se ancora oggi possiamo ammirare lo strepitoso interno steampunk del sommergibile o la celebre scena della lotta col polpo gigante. :O
Tecnica ed arte a parte, al di là della sua lunghezza 20.000 leghe è scorrevole e divertente, forse perché ha saputo trasformare il romanzo (che ovviamente trovate nella cartella ^_^) in una sorta di giostra ambientata nei mari della fantasia, un binomio "classico dell’avventura e dell'infanzia" che fonde benissimo gli stili di Verne e Walt Disney. Difficile non amarlo, impossibile non rivederlo con grandissimo affetto! :D

lunedì 7 marzo 2022

La ragazza con la pistola

Titolo originale: La ragazza con la pistola
Nazione: ITA
Anno: 1968
Genere: Commedia
Durata: 102'
Regia: Mario Monicelli
Cast: Monica Vitti, Carlo Giuffré, Stanley Baker, Tiberio Murgia, Stefano Satta Flores

Trama:
Disonorata ed abbandonata a seguito di una fuitina realizzata per errore, Assunta insegue il proprio seduttore fino in Gran Bretagna. Qui, mentre cerca vendetta, si costruisce una nuova vita mentre, a poco a poco, le idee più libere della società britannica la conquistano e...

Commenti e recensione:
La ragazza con la pistola è il ribaltamento della lezione di Pietro Germi, con un piccolo accenno alla Sicilia come stato mentale, secondo la lezione di Leonardo Sciascia. È una commedia sul delitto d'onore ma girata al contrario, in cui si sente l'eco di Divorzio all'italiana ma dove, a differenza del Ferdinando-Fefé, molto comodamente adagiato nel suo piccolo mondo arretrato, la bellissima Assunta della Vitti evolve a contatto con la modernità del '68. Una commedia all'italiana finalmente dal punto di vista femminile.
Molto del merito va, ovviamente, a Mario Monicelli che capì, prima di chiunque altro, che c'era di più in quella giovane attrice drammatica ed approfittò della (fino ad allora nascosta) folgorante vis comica di Monica Vitti, decretandone la promozione a "colonnello della Commedia all’italiana", titolo di esclusivo appannaggio dei quattro grandi del momento: Sordi, Tognazzi, Manfredi e Gassman.
Grazie alla Vitti, Monicelli costruisce un castello di luoghi comuni... per poi distruggerlo con l'evoluzione della protagonista (il tutto sulle martellanti note psichedeliche delle musiche di De Luca), giocando su equivoci e situazioni ormai per noi piuttosto lontane ma che, all'epoca, vennero considerate quasi scandalose.
La magnifica filmografia di Monicelli è ricca di celebrazioni dell’amicizia maschile, del gruppo virile, come ne I soliti ignoti, L’armata Brancaleone od Amici miei ma ha pochissime donne; a volte ha realizzato dei bei ritratti femminili, dimostrando di esserne capace, ma questo della Vitti è di ben altro livello. Probabilmente perché La ragazza con la pistola è scritto per lei, su di lei e con lei; è una commedia costruita su un’interprete femminile alla quale, ancora oggi, si ispirano le attrici di nuova generazione. D'altra parte, benché Giuffré, Murgia e Baker facciano una grandissima figura, la meravigliosa interpretazione giovanile della Vitti, personaggio duro ed al tempo stesso fragile, che oscilla sempre tra la sensuale femminilità ed un'ideale parità tra i sessi, è sublime.
Grazie Monicelli, per aver scoperto le doti di brillante attrice comica ed ironica della Vitti e grazie e te, Monica, per averci regalato un possibile futuro che, cosa rara!, ci siamo persino sforzati di rendere presente. C'è ancora strada da fare ma è anche per merito di capolavori come questo se il nostro mondo è cambiato così tanto in una sola generazione.
Che La ragazza abbia avuto una meritata candidatura all'Oscar è secondario, questo è un film che va visto perché è la nostra Storia, per ricordarci, costantemente, da dove siamo partiti e quanto (in confronto, poco) ci sia ancora da fare.
Sì, va visto per farci riflettere ed evolvere ma va visto, e goduto, anche e perché sa ancora farci ridere in modo intelligente.
Che poi è sempre quello migliore. :D





Dedico questo film a tutte voi donne
che avete la possibilità di plasmare il vostro ed il nostro futuro 
se solo lo desiderate davvero.
E se vi servisse una mano
non vergognatevi a chiedere aiuto,
scoprirete che siamo in tanti a volervi veder raggiungere
la vera, ed ampiamente meritata,
parità.


8 marzo 2022
AUGURI A TUTTE LE LETTRICI DEL BLOG!!!
Grazie di esserci


sabato 18 dicembre 2021

Countdown - Dimensione Zero



   

Titolo originale: The Final Countdown
Nazione: USA
Anno: 1980
Genere: Fantascienza, Guerra
Durata: 104'
Regia: Don Taylor
Cast: Kirk Douglas, Martin Sheen, Katharine Ross, James Farentino, Charles Durning, Lloyd Kaufman

Trama:

Il 7 dicembre 1980 la portaerei americana Nimiz, in seguito ad una tempesta magnetica, si trova catapultata indietro nel tempo, alla vigilia dell'attacco giapponese a Pearl Harbour. Il comandante deve decidere se mutare o meno il corso della storia e...

Commenti e recensione:
Countdown - Dimensione Zero è il classico film di fantascienza che ha fatto la storia. Pur spacciandosi per un kolossal, grazie ai suoi attori di primissimo livello ed una trama ben scritta, è un low budget a tutti gli effetti. In pratica, è come un episodio di Ai Confini della Realtà ma in versione lungometraggio.
Effetti speciali? Quasi nessuno; però c'è tanta, tanta roba militare! Questo perché, grazie allo script smaccatamente pro marina e pro USA, l'ammiragliato, la cui immagine era piuttosto appannata, ha prestato alla produzione la portaerei Nimitz (set reale delle riprese) ed gli F14 con relativi piloti, purché venissero ripresi come le star di spettacolari sequenze aeree e marine. Richiesta abbondantemente soddisfatta perché il duello F14 vs Zero è da antologia, altro che Top Gun!
Fornendo mezzi e personale, inoltre, la Marina ha praticamente "pagato" tutto il film. ^_^
Eppure, nonostante l'imponente spettacolarità, Countdown si evidenzia per la sua voglia di puntare più alla riflessione che al facile intrattenimento, una scelta inattesa ma che l'ha reso un gioiellino nel suo genere. La trama gioca molto bene con il paradosso temporale, riuscendo ad evitare inutili spiegoni per non dare una noiosa, e probabilmente sbagliata, lezione di fisica, mentre sfrutta abilmente l'azione e la guerra per distrarre lo spettatore. I comportamenti dei protagonisti sono davvero credibili: Kirk Douglas (persuaso a partecipare dal figlio Peter, viceproduttore) è ovviamente perfetto e Sheen, forse perché ancora convalescente dall'infarto avuto sul set di Apocalypse Now, è finalmente pacato (e ci mancherebbe! XD) e molto convincente. Nell'insieme tutto il cast, professionista e non, è davvero all'altezza.
Dimensione Zero è, per tanti motivi, uno dei miei film di fantascienza preferiti ma, anche senza essere di parte, benché non sia un capolavoro è innegabilmente ben fatto, con gusto e competenza, ed è in grado di dare abbastanza emozioni da riempire parecchie serate. Lo consiglio caldamente a tutti! :D

martedì 14 dicembre 2021

Tron



   

Titolo originale: Tron Man
Nazione: USA
Anno: 1982
Genere: Fantascienza
Durata: 96'
Regia: Steven Lisberger
Cast: Jeff Bridges, Bruce Boxleitner, David Warner, Cindy Morgan, Barnard Hughes, Dan Shor

Trama:

Flynn, geniale creatore di videogiochi, è in lotta con la potente ENCOM, società diretta dallo spregiudicato Dillinger che gli ha rubato la paternità di alcuni programmi. Mentre cerca le prove del misfatto, Flynn viene "beccato" dal computer dell'azienda che, con un laser sperimentale, lo scompone, lo getta tra i suoi software e...

Commenti e recensione:
Malgrado la leggenda, Tron non fu il primo film ad utilizzare la computer-grafica, fu preceduto dai titoli di testa del Superman di Richard Donner, creati con l'animazione digitale, (correzione, anche loro furono realizzati a mano; vedere nei commenti) e da Star Trek II - L'ira di Khan, dove un'intera sequenza (quella della rinascita del pianeta Genesis) è visualizzata sullo schermo di un computer. È però primo film a farne un uso esteso e programmatico (e non solo un abbellimento visivo), approfittando anche del fatto che la storia stessa si svolge per buona parte all'interno di un computer, per cui l'uso della nuova tecnica era anche coerente col soggetto.
Gli anni ’80 videro l’esplosione dei videogiochi arcade, le macchine a gettoni con Tetris, Pac Man o Space Invaders conquistarono migliaia di giovani che facevano (facevamo?!?) la fila per poter salvare la terra con joystick e pulsanti. Tron avrebbe potuto limitarsi a raccontare quel mondo ma andò oltre.
Approfittando del pessimo momento per la Casa del Topo (che avrebbe persino venduto mamma Disney pur di riprendere quota, figuriamoci il semplice far entrare i computer nel loro tempio di amanuensi analogici) Lisberger piuttosto ricreò, proprio grazie alla computer-grafica (il termine CGI non esisteva ^_^) quella realtà virtuale che apparteneva, fino ad allora, ad un piccolo angolo cyberpunk della fantascienza cartacea ed, appunto, ai videogiochi. Attenzione, alle copertine delle confezioni dei videogiochi, certo non ai giochi stessi che erano Pong, Jungle Hunt e Donkey Kong; ricordiamoci che sugli scaffali, quell'anno, uscivano l'Amiga e lo Spectrum Sinclair.
Oggi è un filone noto e codificato ma fu Tron ad ufficializzare quel cyberspazio che rivoluzionò la fantascienza, quella da cui nacquero Matrix, Nirvana, Ghost in the Shell e, tra mille altre voci, tantissimi Nathan Never. L’ingresso di Flynn nel computer è, secondo me, un momento apicale nella storia della Sci-Fi, è il battesimo cinematografico non dei computer, quelli si conoscevano da sempre, ma del loro universo e della loro rete!
Il mondo di Tron è frutto di Syd Mead che ne inventò le moto (e meno di un anno dopo curò anche la scenografia di Blade Runner), di un giovanissimo Tim Burton  ma, soprattutto, di Jean Giraud, in arte Moebius, che rese gli ambienti cybernetici assolutamente indimenticabi. Sue sono anche le fantastiche tutine, così attillate, persino per quegli anni, che la produzione impose a Bridges ed a tutto il cast di coprirsi con gli accappatoi durante le pause. XD
Tron era un film in anticipo sui tempi: da un lato il pubblico non era ancora realmente pronto (al botteghino non fu un fiasco ma nemmeno un gran successo), i dipendenti della sua stessa casa di produzione guardavano in cagnesco quei "disegni fatti senza pennelli" ed, infine, i tecnici dell’Academy non gli vollero dare l'Oscar per gli effetti speciali in quanto "realizzati barando" (benché, come per le spade-laser di Lucas, anche qui le tute e gli interni siano stati colorati a mano, fotogramma per fotogramma, da un team di giovani koreani).
Eppure al film seguirono ben 13 videogame dedicati alla pellicola ed ai suoi personaggi e si creò un nucleo di fan (non esclusivamente nerd) che, con gli anni, gli attribuirono il meritato titolo di Cult. In effetti, dopo tutto questo tempo il profondo messaggio di Steven Lisberger, sconosciuto prima e dopo, è ancora freschissimo, attuale e sicuramente più vicino alla realtà odierna di titoli più famosi. Fateci caso: Meta di Zuckerberg è sicuramente più imminente degli orrori di Alien. Per fortuna. ;)
Io sono cresciuto con questo film ed il mio parere è certamente di parte ma credo sia innegabile che Tron vada considerato tra i pilastri della fantascienza e, malgrado una trama davvero esile, tra i capolavori del Cinema; come tale, ovviamante, lo classifco come un "da vedere assolutamente"! :D

sabato 16 ottobre 2021

Anche gli angeli mangiano fagioli

   

Titolo originale: Anche gli angeli mangiano fagioli
Nazione: ITA
Anno: 1973
Genere: Commedia, Avventura
Durata: 118'
Regia: Enzo Barboni (E.B.Clucher)
Cast: Giuliano Gemma, Bud Spencer, Steffen Zacharias, Robert Middleton, Bill Vanders

Trama:

Due amici senza lavoro, negli anni della depressione, per sbarcare il lunario accettano di fare i gorilla per un temuto boss. Ma hanno il cuore troppo tenero, invece di ricattare i negozianti finiscono per proteggerli sul serio e...

Commenti e recensione:
Dopo il meritatissimo successo dei due Trinità, Enzo Barboni (ma all'epoca era noto solo come E.B.Clucher) firma questo "gioiellino minore" con un duo solo leggermente diverso dai film precedenti. Terence Hill era in America a provare la carriera in solitario (girava Il mio nome è nessuno) quindi Barboni ripropone il dinamico duo da scazzottate affiancando al grandissimo Spencer un Giuliano Gemma che, oltre a vantare un corposo curriculum, fisicamente ricorda molto il precendente partner. A Gemma fu chiesto comunque di accostarsi il più possibile al comportamento attoriale di Terence Hill, vestendo un'aria apparentemente dura e dalla battuta facile con lo scopo scenico di innervosire il gigante e creare così l'effetto comico. Il risultato fu molto apprezzato perché Anche gli angeli mangiano fagioli ebbe un successo incredibile, tanto che Barboni girò subito dopo il sequel Anche gli angeli tirano di Destro, benché senza Spencer.
In realtà, a causa dell'evidente somiglianza tra Hill e Gemma, su internet girano molte voci in merito ad un ipotetico errore fatto durante il casting ma è irrilevante, Gemma è stato sicuramente un'ottima scelta.
La messinscena è fumettosa quanto basta, lo script, ad opera dello stesso regista, è furbo ed ammiccante e, a parte qualche piccola imperfezione qua e là, il film porta a casa un risultato più che dignitoso. Soprattutto, abbandonando il genere western Barboni ha dimostrato che lo "spaghetti" non gli era necessariamente vincolato ed ha gettato le basi per i futuri Altrimenti ci arrabbiamo, i vari Piedone e tanti altri.
Oggi Anche gli angeli mangiano fagioli è giustamente riconosciuto per il suo valore ma, per quanto mi riguarda, è soprattutto un film carico di ricordi. Ricordi che "purtroppo" sono ormai così fusi alla pellicola da rendermi impossibile una valutazione oggettiva ma, da mie indagini personali (chiacchiere tra amici ^_^), posso solo aggiungere che tutti coloro con cui ne ho parlato mi hanno confermato che è così anche per loro, quindi la mia critica non è certamente oggettiva ma rispecchia il pensiero comune a tanti: è da rivedere e, se possibile, spessissimo! :D

sabato 7 agosto 2021

Divorzio all'italiana

   

Titolo originale: Divorzio all'italiana
Nazione: ITA
Anno: 1962
Genere: Commedia
Durata: 120'
Regia: Pietro Germi
Cast: Marcello Mastroianni, Daniela Rocca, Leopoldo Trieste, Stefania Sandrelli, Lando Buzzanca

Trama:

Il barone Cefalù, annoiato dalla moglie dopo 12 anni di matrimonio, s'invaghisce della giovanissima cugina. In Italia non c’è ancora il divorzio quindi pensa di eliminare la consorte facendola cadere tra le braccia di un altro uomo ed ucciderla con un delitto d’onore ma...

Commenti e recensione:
...e, un giorno, Germi inventò la "commedia all'italiana"!
In realtà, come ben sappiamo, era già nata qualche anno prima, come spin-off del neorealismo con I soliti ignoti di Monicelli e Tutti a casa di Comencini, ma è proprio con Divorzio che il genere divenne famoso a livello mondiale.
Come i precedenti film di Germi anche questo doveva essere drammatico, d'altronde il tema centrale, da un romanzo di Giovanni Arpino, era quello dei delitti d'onore che in Italia, in quel periodo, erano più di mille all'anno. L'istinto neorealista del regista l'avrebbe spinto a realizzare una pellicola cupissima ma Alfredo Giannetti, che con lui scrissse il soggetto (e ci vinse l'Oscar), memore del motto anarchico ottocentesco "Una risata vi seppellirà", ebbe l'idea di muovere il forte atto d'accusa verso l'odioso art. 587 in forma di commedia dai contorni neri e grotteschi.
Verrebbe da dire che un testo di legge, figlio di un codice penale antico e fuori tempo, che con condanne simboliche autorizzi, di fatto, l'omicido non possa che prestarsi all'irrisione ma sarebbe un grave errore di prospettiva storica. Se oggi inorridiamo per gli articoli di nera sui femminicidi degli immigrati, in quegli anni una grossa parte degli italiani trovava assolutamente normale e ragionevole "lavare l'onta" in quel modo. Oggi nel mondo si stimano in circa 5000 le vittime annuali del delitto d’onore; come ho scritto sopra, ma è davvero il caso di ribadirlo, solo in Italia erano più di mille. Attenzione, non stiamo parlando del Medioevo, molti di noi erano già nati! Giusto per ribadire: benché l'adulterio smettese di essere reato già nel 1968 ed il divorzio sia stato introdotto nel 1970, le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate (e dopo molte contestazioni) solo il 5 agosto del 1981.
Ma torniamo al film, soprattutto in questa versione splendidamente restaurata.
La Sicilia di Germi, dai tormentosi paradossi pirandelliani su forma e vita, è descritta come un mondo ancestrale e radicato su regole e riti arcaici che si perpetuano di generazione in generazione. Dal continente giungono lontani echi di modernità e cambiamento (i balli moderni, il deputato del PCI che indaga sulla condizione della donna) ma non riescono a far breccia. Al di là delle connotazioni tipicamente siciliane come l'onore, le corna, il dialetto, il folklore, i mandolini, questa rappresentazione caricaturale ha tutttavia i connotati di un intero Paese, dalla Puglia alle valli del Friuli, ancora legato ad una legislatura anacronistica ed all'influenza della Chiesa in ogni ambito della vita sociale e politica. Emblematica è la figura del parroco che invita i fedeli a votare liberamente, secondo coscienza, per un partito "democratico e cristiano" ^__^.
Con Divorzio all'italiana Germi si è reinventato e, per anni, rappresenterà una delle voci più alte del cinema italiano, soprattutto all'estero. Anche Mastroianni, benché già famoso per La dolce vita, proprio grazie a questo film venne universalmente riconosciuto come un grande attore e non un semplice latin lover sex symbol; meritò ampiamente la sua candidatura all'Oscar e non vinse solo perché aveva come avversari Gregory Peck ne Il buio oltre la siepe e Peter O'Toole in Lawrence d'Arabia; quando si dice sfiga! Ma ammettiamolo, è tutto il cast ad essere davvero professionale ed espressivo, perfino la quindicenne (e sensualissima!) Sandrelli. Vero che Germi dovette prenderla a schiaffi sul set per farle recitare la scena del pianto ma, anche per questo, erano altri tempi.
Benché sul soggetto il passare del tempo sia stato particolarmente inclemente, paradossalmente il film non è diventato "datato"; anzi, ha acquisito una vasta gamma di nuove sfumature a cui il regista probabilmente nemmeno pensava (comunque non consciamente) ed è diventato, se possibile, ancora più bello. Dopo tutti questi anni continua ad essere un "da vedere e rivedere assolutamente"! :D

sabato 24 luglio 2021

L'isola misteriosa

   

Titolo originale: Mysterious Island
Nazione: USA
Anno: 1961
Genere: Avventura
Durata: 101'
Regia: Cyril (Cy) Endfield
Cast: Michael Craig, Herbert Lom, Joan Greenwood, Michael Callan, Gary Merrill

Trama:

Un gruppo di soldati nordisti prigionieri fugge con una mongolfiera ed approda su un'isola ove, ben presto, si trovano ad affrontare misteriosi eventi, strani animali e tracce di un precedente naufrago. A loro si uniscono due donne, zia e nipote, e...

Commenti e recensione:
Nel 1875 Jules Verne terminò la pubblicazione di quello che è sicuramente uno dei più importanti romanzi di avventura di tutti i tempi: L’île mystérieuse. La trama la conoscete sicuramente tutti e non ho dubbi che abbiate, a suo tempo, letto quelle pagine che fecero sognare a milioni di bambini di diventare ingegneri. Che poi l'ingegneria fosse tutt'altra cosa lo scoprimmo solo molti anni dopo ma la meravigliosa superiorità scientifica di Cyrus Harding (per non parlare di quella addirittura fantascientifica del Capitano Nemo!) ha spinto un'infinità di noi a guardare con sufficienza gli indirizzi umanistici. Pare che oggi i libri di Verne siano "fuori moda" e, nel dubbio che a qualcuno di voi manchi una copia da far leggere alle prossime generazioni, ve ne ho messa una nella cartella. ^_^
In questa interpretazione, anche se dà inevitabili concessioni allo spettacolo Endfield sembra davvero provare a seguire con una certa fedeltà la traccia del romanzo. Il suo sforzo, tuttavia, era palesemente ritenuto secondario dai produttori che volevano, soprattutto, bissare lo spettacolare successo di 20.000 Leghe sotto i mari, anche a prescindere da ciò che lo Verne aveva effettivamente scritto nella sua opera.
Fu con questo commercialissimo obbiettivo che chiamarono Ray Harryhausen a dirigere il team degli addetti agli effetti speciali ed ancora per questo che si preoccuparono di far inserire nello script spettacolari scene sottomarine di cui, nel libro, non vi è traccia. Eppure talvolta la venalità può essere utile perché più che per gli attori, comunque bravi ed adatti al ruolo, od il quasi ignoto regista, il film è ancora e giustamente ricordato per lo straordinario ed imprescindibile apporto del grande maestro.
Mago della stop motion, Harryhausen rese degno di interesse quello che altrimenti sarebbe stato un film d'avventura assolutamente nella media; creò un granchio gigante, un enorme uccellaccio capace di saltare come un canguro (e che ci fa capire chi siano i discendenti dei dinosauri), un'ape grande come un deltaplano ed, infine, uno straordinario polpo dotato di una conchiglia (sic!) così splendida da suscitare l’invidia di ogni paguro dei sette mari. Diede anche un grosso contributo alla realizzazione del Nautilus e non pochi "consigli" produttivi dietro le quinte, pare anche non particolarmente richiesti, ma grazie al suo impegno questa versione de L'isola misteriosa ha ancora oggi un suo indiscutibile fascino ed è, giustamente, considerata un memorabile classico.
Assolutamente da vedere. Tante volte! :D

domenica 11 luglio 2021

Ed Wood

   

Titolo originale: Ed Wood
Nazione: USA
Anno: 1994
Genere: Commedia, Biografico
Durata: 126'
Regia: Tim Burton
Cast: Johnny Depp, Martin Landau, Patricia Arquette, Sarah Jessica Parker, Juliet Landau

Trama:

Lo squattrinato Edward D. Wood Jr dirige una scalcinata compagnia di teatro con una sola speranza nel cuore: debuttare un giorno nel mondo del cinema. Grazie all'amicizia con il grande (ma ormai decaduto) Bela Lugosi riesce a farcela... anche se passerà alla storia come il regista dei peggiori film della storia.

Commenti e recensione:
In pieno stato di grazia a livello creativo e reduce dai sucessi dei suoi due Batman e del supercult Edward Mani di Forbice, per esprimere al meglio tutta la sua poetica dark Tim Burton decide di dedicarsi al progetto di Ed Wood. Costruisce quindi un’opera dolcemente malinconica ed al contempo davvero divertente, un sincero omaggio a quei freak, da lui tanto amati, che vivono ai margini delle regole e delle convenzioni più comuni, mostrandoci uno spaccato più oscuro della dorata Hollywood, dove spesso i sogni rimangono dolorosamente tali.
Il risultato è un bellissimo omaggio a Wood: al suo coraggio, la sua intraprendenza, il suo amore per il cinema nonostante gli scarsissimi risultati. Burton si è appropriato della sua storia e lo trasforma in un inventore di illusioni, creatore di un proprio universo ed incompreso poeta. Così come già si sentiva in The Nightmare Before Christmas, guardando Ed Wood non si può che rimanere ammirati, mentre godiamo della sua capacità di giocare col cinema ed i suoi generi, della ricchissima cultura (e non solo cinefila) di Burton!
Ed Wood è una tragicommedia con una splendida fotografia in bianco e nero (che richiama molto bene il cinema dell’epoca), una colonna sonora un po’ sinistra ma piacevolmente bizzarra, scenografie kitsch e stravaganti e, soprattutto, personaggi strampalati interpretati da un cast eccezionale. Parlando di Burton è ovvio che il ruolo principale spetti a Johnny Deep che, onestamente, lo interpreta beinissimo ma è Martin Landau, un meraviglioso Bela Lugosi, che ha meritatissimamente vinto l'Oscar come miglior attore non protagonista. Per noi cresciuti sotto l'ala protettiva del Capitano Koenig di Spazio 1999, vedere un Landau così bravo ed emozionante finalmente riconosiuto per il suo vero vlore è stata una gioia indicibile!
Ed Wood intrattiene, emoziona, diverte ed offre dei momenti indimenticabili. È una dichiarazione d’amore al cinema, alla sua creatività ma soprattutto appassiona lo spettatore sul personaggio di Wood e la sua storia, incuriosendolo tanto da fargli venir voglia di vedere davvero i suoi film. E fidatevi, ne vale davvero la pena! :D

sabato 1 maggio 2021

Camera con vista

 

Titolo originale: A Room with a View
Nazione: UK
Anno: 1985
Genere: Commedia
Durata: 105'
Regia: James Ivory
Cast: Helena Bonham Carter, Julian Sands, Daniel Day-Lewis, Denholm Elliott, Maggie Smith, Judi Dench

Trama:
Nella splendida e luminosa Firenze dei primi del '900 l'inglesina Lucy, guardata a vista dalla cugina zitella, incontra un compatriota un po' stravagante e scopre un'alternativa gioiosa all'ossessivo puritanesimo in voga nel suo paese. Finite le vacanze, però, ritorna in patria e...

Commenti e recensione:
Dopo la prova generale de I bostoniani, Camera con vista rappresenta la consacrazione internazionale del cinema di James Ivory che, in questo suo raffinato acquarello in cui ricostruisce minuziosamente ambienti e costumi in un ritratto aggraziato e pungente dell'altezzosa alta società britannica, ci dimostra tutta la sua professionalità ed ottimo gusto.
Il film è tratto da un'opera giovanile di un Edward Forster ancora molto lontano dalla tormentata visione di Passaggio in India, ed è quindi abbastanza ovvio che il quadro tracciato sia più schematico rispetto ai suoi lavori successivi. Ivory ha preso questa linearità e ci si è divertito, schizzando (sorretto da un cast esemplare) un vero e proprio bestiario dell'eccentricità, banalità, pudicizia ed idealismo vittoriani. Esemplarmente costruito per quadri, come il romanzo e nel solco della tradizione narrativa anglosassone sette-ottocentesca, il film procede verso la sua naturale conclusione con una lievità estranea al tormento ed al dubbio. Eppure, anche se generosamente ingentilito dagli splendidi e luminosi paesaggi toscani, Camera con vista è solo in apparenza una storia romantica e gentile; in realtà la delicatezza cela una gelida ferocia che prendere di mira l'ipocrisia delle convenzioni e delle buone maniere, il primato della facciata, delle compagnie raccomandabili, del perbenismo, del "mai fuori dalle righe" che sia Forster nei suoi romanzi che Ivory nelle sue pellicole hanno spesso stigmatizzato. Questo romanzo per signore (che trovate in formato digitale nella cartella) fondato più sugli stati d’animo e sul disegno dei caratteri che sulla trama, diventa nel film un magnifico pretesto per ragionare sulla lenta decadenza di una classe sociale fuori tempo massimo che tenta in tutti i modi di non sprofondare nel baratro del nuovo secolo.
Il solo difetto che trovo in questo film, come nel libro del resto, è l'appena sopportabile filtro di superiorità britannica, quello che porta a vedere il resto del mondo (i fiorentini, in questo caso) come "pittoresco", che arriva a ritrarre gli italiani come "buoni selvaggi", esempio della "naturalità" e dei tanto aborriti istinti. Sarebbe potuto essere un altro spunto di critica al carattere vittoriano ed invece sembra quasi che Ivory non si accorga di guardare lui stesso il piccolo mondo che ha creato con paternalistica superiorità. Ma forse sono solo io e mi è sfuggita la sfumatura che, da sola, corregge questa sensazione perché è una critica che non trovo in nessun articolo online.
Detto questo, il film vanta un'ottima fotografia, dei bei costumi, molte trovate poetiche (soprattutto visive, complice naturalmente Firenze), una strepitosa Judi Dench ed una Maggie Smith addirittura gigantesca (ci meritò un Golden Globe), il tutto per una storia che è sì sottile come un filo ma che si può riempire di moltissimi significati e che è sempre un immenso piacere rivedere! :D

domenica 14 febbraio 2021

Scuola di polizia

 

Titolo originale: Police Academy
Nazione: USA
Anno: 1984
Genere: Comico, Commedia, Azione
Durata: 95'
Regia: Hugh Wilson
Cast: Steve Guttenberg, Michael Winslow, Kim Cattrall, George Gaynes, G.W. Bailey, Bubba Smith

Trama:
La delinquenza dilaga ed il sindaco prova ad arginare il problema rimpolpando le forze dell'ordine. Con un proclama apre le porte dell'Accademia di Polizia a chiunque voglia trasformarsi in tutore della legge. Tutti i criteri altamente selettivi di sempre vengono rimossi: spariscono gli standard medici, d'età e di quoziente intellettivo e...

Commenti e recensione:
Su questo film di Wilson, di cui è anche sceneggiatore, non c'è bisogno di dire molto: lo conoscete tutti, probabilmente anche a memoria. ^__^
È incredibile ma Scuola di polizia sembra non subire il passare del tempo, né nelle gag cardine della narrazione né nel concept di base. La caratterizzazione estrema del corposo numero di personaggi, ognuno con peculiarità atte a dar vita a siparietti dalla qualità altalenante ma a spesso assolutamente esilaranti, in un ambiente narrativo a metà tra Animal House e Full Metal Jacket, è risultata la carta vincente di questa pellicola intramontabile e, nel bene e nel male, di tutto il franchise successivo. Certo, quando definisco Wilson "sceneggiatore" gli faccio un grande complimento perché la trama, di fatto, non c'è e tutto il film è frutto di un'operazione esilissima, però ha saputo scrivere un'infintà di gag divertenti, sempre in bilico tra una lieve volgarità e la farsa demenziale. È riuscito, soprattutto, a regalarci una spassosa commediola (prima di un'interminabile serie, che peggiorerà via via), stupidissima e sguaiata, irriverente e fracassona, che mette in fila una galleria di personaggi svitati e ben poco raffinati ma di indiscutibile simpatia ed impossibili da non amare. E anche se no, gli attori decisamente non hanno vinto premi per le loro interpretazioni, sicuramente meritano applausi per la loro recitazione gogliardica e fanfarona.
Paradossalmente Scuola di polizia ci dimostra che possiamo ancora ridere di battute oggi proibitissime (prevalentemente sessiste, raziali e di bodyshaming) tipiche di quell'umorismo da college che, nelle giuste dosi, è sempre esilarante.
Questo è un film da vedere e rivedere (e le TV una volta lo sapevano, infatti lo passavano ininterrottamente) perché una sana e stupida risata è uno dei veri piaceri della vita! :D


domenica 24 gennaio 2021

Sole rosso

 

Titolo originale: Soleil rouge
Nazione: FRA-ITA-SPA
Anno: 1972
Genere: Western
Durata: 112'
Regia: Terence Young
Cast: Charles Bronson, Alain Delon, Ursula Andress, Toshirô Mifune, Capucine

Trama:
Un gruppo di banditi assale il treno su cui l'ambasciatore del Giappone è diretto a Washington. Oltre al denaro gli rubano anche una preziosa spada, dono personale dell'Imperatore al presidente degli USA. Per recuperarla, il samurai incaricato si allea con un fuorilegge che è stato tradito dai compagni e...

Commenti e recensione:
C'erano un americano, un francese ed un giapponese, come nelle barzellette delle migliori tradizioni, più una svizzera ed un regista inglese. Sole rosso nacque quando ancora si facevano coproduzioni internazionali di ampio respiro, quando in Europa non si aveva paura di assumere gli attori più "in" del momento, con il dichiarato obbiettivo di coinvolgere le più diverse platee, in tutti gli angoli del mondo, e metterli nelle mani del regista autore del franchise di 007. E magari mettiamoci pure la colonna sonora di Maurice Jarre che aveva già alle spalle titoli come Lawrence d'Arabia e Il Dottor Zivago e, davanti, una carriera tutta in crescendo fino all'Oscar di Passaggio in India.
Quasi non serviva un tale sfoggio di talenti e denari; probabilmente sarebbe potuta bastare la bizzarra idea di un samurai nel Far West per fare di Sole rosso un film di culto a cui perdonare tutte le improbabilità, gli sprazzi surreali e la struttura episodica. Che poi, forse, il film era già nell'aria perché i due generi, chambara e western, si erano sempre corteggiati, con Akira Kurosawa che copiava John Ford ed Hollywood e Sergio Leone che si rifacevano a Kurosawa (e Dario Argento che aveva già scritto e diretto ben due soggetti western con giapponesi, Oggi a me… domani a te nel '68 ed Un esercito di cinque uomini nel '69, anche se poi ne negò la paternità). Sì, l'idea sarebbe potuta bastare ma poi arrivarono Bronson e Mifune...
Quando ci sono loro due lo schermo è saturo, non importa chi altro compaia; sono così perfettamente accoppiati che, nelle loro schermaglie giocose, non sono lontani da Bud Spencer e Terence Hill. A tratti Young li porta ad un passo dal comico, talvolta anche oltre, spesso scherzando sui luoghi comuni culturali riguardo i samurai, gli indiani e persino i cowboys. Alcuni momenti, come lo scontro fra spada e canna di bambù o la zanzara uccisa con una sciabolata, sono realmente esilaranti. È soprattutto apprezzabile la disponibilità di Mifune al gioco autoironico, che ce lo mostra anche a chiappe nude in mezzo alla neve. Ursula Andress è risultata essere ben più di una semplice testimonial erotica ed Alain Delon porta, con tutta la sua innegabile bellezza, uno spessore davvero inconsueto per un farabutto ma, sempre, Bronson e Mifune sovrastano tutti. È anche evidente che si sono divertiti un mondo lavorando insieme. ^__^
Grazie ad una regia particolarmente ispirata ed alla bravura di tutto lo staff (nonché di un sacco di soldi!), malgrado il suo andamento narrativo irregolare fatto di ammazzamenti, duelli ed indiani da fumetto tipici del genere, Sole rosso resta uno spettacolo grandioso, godibile e sempre piacevole. Da rivedere ed amare ogni volta! :D


domenica 13 dicembre 2020

Tootsie




Titolo originale: Tootsie
Nazione: USA
Anno: 1982
Genere: Commedia
Durata: 116'
Regia: Sydney Pollack
Cast: Dustin Hoffman, Jessica Lange, Charles Durning, Teri Garr, Sydney Pollack, Geena Davis, Dabney Coleman, Bill Murray

Trama:
Per trovare lavoro Michael, attore disoccupato, è costretto a travestirsi da donna ma ha un tale successo televisivo che rimane prigioniero del ruolo.
Le cose si complicano quando s'innamora di una bella collega che lo crede donna mentre, al tempo stesso, le avances del padre di lei...  

Commenti e recensione:
Sidney Pollack, nella doppia veste di regista ed attore (interpreta la parte dell’agente di Michael), dirige in maniera impeccabile un film che ci porta nei meandri dello show biz anni ’80 dove, per un attore, emergere era davvero un’impresa. Pollack sfrutta uno dei pilastri fondamentali della screwball comedy, il confronto/scontro tra i sessi, ma lo inserisce in uno scenario mutato rispetto ai decenni precedenti perché, dopo le battaglie femministe, la donna è "ovviamente" emancipata, consapevole della propria femminilità, inserita nel lavoro ed in grado di trattare l’uomo alla pari. Oppure no? La genialità di Tootsie sta nel paragonare due stati di minorità: quello di un disoccupato che non si è adattato ai molti cambiamenti del suo mestiere negli anni dei "vincenti" e delle produzioni televisive, e quello del femminile, un genere che si trova in realtà in mezzo al guado perché per primo stenta a rispettarsi, a superare schemi sclerotizzati, ad innescare dinamiche paritarie che, solo a parole, si considerano scontate. Sono gli stessi problemi che propose Edwards nel suo Victor Victoria uscito lo stesso anno, benché addolciti dalla cornice anni '30. Oggi questi temi sarebbero inavvicinabili, troppo a rischio di "politically incorrect" e di gogna mediatica e social; esistono ancora, esattamente come allora se non peggio ma... meglio evitare!
Un altro regista, e soprattutto altro sceneggiatore, avrebbe realizzato un riuscitissimo film drammatico invece Tootsie (che in italiano si tradurrebbe, più o meno, come cocca, tesorino, bambolina) è una delle migliori commedie USA! Non solo segna il punto di incontro tra i pensieri sovversivi della New Hollywood ed il pubblico degli anni Ottanta ma, nel cuore dell’edonismo reaganiano, centra l’attenzione sui modi con cui al femminile è concessa l’espressione di sé.
Clamoroso successo al botteghino (secondo quell’anno solo ad E.T.), il film fu candidato a 10 Oscar, tra cui miglior film (vinse Gandhi) e regia. La prestazione magistrale di Jessica Lange le permise di vincere l'unico Oscar del cast, come migliore attrice non protagonista, mentre Dustin Hoffman nella parte di Tootsie si dovette contentare di diventare un’icona per tutte le donne del decennio successivo, riuscendo nell’intento di non macchiare il personaggio ed, anzi, esaltandone l'importante messaggio di coraggio e determinazione.
Tootsie è una commedia brillante e leggera che, anche se con la sua giusta dose di elementi su cui riflettere, resta soprattutto un divertimento, garbato ed intelligente, capace di donare due ore di piacevolissimo spettacolo.
Da non perdere! :D

 

sabato 26 settembre 2020

L'erba di Grace


Titolo originale: Saving Grace
Nazione: UK
Anno: 2000
Genere: Commedia
Durata: 90'
Regia: Nigel Cole
Cast: Brenda Blethyn, Craig Ferguson, Leslie Phillips, Martin Clunes, Tchéky Karyo

Trama:
Nella verde e tranquilla Cornovaglia, una dolce signora si trova a dover affrontare debiti e misfatti del defunto marito. Senza farsi prendere dallo sconforto e senza dimenticare la sua gentilezza tutta di provincia, trova il modo di far fruttare il proprio pollice verde: dagli innesti di orchidee passa alla coltivazione intensiva di marijuana e...

Commenti e recensione:
C'è un'Inghilterra fatta di casette nel verde e personaggi da operetta che, come le nostre pizza e mandolino, è chiaramente stereotipata; è un'Inghilterra che sembra uscita dalle pagine di P. G. Wodehouse, dove i personaggi alla Bertie Wooster e l'inimitabile Jeeves si muovono in un ambiente palesemente idealizzato che noi, forestieri ma svegli!, riconosciamo immediatamente come di fantasia.
Poi arrivano le decine di telefilm alla Barnaby o i film di Nigel Cole & Co che ti fanno venire tutti i dubbi del mondo: possibile che quell'Inghilterra esista davvero?
L'erba di Grace è una commedia nel più classico stile inglese, un mix adorabile di stereotipi british, sempre uguali eppure sempre così azzeccati che diverte senza mai strafare. Attori che più inglesi non si potrebbe, nebbie e grigiore che solo in Cornovaglia, tè delle cinque, feste parrocchiali e, per contrasto, le risate nonsense e contagiose che tutti conosciamo. Il film è brillante e Cole lo dirigge con la dovuta umiltà di un'opera prima, si permette solo qualche bellissima ricercatezza di ripresa e fotografia e quel tocco delicato con cui esalta l'indiscutibile bravura recitativa della simpatica protagonista. Proprio per questo il suo delizioso "Hashish e vecchi merletti", accompagnato da musiche che rimandano ai fantastici anni '70, valse subito una meritatissima nomination ai Golden Globes all'esordiente regista.
L'erba di Grace
è un gradevolissimo film anticonformista che strizza l'occhio alle sempre più rare comunità hippy, vivace e divertente, tra vecchine che sorseggiano tè "stupefacenti" e criminali improvvisati che mal si destreggiano negli affari di spaccio. È perfetto per una serata davvero rilassante e, ogni volta che lo si guarda, fa venir voglia di cambiare aria.
O magari anche di fumarvela. ^__^


sabato 8 agosto 2020

Hot Shots! 2


Titolo originale: Hot Shots! Part Deux
Nazione: USA
Anno: 1993
Genere: Comico
Durata: 87'
Regia: Jim Abrahams
Cast: Charlie Sheen, Lloyd Bridges, Valeria Golino, Richard Crenna, Brenda Bakke

Trama:
Tug Benson, rimbecillito presidente degli Stati Uniti, invia tre missioni consecutive in Medio Oriente per liberare i soldati americani, facendoli sistematicamente catturare da un perfido despota. Benson decide allora che solo l'eroe "Topper" Harley può riuscire nell'impresa e...

Commenti e recensione:
Che belli che erano i tempi in chi si poteva rinnegare il "politically correct" e misurare il grado di civiltà con la capacità di autoridicolizzarsi, scherzando su chi si prende troppo sul serio... e fa ridere comunque! Cosa rara per un sequel, il seconto Hot Shots! è persino migliore del primo, fra battute groucho-marxiane ed una demenzialità dove l'importante è appunto non prendersi mai sul serio, pur facendo finta di essere seri.
Dal primo episodio mantiene il filo conduttore, basandosi però su un Rambo rivisitato argutamente invece che su Top Gun, ma Abrahams ha sicuramente affinato la tecnica ed il film non cala di livello per tutta la sua durata. Regia ed interpretazione dei personaggi sono perfette, tutto è orchestrato e cadenzato con competenza, senza mai eccedere nella scontatezza ritrita né ardire nulla che si allontani da un immaginario mainstream dalla presa sicura sul grande pubblico e, infatti, si ride tutti dall'inizio alla fine. Pur essendo una produzione leggera e spassosa, perfetta per una serata divertente tra amici, ha alcune scene che sono entrate di pieno diritto nell'Olimpo dei grandi classici della risata.
Ovviamente non è solo Stallone ad essere ripetutamente preso in giro, il regista non risparmia nemmeno Star Wars, Zorro, Terminator e mille altri film (così a memoria mi vengono ancora Lilli e il Vagabondo, Basic Insticts, Apocaly... ma che dico, metà del divertimento è cercarli da soli! ^__^), ottenendo un mix geniale di acuto umorismo. Il contesto serio della vicenda, scandito da volti famosi o meno noti, dà una bellissima patina di credibilità alla storia ma tutto sprofonda nel demenziale appena si guardano i dettagli: il vero film è quello in secondo piano e, infatti, va visto su più livelli.
E più volte.
E vi farà ridere ancora ed ancora, ogni singola volta! :D

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