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domenica 14 giugno 2020

La grande corsa


Titolo originale: The Great Race
Nazione: USA
Anno: 1965
Genere: Avventura, Commedia
Durata: 150'
Regia: Blake Edwards
Cast: Tony Curtis, Jack Lemmon, Peter Falk, Natalie Wood

Trama:
Due eterni avversari, un gentiluomo ed un imbroglione, organizzano all'inizio del '900 un'audace gara automobilistica con partenza da New York ed arrivo a Parigi. L'imbroglione gareggia con un'auto dotata di mille ingegnosissimi trucchi, non si contano i sabotaggi e...

Commenti e recensione:
Forte del successo della saga de La Pantera Rosa, Blake Edwards, co-autore anche del soggetto, ottiene gli ingenti fondi per comparse, cambi di location, set e macchinari per girare questa commedia slapstick ispirata alla "Great Race" che si tenne nel 1908 da New York a Parigi (35 mila kilometri per sei vetture partecipanti che vide la vittoria, dopo numerosi conteggi tra tempo e km percorsi, dell’americana Thomas-Flyer sulla tedesca Protos). Edwards vi aggiunge anche una suffraggetta femminista, un po’ impicciona ma incantevole, colorando il raid di tanti episodi tra New York, il Far West, l’Alaska, la mitteleuropea Carpania (evidentissima e voluta citazione de Il prigioniero di Zenda) e Parigi e dintorni. Ma, in realtà, l'esile trama è solo una scusa, un riempitivo tra una gag e le mille altre. Non si fa mancare nemmeno le torte in faccia a La Battaglia del Secolo (4,000 torte e cinque giorni di riprese per una scena lunga quattro minuti!) in una gioiosa sarabanda che cita e scimmiotta a man bassa le Comiche tanto amate.
Irresistibile ed anacronistica insieme, la pellicola di Edwards ha fatto epoca anche grazie alle sue invenzioni stravaganti ed ai suoi personaggi al limite della caricatura, tanto da ispirare la serie di cartoni Wacky Races (di grande successo anche da noi e che trovate dal Buon Vecchio Zio Pietro) ed un intero filone di "corse" che arriva fino ai giorni nostri.
Lemmon e Curtis, già insieme in A qualcuno piace caldo, sono come al solito impagabili e la Wood, nei panni di una scalpitante femminista, non credo sia mai stata così avvenente. Lo stolido Peter Falk, non ancora Colombo ma grandissimo caratterista, è forse il migliore in assoluto ed ha una storia particolare: in originale il suo personaggio si chiama Maximilian Meen e fu un'idea nostrana di trasformarlo nel Carmelo italo-americano dall’inflessione sicula (fantastico il "viva Garibbaddi!" urlato a bordo della Hannibal 8!); questo perché i traduttori erano memori del suo recente ruolo di "Joy Boy", ribattezzato da noi appunto Carmelo, in Angeli con la pistola. Paradossalmente ora è più comico in italiano che nell'originale, proprio come accadde ad Ollio. XD
Tra le cose memorabili de La grande corsa ci sono, indubbiamente, le due automobili, uno dei primi casi di giocattoli lanciati da un film. La Leslie Special bianca e oro e la malignamente super accessoriata Hannibal 8 (che io stesso ho amato alla follia ed ho ancora da parte ^_^) entusiasmarono i ragazzini di tutto il mondo e, ancora oggi, se ne possono ancora ammirarne gli originali al The Peterson Automotive Museum di Los Angeles. Se vi mancava una scusa per fare un giro in California... ;)
Uscito quasi in contemporanea con il simile Quei Temerari sulle macchine Volanti di Ken Annakin, ebbe un discreto risultato di pubblico ma certo non di critica che, mai tenera con il genere, stroncò il film. La grande corsa ebbe, però, un successo lento ma crescente, ribadito ad ogni passaggio televisivo, sino a diventare un cult del cinema comedy. In effetti con un budget (di allora) di 12 milioni di dollari, ne incassò in patria alla prima stagione "appena" 25 milioni. Fortunatamente il tempo si sarebbe preoccupato di fare ordine e rendere giustizia; il film continuò a macinare dollari su dollari ed il creatore dell’Ispettore Clouseau e di Hollywood Party è oggi insindacabilmente, e con piena ragione, ritenuto uno dei più grandi maestri della commedia tout court.
Queste sono due ore e mezza di avventure a ritmo indiavolato e gags che rendono sia onore a Stanlio e Ollio, a cui è dedicato il film, che piena giustizia al genere slapstick del muto.
Da (ri)vedere assolutamente e più volte all'anno! :D

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